La discoteca era molto affollata. C'erano quelli che ballavano in pista, altri che sedevano ai tavolini con gli amici o con il ragazzo o ragazza di turno e altri ancora a fumare. Arrivammo al bar e ordinammo da bere.
"Vado a ballare. Chiamami quando è pronto, ok?" mi chiese lei.
"Certo" le risposi io.
Dopotutto era il suo compleanno. Sorrisi sovrappensiero, ricordando la prima volta che l'avevo incontrata.
Era settembre e avrei iniziato le superiori a Londra. Non ero agitata, come gli anni precedenti, non ero nervosa. Non provavo più niente. Avevo quel senso di vuoto dentro di me. Come se mi mancasse qualcosa, o meglio qualcuno. Quell'anno era stato per me un inferno. Non sopportavo nessuno, soprattutto i miei zii che pretendevano chissà cosa da me. Ed era solo un mese che vivevo con loro. Insomma io li odiavo e loro odiavano me. Purtroppo erano gli unici parenti rimasti in vita e mi dovevo accontentare. Una cosa però la provavo: rabbia. Una rabbia che non avevo mai provato in tutta la mia vita. Rabbia perché i miei mi avevano abbandonato. Rabbia perché lui era stato così crudele. E non li avrei perdonati.
Ad interrompere i miei pensieri fu la campanella. La giornata passò a rallentatore e quando arrivò l'ultima ora sentivo che stavo quasi per scoppiare.
Letteratura. L'unica materia che mi piacesse. Mi sedetti nell'unico posto libero, vicino alla finestra. Accanto a me c'era una ragazza magra, con occhi verdi e capelli biondi. Sembrava la classica cheerleader senza cervello, ma si sa che l'apparenza inganna.
"Sono Marika, piacere" disse lei presentandosi. Notando che io non rispondevo, continuò: "Allora, tu devi essere Cathy.."
A sentire l'abbreviazione del mio nome, mi irrigidii. Avevo deciso di cambiare. Perché non cominciare da qui?
"Cat, chiamami Cat" feci io.
A risvegliarmi dai miei pensieri fu proprio Marika che ritornò a sedersi affianco a me.
"E menomale che mi chiamavi quando arrivavano" disse sorridendo e indicando i cocktail.
"Mi sono persa nei miei pensieri" mi giustificai io.
"Hai fatto colpo" disse lei ridacchiando. "Ha qualcosa di familiare..."
Osservai nella direzione in cui Marika stava guardando. Porca Puttana! Di tutte le discoteche che ci sono a Londra proprio qui dovevano venire!?
"Certo, è Harry" dissi facendo una smorfia. Ma siccome ancora lo riusciva a vedere bene, precisai "Styles"
I suoi occhi si illuminarono. Intanto il diretto interessato si stava avvicinando, con affianco il ragazzo che piaceva a Marika. Com'è che si chiamava?, mi domandai.
"Ehi ragazze" disse occhi marroni guardando la mia migliore amica e poi me. Appena mi vide mi riconobbe. "Tu sei quella del cd. È piaciuto alla tua amica?"
Intanto Marika era immobilizzata. Completamente.
"Perché non lo chiedi a lei?" risposi sbuffando, indicandola con la testa.
"Sono Harry" disse Styles rivolto a me. "E lui è il mio amico Liam" fece, indicando occhi marroni. Ecco svelato il mistero: Liam Payne. Che nel frattempo parlava con Marika. "Tu invece?"
Mi guardava come non aveva mai fatto. Quegli occhi maledettamente verdi di cui tanti anni prima mi ero innamorata. A prima vista. Perlomeno per me.
"Ehi Cathy che stai guardando?" mi chiese Gemma, sedendosi al mio fianco sul muretto.
"Mmm, quel ragazzo riccio. Sai chi è?" domandai io.
"Ahh, ora capisco" fece lei, ridacchiando. "È mio fratello, Harry. Se vuoi te lo presento"
Dire che ero imbarazzata era come dire l'Oceano Atlantico è un lago. Okay come similitudine faceva schifo. Ma non sapevo come spiegarlo. Cercai di dirle di no, ma mi interruppe.
"Oh guarda sta arrivando" disse lanciandomi un'occhiata di intesa.
"Ehi sorellona. Come stai?" fece lui, abbracciandola.
"Tutto bene fratellino. Tu? Ti voglio presentare una persona" rispose indicandomi.
Lui mi guardò per un attimo, ma per me fu come se il tempo si fosse fermato.
"Cathy? Cathy?" mi richiamò lei. Il fratello invece sogghignò, come se sapesse che effetto faceva alle ragazzine.
Mi riscossi dai miei pensieri e diventai rossa come un peperone.
"P-Piacere" balbettai. Lui semplicemente sorrise e il mio cuore si fermò.
"Cat, mi chiamo Cat" dissi risoluta. Dentro di me sentivo ribollire la rabbia che pensavo fosse sparita. E invece eccomi qui, di fronte al ragazzo che mi ha distrutto. Distolsi lo sguardo, guardandomi intorno e notai che Marika e Liam erano spariti. Sbuffai.
"Allora, mi conosci?" mi chiese cercando di fare conversazione.
"Più di quanto credi" borbottai. Speravo però che non mi avesse sentito, e dal suo sguardo confuso dedussi che si, aveva sentito.
"Sei una nostra fan?" domandò lui.
"No" risposi io. Che domanda stupida! Andiamo, se lo fossi stata non credi che ti avrei saltato addosso? Pensai tra me, non che avessi intenzione di farlo, sia chiaro.
Ero stufa di parlare con lui, così mi inventai la solita scusa che usavo quando dei ragazzi che non mi interessavano o che odiavo (senza fare nomi: Harry Edward Styles). "Senti, non so che intenzioni tu abbia, ma devo dirti che con me le tue tecniche di seduzione non funzionano" iniziai avvicinandomi a lui, molto lentamente. Ero quasi vicino alle sue labbra quando continuai: "E mi dispiace per te, ma sono lesbica"
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Quando credi di odiare finisci per amare || H.S. ||
FanfictionLe parole posso distruggere. Le parole possono guarire. Sembrerebbe assurdo, vero? Ma non è così. Lei è cambiata da quando quelle parole le sconvolsero la vita. Lei ora è diversa. Potranno le parole e i gesti di lui guarire le sue ferite? Potrà l'o...