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Quando Piper se ne andò, le sbattei la porta alle spalle. Trattenni un singhiozzo, mentre lacrime calde mi rigavano le guance.

Mi bruciava la gola e il cuore faceva malissimo, come se mi avesse pugnalato dritto al cuore. Boccheggiai, visto che non ero abituato a piangere in questo modo. Era la prima volta che provavo un dolore simile.

Mi asciugai con rabbia le lacrime con il dorso della mano, attraversando a grandi passi il salotto e la cucina. Entrai in bagno, poi mi appoggiai al lavandino, con la faccia rivolta verso il basso.

Cercai di controllare il mio respiro, mentre altre lacrime mi rigavano le guance. Mi uscì un gemito misto a un singhiozzo e alzai la testa, fissandomi allo specchio.

Avevo gli occhi spalancati e la luce della luna entrava dalla finestra, facendomi sembrare bianco come un lenzuoli. I miei occhi sembravano bianchi illuminati dalla luna, anche se di solito erano verde acqua misto ad azzurro.

Mi passai una mano tra i capelli, tirandomeli indietro. La luce pallida rendeva il percorso bagnato delle mie lacrime sulle guance luminoso, come a segnarlo.

"Basta" di dissi, facendo un respiro profondo. "Smetti di piangere. Non risolverà nulla". Singhiozzai nuovo, ma le lacrime stavano smettendo di uscire.

Il mio piccolo cagnolino mi seguì in bagno, come se fosse preoccupato per me. Dopotutto, non potevo biasimarlo. Non avevo una crisi del genere da molto tempo. Respirai profondamente, contando fino a dieci.
I singhiozzi si calmarono e sospirai. Mi sedetti sul bordo della vasca, asciugandomi le lacrime che mi avevano lasciato un senso di colla sulle guance.

- Calmo - mi dissi, ad alta voce. Il dolore al petto si era alleviato un po', quindi potevo respirare senza sentire dolore. Sentivo solo un opprimente senso di vuoto, come se con lei se ne fosse andata anche un pezzo della mia anima. - È finita - continuai. - Non può più ferirti adesso.

Passai ancora qualche minuto lì, a guardare le luci di New York scintillare nella notte. Cercai di trovare un lato positivo in tutto questo. Potevo fare tutto quello che volevo. Ero single, potevo avere tutte le ragazze che volevo. Cercai di convincermi che non era poi così male.

Ma in fondo sapevo che nemmeno cento ragazze che davano tutto quello che volevo sarebbero bastate al colmare il vuoto che sentivo dentro. Nonostante mi avesse deluso, sapevo che nessun'altra l'avrebbe eguagliata.

Mi dissi di smetterla di pensarci. Mi aveva tradito. Non mi voleva più, quindi nemmeno io volevo più lei. Purtroppo però pensai a come piangesse quando le avevo ordinato di uscire dalla mia vita.

Un'altra fitta al cuore mi colse di sorpresa. Fu allora che mi decisi a smetterla. Era solo una stupida sgualdrina. Le avevo dato tutto di me, non eravamo poveri, aveva tutto quello che voleva: cosa avrebbe potuto volere di più?

Mi alzai in piedi per andare a prendermi un bicchiere d'acqua in cucina. Mi lasciai cadere su una sedia, sospirando. Ero così stanco!

Non solo fisicamente: ero stanco di tutto. Degli incubi, di Piper, della mia vita. Stanco di vivere in questo mondo di delusioni e dolori. Avrei tanto voluti dire basta a tutta quella merda, ma qualcosa dentro di me, una piccole anche se calda fiamma che mi spingeva ad andare avanti e a dimostrare che non avevo paura di soffrire, che non volevo lasciarmi abbattere, che ero in grado di cavarmela da solo.

Non avevo bisogno di Piper, di mia sorella o di chiunque altro. Stavo bene da solo. Al nostro anniversario, Piper mi aveva detto che lei non riusciva a essere un lupo solitario e il componente di un branco a seconda delle situazioni.

Secondo lei, io ci riuscivo. Non so se fosse vero o no, ma mi ripromisi di dargliene la prova. Sarei riuscito a rimanere in piedi e a rifarmi una vita, con o senza di lei. Dopotutto, avevo perso gran parte della mia famiglia ed ero ancora in piedi, perché non avrei dovuto farcela anche in quel momento?

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora