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Quel giorno, il giorno di Natale, fui svegliata da Tommy che mi saliva sul petto e iniziava a leccarmi. - Tommy! - esclamai, con la voce impastata dal sonno. - Sì, so cosa vuoi, piccolo, un secondo.

Me lo tolsi di dosso, accarezzandogli la testolina pelosa, poi mi misi a sedere, stropicciandomi gli occhi. La pancia era diventata ancora più grande dall'ecografia del quinto mese. Percy dormiva tranquillo al mio fianco, la sua schiena si alzava e si abbassava ad un ritmo regolare, i capelli gli coprivano gli occhi e un rivoletto di saliva gli scendeva dalla bocca schiusa.

Sorrisi guardandolo dormire tranquillo, come non faceva da mesi. Gli lasciai un bacio leggero sulla fronte e lui emise una specie di sbuffo, che mi fece quasi scoppiare a ridere. - Che carino che sei, amore mio - gli dissi intenerita, posandomi una mano sul pancione.

Poi mi alzai, posandomi una mano sulla schiena. Mi sentivo le caviglie gonfie ora che la pancia stava diventando grande. Barcollai un po' intontita fino al bagno, stiracchiandomi per bene prima di entrare. Mi passai una mano nei capelli in modo da tirarli indietro, poi mi sciacquai la faccia per svegliarmi definitavamente.

Tommy mi scodinzolò intorno, impaziente di fare la sua passeggiata mattutina. Di solito ce lo portava Percy e poi si riaddormentava, ma quella mattina dormiva così profondamente che non si era svegliato. Decisi che l'avrei lasciato dormire fino a tardi, così che fosse di buon umore il giorno di Natale.

Indossai un maglione rosso e bianco con disegni di Natale, che mi accentuava il pancione. Indossai dei jeans elasticizzati che non mi stringevano il pancione. Infilai con un po' di fatica degli stivali per la neve, visto che stava nevicando. Mi infilai un cappelli di lana bianco.

Mangiai un semplice cornetto e poi decisi di andare da Starbucks per un caffè dopo la passeggiata con Tommy. Mi infilai il mio giubbotto nero e legai Tommy con il guinzaglio, presi le chiavi e uscii, chiudendomi la porta alle spalle.

Leggeri fiocchi di neve cadevano dal cielo colorando New York di bianco candido. Camminai sotto la neve godendo il vento freddo che mi graffiava il viso, una bello schiaffo al sonno. Portai Tommy a Central Park, alla area cani, e lo feci giocare con un bastoncino trovato lì a terra.

Giocai con lui per mezz'ora, poi uno dei bambini mi tirò un calcio per piazzato. - Ahi! - gemetti, mentre quel calcio mi mozzava il respiro. - Cavolo, questo deve essere il maschietto!

Tolsi la neve da una panchina e mi ci sedetti sopra, accarezzandomi il pancione da sopra il cappotto. Sospirai, mentre Tommy saltava sulla panchina accanto a me, leccandomi i guanti ancora pieni di neve. - Siete caldi, lì dentro, bambini?

Parlavo spesso con i bambini, come se potessero rispondermi. - State iniziando a diventare grandi, eh? - continuai, accarezzando sia Tommy, che si accucciò accanto a me posando la testa sul mio pancione, come se sentisse i bambini che si muovevano dentro di me. Poi mi rivolsi a Tommy, accarezzandolo. - Che ne dici di andare, Tommino? Mamma ha bisogno di un caffé.

Lo legai di nuovo, poi mi incamminai verso lo Starbucks dove lavorava Malia, che era aperto anche la mattina del ventiquattro dicembre. Ero una delle prime clienti. Malia stava pulendo il bancone quando entrai nel negozio, salutandola con un sorriso.

- Ehi, Pip! - mi salutò sorridendo appena mi vide. - Di solito é Percy quello che porta Tommy la mattina, come mai oggi sei tu?

Mi strinsi nelle spalle, togliendomi il giubbotto e posandolo su una sedia. - Dorme come un bambino - mi limitai a dire, accarezzandomi il pancione. - Non ho voluto svegliarlo. Non deve lavorare, oggi, quindi ho deciso di lasciarlo dormire finché non si sveglia da solo. - guardai fuori, sorridendo. - Camminare sotto la neve é fantastico. Potrei farlo per tutto il giorno.

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora