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Fui svegliata da una forte fitta al pancione quella notte. Aprì subito gli occhi, mentre quel dolore improvviso mi strappava dal mio sonno tranquillo e mi mozzava il respiro.

Non mi preoccupai troppo, i bambini lanciavano calci così forti che a volte mi facevano piegare in due. Sospirai rilassandomi quando il dolore se ne andò. Mi voltai verso Percy, che dormiva tranquillo rivolto verso di me.

Sentivo il suo leggero russare. Erano passati tre mesi da Natale e il pancione era diventato così grande che non riuscivo più nemmeno a dormire di lato. Percy emise una specie di sbuffo e si portò la coperta fin sopra la testa, sospirando pesantemente.

Mi sdraiai di nuovo, cercando di riaddormentarmi, ma circa dieci minuto dopo un'altra fitta più forte della prima mi fece piegare in due.
Mi allarmai, i bambini non avevano mai mandato calci così forti.

Fui costretta a svegliare Percy, sgrullandolo respirando pesantemente. Avevo una mano sul pancione mentre l'altra lo sgrullava. Lui si girò dall'altra mugugnando qualcosa di incomprensibile.

- Percy! - lo pregai, sgrullandolo più forte. Percy mugugno infastidito e si girò verso di me. - Cosa c'è, adesso? - mi domandò assonnato, visto che lo avevo svegliato nel bel mezzo della notte. - Sono le tre del mattino!

- Non é mica colpa mia se i bambini vogliono nascere adesso! - replicai, mentre lui sgranava gli occhi. Proprio in quel momento, una fitta fortissima mi faceva gridare.

Percy si tirò subito su, improvvisamente sveglio. - Okay, devo portarti subito all'ospedale. - mi aiutò a mettermi in piedi e a appoggiarmi la parete. - Il tempo di mettermi qualcosa addosso. - notò che ero veramente spaventata. - Tranquilla, andrà tutto bene.

Tommy si avvicinò, mentre Percy si infilava una maglietta e dei pantaloni. Si mise delle scarpe al volo, mentre guardavo il letto tutto bagnato. Forse durante la notte non me ne ero accorta, ma le contrazioni c'erano già state, solo molto deboli.

- Percy, mi si sono già rotte le acque - lo informai, mentre lui mi prendeva in braccio per fare prima. - Dobbiamo sbrigarci.

Un'altra fitta mi colpì. Stavano diventando più forti. Percy ci fece uscire e ci chiuse la porta alle spalle. Prendemmo l'ascensore e arrivammo a alla macchina il prima possibile.

Mi posò sul sedile del passeggero, poi entrò in macchina anche lui e accese la macchina, partendo subito. Non andava troppo veloce, ma si vedeva che era agitato quasi quanto me. Respirai profondamente, come mi avevano insegnato al corso pre-parto.

- Quanto sono forti da uno a dieci? - mi chiese Percy, svoltando una curva. Teneva gli occhi fissi sulla strada, che era deserta. Ringraziai chiunque fosse il dio dei parti per aver fatto sì che accadesse a notte fonda, così non ci sarebbe stato traffico.

- Otto - risposi, respirando profondamente. Arrivò un'altra fitta e mi lasciai andare sul sedile, con entrambe le mani sulla pancia. - Quanto manca?

- Poco - rispose, distogliendo per un attimo lo sguardo dalla strada per puntarlo su di me, che ero sul punto di scoppiare a piangere sia per il dolore che per l'agitazione.

Notò che stavo per scoppiare a piangere, che mi stavo trattenendo. - Sta tranquilla, vedrai che andrà tutto bene. - mi posò una mano sul pancione. - Se ti aiuta piangi, così sarai più tranquilla. - cercò la mia mano e me la strinse.

Gli feci un piccolo sorriso, tirando su col naso. Feci scendere le lacrime che stavo trattenendo, respirando più tranquillamente. - Come pensi che saranno? - gli chiesi, per distrarmi dal dolore.

- Intendi fisicamente? - mi chiese di rimando, svoltando un'altra volta. Era nervoso, si vedeva, ma sembrava più tranquillo di prima. Io annuii, accarezzandomi il pancione.

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora