L'incontro più spiacevole di tutta la mia vita

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Quella mattina era insolitamente calda e a svegliarmi non fu la mia fastidiosissima sveglia, ma un raggio di sole, altrettanto fastidioso, che batteva sul mio viso. Rassegnata, mi svegliai e, alzandomi dal letto, presi il mio cellulare: erano le 10,00. Il 3 febbraio, per la precisione. Il che significava solo una cosa: tra due giorni ci sarebbe stato il compleanno di Marika, e dovevo ancora fargli il regalo. Di quest'ultimo, però, non mi preoccupavo visto che un'idea già ce l'avevo, anche se mi sarebbe costato molto. Non nel vero senso della parola! Quel pomeriggio si sarebbe tenuto un evento dell'odiosissima band che piaceva a Marika. I one qualcosa. La band in cui faceva parte lui.

Con molta calma mi feci la doccia e, dopo essermi vestita, andai a svegliare Marika. Ci preparammo la colazione e, nel frattempo, parlammo del più e del meno.

"Oggi devi andare a lavoro?" mi chiese lei.

"Ho cambiato il mio turno con Jimmy. Gli dovevo un favore, sai, per quella volta che tu mi trascinasti a prendere i biglietti per il concerto dei tuoi amori" risposi io esasperata. Gli domandai se lei dovesse andare a lavoro, ma mi disse di no.

"Vado da Cam" rispose lei. "Andrò al lavoro verso il tardo pomeriggio" disse con aria afflitta.

Cameron sonouncoglione Dallas era il fidanzato di Marika e non mi era mai piaciuto. Non che non lo sapesse. Anzi, ogni volta che ci vedevamo finivamo per litigare animatamente.

"Bene, allora ci vediamo stasera" dissi, dandogli un bacio sulla guancia. "E stai attenta. Lo sai che non mi fido di lui"

"Si, mamma" rispose lei sogghignando.

Alzai gli occhi al cielo. "E usate il preservativo!" dissi urlando, mentre me ne andavo. "Non voglio diventare zia così giovane!" L'ultima cosa che sentii prima di chiudere la porta fu un attacco di tosse proveniente da Marika.

Dev'essergli andato di traverso il caffè, pensai sogghignando.

Amavo stuzzicarla. Era uno dei miei hobby preferiti...

La prima cosa che dovevo fare era andare a comprare il cd di quei cinque. Non potevo certo prendere il suo, altrimenti lo avrebbe scoperto. Quella ragazza era una pazza: portava i loro cd dappertutto. DAPPERTUTTO. Una volta se l'era persino portati in bagno! E noi non avevamo la radio lì.

Andai al primo negozio di dischi e girovagai per il locale, cercando di trovare il loro cd e per trovare anche quello che serviva a me. Così prendevo due piccioni con una fava. Geniale, eh?

Dopo mezz'ora di ricerca mi arresi e decisi di chiedere a qualcuno. Solo che, naturalmente, quando ti serve non c'è mai nessuno che possa aiutarti. Per mia fortuna c'era una ragazzo che gironzolava nel negozio. Era vestito in modo strano, ma non me ne preoccupai. Chi sono io per giudicare? Mi avvicinai e gli toccai la spalla con un dito. Si girò. Occhi marroni contro occhi grigi.

"Scusa se ti disturbo, ma mi serve una mano. Che per caso hai visto il cd dei one..." mi strofinai la fronte con la mano pensando, "... one qualcosa" dissi arrendendomi e facendo spallucce.

Il solo pensare al nome mi faceva venire il mal di testa e poi era una fortuna non ricordarmelo. Non volevo avere niente a che fare con loro.

Lui sorrise in modo strano. Poi me l'ho indicò. "Quello è l'ultimo"

"Grazie" sorrisi tra me e me. L'ho trovato finalmente, pensai e me ne andai senza neanche guardare quale fosse. Pagai e andai a lavoro. Come al solito arrivai in ritardo.

"Jimmy, scusa per il ritardo" dissi salutandolo.

"Non ti preoccupare, Cat. Ora vado. Più tardi viene il capo a darti il cambio" rispose lui sorridendomi e uscendo in fretta dal negozio.

Lavoravo in una libreria vicino casa mia. Era stupendo. Essendo poco trafficata potevo leggere quello che volevo senza essere interrotta troppo spesso. E poi c'era quell'odore di carta... okay, basta.

La mattina passò velocemente e verso le 5.00 di pomeriggio il capo mi diede il cambio. Salutai e mi diressi verso il luogo dove si sarebbe tenuto l'evento. Mancava poco all'apertura delle porte e c'erano moltissime ragazzine. La piazza era quasi piena. Cominciarono a far entrare e, dopo due ore (ce, ma stiamo scherzando?? DUE ORE!!), finalmente entrai. C'erano i cinque ragazzi seduti a firmare autografi, farsi foto e sorridere e c'erano le ragazzine che piangevano, urlavano e svenivano. Alzai gli occhi al cielo, esasperata.

Finalmente tocca a me... voglio andare solo a casa e dormire.

Il primo ragazzo che incontrai aveva gli occhi azzurri, capelli biondi tinti e un bel sorriso. Lo dovevo ammettere.

"Ciao, come ti chiami?" mi chiese gentile.

"Marika" risposi semplicemente.

Non sorrisi. Non sorridevo quasi mai. Solo con Marika. Lei era l'unica. Mi firmò il cd e poi lo passò all'amico.

"Ecco" disse il biondino sorridendo.

Passai avanti, indifferente. Sapevo che mi stava guardando confuso. Insomma ero l'unica in quella sala a non urlare o saltare come una pazza... Il secondo ragazzo aveva gli occhi marroni e i capelli color miele.

"A chi devo firmare questo cd?" disse sorridendomi.

"A Marika. Potresti scriverci anche...mmm, che ne so, alla miglior fan del mondo... ne sarebbe felice"

Mi guardò per un attimo e poi annuii. "Non sei una nostra fan, vero?"

"No. E grazie" risposi indicandogli il cd.

Sapevo che Marika aveva una cotta stratosferica per quel ragazzo. Me lo aveva descritto centinaia di migliaia di volte. Non mi potevo sbagliare, anche perché aveva la sua faccia attaccata a ogni centimetro della parete. Lui mi sorrise e passò il cd ad un altro ragazzo. Aveva gli occhi azzurri e i capelli scuri.

"Ciao" disse semplicemente. Si vedeva che era un po' più stanco degli altri. Sorrise e passò il cd ad un altro ragazzo. Aveva gli occhi marroni, pelle olivastra e ciuffo lungo. Era il ragazzo del negozio di dischi! Era vero quando si diceva che il mondo è piccolo!

"Guarda un po'. Ci si rivede" disse lui facendomi un occhiolino.

"Purtroppo" risposi io, facendo una smorfia.

"Come ti chiami dolcezza?"

"A-non chiamarmi dolcezza; B- il mio nome non ti interessa; C-spero che questa sia l'ultima volta che vi vedo" risposi io calma e fredda.

Tutti i ragazzi si girarono verso di me e mi guardavano esterrefatti. Se prima aveva dubbi, ora erano completamente dissipati. Passai al ricciolino che conoscevo fin troppo bene.

"Firma. Così me ne posso andare"

"Sai, mi sembra di conoscerti" mi disse lui pensieroso.

"Nei tuoi sogni, forse"

Dopo che anche il riccio firmò, guardandomi in modo sospettoso, presi il cd e me ne andai senza salutare. Sentivo le ragazzine che parlavano male di me, ma non mi interessava. Uscii da quel locale e presi una sigaretta. Ero leggermente alterata, e per calmarmi non c'era niente di meglio di una bellissima e stupenda sigaretta. L'accesi e poi mi incamminai verso casa, ma mentre presi l'album per assicurarmi che tutti avessero firmato, cadde un pezzo di carta con dei numeri segnati sopra. Avrei riconosciuto quella scrittura tra un milione. Cosa pensava di fare quel riccio da strapazzo?

Che faccia tosta, pensai. Lo strappai, buttando i pezzetti a terra, e lui mi vide. Non riuscii a non sentirmi soddisfatta per quella piccola rivincita. E così me ne tornai nella mia adorata casa, con quel senso di vittoria che mi rendeva stranamente euforica.

Quando credi di odiare finisci per amare || H.S. ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora