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Fui svegliata da un cellulare che squillava. Era già mattina e i raggi del sole filtravano attraverso le tende celesti. Ero completamente nuda tra le braccia di Percy. Provai a muovere le gambe, ma ero tutta indolenzita dalla troppa eccitazione della notte di fuoco avuta la sera prima. Eravamo di nuovo insieme, non riuscivo ancora a crederci. Addirittura mi diedi un pizzicotto sul braccio per assicurarmi che non fosse un sogno. Non lo era, grazie agli dei.

Era una sensazione bellissima.

Il mio meraviglioso ragazzo grugnì infastidito e si portò il lenzuolo fin sopra la testa. Odiava essere svegliato in quel modo. Poi non ce la fece più e tirò giù la coperta. - Pip, va a rispondere a quel dannato cellulare prima che lo prendo e lo butto giù dalla finestra!

Mi alzai e raccolsi i miei vestiti sparsi per la stanza, ma poi decisi di infilarmi solo gli slip e la maglietta di Percy, che la notte prima avevo lanciato a terra, la quale mi copriva fino a metà coscia. Non avevo la minima voglia di vestirmi, anche se andare in cucina nuda sarebbe stato un azzardo, forse le tende erano aperte. Prima del tradimento giravo anche nuda.

Non avevo la minima voglia di alzarmi, ma lo feci lo stesso. Ci tenevo al mio cellulare. Si sentiva così bene perché mio padre mi aveva obbligato a mettere la suoneria al massimo in modo che potessi sentirla anche con la musica ad alto volume, dato che la sera prima era stato il compleanno, ma non l'avevo festeggiati perché non ero nell'umore di festeggiare nulla. La sera prima, nella foga del momento, io e Percy avevamo lasciato la porta aperta.

Prima di andare di là, diedi un bacio sulla fronte a Percy, che si era abbandonato di nuovo sul cuscino. Lui si coprì fino agli occhi, cercando di riaddormentarsi. Gli sussurrai: - Buongiorno, amore.

Andai finalmente nella direzione dello squillo del telefono, che proveniva dal divano, visto che l'avevo lasciato lì la sera prima. Lo presi e notai che c'erano tre chiamate perse e venti messaggi non letti. Tutti da parte di mio padre. Poverino, doveva essere impazzito. Ehi, non mi guardate così, ero occupata!

Risposi alla chiamata preparandomi alla ramanzina. "Papà?"

"Pips, dove diavolo sei stata per tutta la notte?! Ti avrò mandato un'infinità di messaggi!" mi rimprovero arrabbiato.

"Venti" precisai. "E tranquillo, non mi sono drogata o roba del genere, io e Percy abbiamo fatto pace e abbiamo deciso di riprovarci." lo informai al settimo cielo.

"Sono sicuro che c'era la parola con tre 's', vero?" domandò malizioso. "Comunque sono felice per te."

"Sì" risposi arrossendo, anche se non poteva vedermi. "C'entra la parola con tre 's', ma cerca di capirci! Sono tre mesi che neanche ci parliamo, ne avevamo un estremo bisogno entrambi! "

"Dovevi per forza venire uguale a tua madre, eh?" si lamentò lui. A sentir parlare di mia madre, una rabbia incontrollata nacque dentro di me. Era colpa sua se era successo tutto questo. Era stata lei a ordinare a Cupido di colpirmi con la freccia temporanea.

"Non paragonarmi a mia madre!" scattai, arrabbiata. "É colpa sua se é successo tutto questo, oltre che mia. É per colpa sua che ho passato tre mesi d'inferno!"

"Okay, okay!" si difese. "Scusa. Comunque, quando verrai a prenderti le tue cose?"

"Oggi pomeriggio" risposi, sedendo mi sul divano. "Stamattina voglia andare a fare un giro a Central Park con la mia amica Malia."

"Okay, allora" decise lui. "A dopo, Pips. Non fare casini!"

"A dopo, papà" lo salutai io ridendo anche se non vedevo l'ora di tornare a letto  tra le braccia di Percy. Si stava così bene lì, perché andarsene?

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora