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I ragazzi erano tornati al campo da due settimane e il giorno del funerale il fratello di Paul (che non sapevo nemmeno che esistesse fino a quel giorno) aveva invitato me e Arianna ad andare a cena nel loro ristorante a Brooklyn.

Arianna aveva detto subito di sì mentre io invece ero stato un po' più titubante. In quel momento ero al cellulare con lei, a litigare come al solito. - Dai, Percy! Ti divertirai! - cercò di convincermi di nuovo mia sorella.

Sbuffai sonoramente, infastidito dal suo comportamento insistente. In quel preciso momento, Piper entrò nel nostro appartamento e si chiuse la porta alle spalle. La salutai con un cenno della mano e lei mi rispose con un sorriso.

- No, Ari! Non mi va di fare assolutamente niente stasera. - reclinai l'invito, alzando gli occhi al cielo. Era stata una giornata pesante.

Piper, che aveva appena posato la borsa sul tavolo, si sedette accanto a me e mi chiese: - Cosa vuole che faccia stasera?

Io sospirai. - Ti ricordi il fratello di Paul? - le chiesi, circondandole le spalle con un braccio. Lei posò la testa sulla mia spalla, guardandomi attraverso le sue folte ciglia scure.

Lei annuì, incintandomi a continuare. - Questo tizio ci ha invitato ad una cena e lei ha detto subito di sì, visto che il tizio ha un ristorante a Brooklyn e Arianna vuole che ci andiamo noi, dato che lei non può andarci dopo che ha avuto la brillante idea di rompersi un braccio cadendo da un albero durante la caccia alla bandiera. - mi rivolsi a mia sorella. - Cosa che avresti anche potuto evitare.

Piper mi posò una mano sul petto. - Arianna ha ragione. Potremmo divertirci! - cercò di convincermi anche lei, pregandomi con i suoi bellissimi occhioni castani.

Scossi la testa. - Ho un brutto presentimento. Di solito il mio istinto non sbaglia mai. - spiegai, accarezzandole il fianco da sotto la maglietta.

- Su rilassati - ribatté lei, cercando di sistemarmi i capelli. Schiaffeggiai via la sua mano. Odiavo quando mi toccava i capelli, tanto era inutile.

Piper mi prese il cellulare dalle mani e disse: - Ciao, Ari. Ci sentiamo dopo. - la salutò, per poi sorridermi maliziosa. Posò le labbra sulle mie, facendomi sentire le farfalle nello stomaco.

Nonostante la baciassi milioni di volte al giorno, quella sensazione di farfalle nello stomaco e il batticuore non se ne erano mai andati. Era così bella e sensuale, nonostante si vestisse sempre in modo non provocante e non si truccasse mai.

Lanciò il cellulare dall'altra parte del divano e salì a cavalcioni su di me.
Alzai un sopracciglio e incrociai le braccia al petto. - Stai cercando si corrompermi?- le chiesi, accarezzandole le cosce fasciate dai leggins.

Lei ghignò e mi prese le mani. - Forse. - si limitò a dire, sporgendosi per baciarmi. Mi prese la testa tra le mani, mettendosi più vicina a me e non riuscii a trattenermi dal chiudere gli occhi e approfondire il bacio.

Ovviamente io la lasciai fare, ricambiando con piacere. Ci baciammo per qualche minuto, lentamente. Sentivo una sensazione di calore al cuore, che provavo solo quando lei era vicino a me.

Le accarezzai coscia con una mano e la schiena con l'altra. Aveva i capelli legati in una coda scompigliata. Non era truccata quel giorno, e a me piaceva così. Era ancora più bella senza trucco.

Quando ci staccammo, Piper mi allacciò le braccia al collo e rimase a cavalcioni su di me. - In che senso hai un brutto presentimento?- mi chiese, spostandosi una ciocca ribelle dietro un orecchio.

Aspettai qualche secondo per rispondere. Pensai al modo in cui spiegarlo. - Hai presente - iniziai. - quando la tua coscienza ti dice di non fare una cosa ma tu la fai lo stesso e poi ti ritrovi nei casini?

Senza Te Non VivoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora