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- Percy, sveglia!- gridai, sgrullandolo. Lui si girò dall'altra parte mormorando qualcosa di incomprensibile e tirandosi il lenzuolo fin sopra la testa.

Sospirai e lo sgrullai ancora. - Su, tesoro, svegliati. Hai mezz'ora per vestirti e mangiare.- gli diedi uno schiaffetto sulla guancia. - Sbrigati, se no ritardiamo.

Tirò giù il lenzuolo dalla testa e si stropicciò gli occhi, poi lanciò un'occhiata all'orologio sul comodino.
- Ma sono le nove! Perché dovrei svegliarmi così presto? - ribatté mettendosi a sedere.

Lo guardai male, tirandogli i vestiti che doveva indossare in grembo. La maglietta gli arrivò in faccia. Se la tolse dalla pancia e se la mise.

- Non ti ricordi che giorno é oggi?- domandai, dandogli le spalle, mentre mi specchiavo sullo specchio a figura intera attaccato sull'anta del nostro armadio.

Quel giorno indossavo una canottiera arancione del campo mezzosangue e dei pantaloncini elasticizzati. Mi legai i capelli in uno chignon un po' disordinato, lasciando alcuni ciuffi fuori.

- Me lo ricordi? - rispose Percy, sbadigliando subito dopo. Andò in bagno a lavarsi la faccia e lo vidi attraverso lo specchio che si alzava e si vestiva.

Gli avevo dato dei bermuda bianchi e una maglietta blu. Stava benissimo. Era bellissimo. Alla luce grigia di quel giorno, dato che probabilmente avrebbe piovuto, sembrava più pallido di quanto fosse in realtà e la labbra sembravano più rosse del solito.

- Ti dò un indizio. - ribattei, avvicinandomi a lui, che in quel momento stava cercando delle scarpe da mettersi.

- Ha a che fare con questa. - indicai la mia pancia ancora piatta, poi incrociai le braccia sotto al seno. Era cresciuto molto nell'ultimo periodo e quella che prima era una terza ora era una quarta piena.

- É il giorno dell'ecografia?- tirò a indovinare. Mi sorrise e i suoi occhi verdi brillarono maliziosi.- Devo accompagnarti per forza?

- Ah, certo, - brontolai, un po' arrabbiata. Cercai di non guardarlo. - Se sei troppo pigro per accompagnarmi a vedere come é fatto nostro figlio, allora...

Potevo anche continuare, ma Percy scoppiò a ridere. Gli scoccai un'occhiataccia. - Che c'è da ridere?!- sbottai, arrossendo dalla rabbia. Strinsi i pugni.

Percy rise ancora. - Stavo scherzando, Pip! Certo che ti accompagno. Che razza di padre sarei, se no? Certo che prendi tutto alla lettera.

Si avvicinò per baciarmi, ma mi allontai. Lui mi guardò con un sopracciglio alzato. - Non dirmi che te la sei presa. - mi circondò la vita con le braccia, ma io tolsi le sue mani dalla mia vita.

- No, eh! - rimproverai, incrociando le braccia sotto al seno e girandomi dall'altra. - Prima mi prendi in giro, poi cerchi di baciarmi. Certo che sei proprio un...

Lui mi interruppe dicendo: - Oh, sta un po' zitta, Pip! - poi mi baciò, circondandomi la vita con le braccia. Purtroppo per me, non potei fare a meno di ricambiare. Le sue labbra per me erano una droga, quindi non potevo trattenermi a lungo. Gli allacciai le braccia al collo, passandogli le dita nei capelli, che tanto amavo.

É vero, ragazze, i ragazzi odiano quando gli tocchiamo i capelli, ma in compenso adorano i baci sul collo. Comunque, il bacio rimase sempre dolce e casto. Solo labbra contro labbra.

Dopo non so quanto, potevano essere passati due minuti come cinque, ci staccammo e andammo a mangiare. Sul tavolo c'erano ancora molliche della torta che Malia ci aveva portato la sera prima, quando lei e il suo nuovo ragazzo, un certo Cameron, erano venuti a cena da noi.
Malia non era un tipo serio in fatto di relazione e prima di dire un ti amo preferiva far passare un po' di tempo. Le sue relazioni medie duravano al massimo due o tre mesi. L'unica relazione più duratura che aveva avuto era durata un anno ed era finita male, visto che lui l'aveva tradita con la sua migliore amica (che allora non ero io).

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora