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La sveglia mi annunciò che era ora di alzarsi, ma quel giorno non avevo tanto sonno, quindi la spensi quasi subito e mi girai dalla parte di Percy, per svegliare anche lui.

Quello che vidi, però, era troppo dolce per rovinarlo. Percy dormiva tranquillo, abbracciando Tommy come se fosse un orsacchiotto. - Oh,che carini che siete!- esclamai, accarezzando sia Percy che Tommy.

Non volevo svegliarli, ma dovevo, quindi mi sporsi un po' di più verso Percy e lo sgrullai, dicendogli a voce abbastanza alta. - Svegliati! - nessun risultato. Sbuffai, era sempre così con lui.

- Percy, sveglia! - gli gridai, sgrullandolo. Era ora di alzarsi. Lui mi ignorò completamente e continuò dormire come se niente fosse.

Io sbuffai. Era sempre così. - Su, non fare il bambino. - lo ripresi, sgrullandolo più forte. Tommy mi aiutò, saltando sul letto e iniziando a leccarlo. Purtroppo per lui, si svegliò e aprì gli occhi facendo delle carezze a Tommy.

Poi si stiracchiò come un gatto, allungandosi. Lanciò un'occhiata all'orologio sul comodino e sgranò gli occhi. - Pip, sono le sei del mattino! Perché mi hai svegliato così presto?

Io stavo davanti all'armadio a scegliere i vestiti da portare in vacanza a casa di mio padre a Los Angeles. Ormai non la consideravo più casa mia, più come una seconda casa, la prima era quella a New York, quella con Percy, Malia, Leo e Ari.

- Perché oggi partiamo per Los Angeles! - esclamai al settimo cielo. - Su, alzati, devi ancora scegliere che vestiti portarti. Ci staremo un mese!

- Su, Pip, calmati - mi disse lui, alzandosi e abbracciandomi da dietro. - Il volo é a mezzogiorno! Si che non vedi l'ora, ma abbiamo sei ore!

- Lo so - disse, mettendo le mani sulle sue, che erano ai miei fianchi. - Ma ieri eravamo troppo stanchi per fare le valigie, dobbiamo fare il check-in, controllare di aver preso tutto... Insomma, abbiamo un sacco da fare. - mi girai verso di lui. - Ma un secondo per baciarti ce l'ho.

Lui sorrise mentre gli prendevo la testa tra le mani e lo baciavo con dolcezza. In verità, non era proprio il viaggio in sé a rendermi felice, perché c'ero stata un milione di volte, ma il fatto che Percy sarebbe venuto con me. Mio padre lo conosceva. Sapeva che vivevo con lui. Mi chiamava ogni giorno per sapere come andava a lavoro, con lui e cosa mangiavo a pranzo.

Mi diede un bacio sulla guancia e se ne andò in bagno. Io frugai nell'armadio per cercare qualcos'altro da portarmi. Avevo messo pantaloncini, gonne, vestiti, canottiere, costumi, scarpe, insomma di tutto e di più.

Sbadigliai, visto che avevo un sonno che mi si portava via. Mi tolsi i capelli dalla faccia, che durante la notte si erano attaccati come con la colla alla mia nuca, per via del caldo. Eravamo a luglio dopo tutto.

Mi tolsi il pigiama, costituito da top e pantaloncini. Mi misi il reggiseno, con un po' di fatica nell'agganciarlo. Poi presi dei pantaloncini beige dall'armadio e l'indossai. Poi come canottiera scelsi una di quelle lunghe che si infilano nei pantaloncini, rosa shocking.

Mi abbassai per togliere dalla bocca di Tommy dei miei vestiti che lui adorava rubare e li sistemai di nuovo nella valigia. Poi diedi una schiaffo sul muso di Tommy. - Cagnolino cattivo! Non devi rubare le mie cose!

In quel momento, Percy uscì dal bagno e si sedette a terra accanto a me. - Cos'ha fatto stavolta il teppistello? - domandò, accarezzandolo sotto al collo, dove adorava essere accarezzato.

- Ha rubato i miei pantaloncini azzurri e la mia canottiera del campo! - risposi infastidita. - Le avevo piegate tanto bene! Questo cagnolino cattivo!

Percy lo prese e lo mise sulle sue gambe. - Su, Pip, non é cattivo. Vuole solo giocare. - prese la palla di Tommy su cui pochi minuti stavo per cadere e la lanciò dalla porta aperta della nostra camera. Il cagnolino la seguì e pochi secondi dopo tornò correndo da Percy e la posò per terra. Percy gli diede un bacio sulla testina. - Bravo, campione. - poi prese la palla e la lanciò di nuovo.

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora