"Ehi papà che ti prende?" chiese Louis preoccupato. Il padre di Louis si riprese dal suo stato di shock e con una scusa andò da qualche parte nella casa. Aiutai Johanna a prendere le buste cadute e a portarle in cucina.
"Non capisco" ammise lei, più a se stessa che a me. "Non si era mai comportato così..." disse preoccupata.
"Vedrà che non è niente" la rassicurai io. Mi guardò male.
"Non mi dare del 'lei' mi farai sentire una vecchia" Sorrisi e portai le mani in alto.
"Va bene, va bene"
"Allora, so che sei fidanzata con Harry" Mi guardò come si guarda una figlia e questo mi commosse nel profondo. Era da tanto che nessuno mi guardava così.
"Si" risposi timida.
"Come vi siete conosciuti?"
"Vivevamo nella stessa città, a Holmes Chapel. Più che altro ero amica di Gemma. Poi mi sono dovuta trasferire e quindi ci siamo persi di vista. Ho rincontrato Harry dopo sei o sette anni. È cambiato molto" ammisi io. Non che non mi fidassi, ma non volevo raccontare tutta la storia. Avrei risposto alle sue domande, niente di più.
"È un bravo ragazzo" Annuii in accordo con lei. Ad interromperci fu Harry.
"Ehi amore. Ti stavo cercando" disse venendo verso di me e prendendomi per mano. Salutammo Johanna e poi andammo in giardino. Si stava bene fuori, e si vedevano molte stelle. Ci sedemmo su delle altalene, abbracciati.
"Allora, stavate parlando di me?" chiese lui con finta aria strafottente.
"Certo che no. Stavamo parlando di quanto è bello Louis..." feci io scherzando. Mise il broncio.
"Ehi! Io sono molto più bello di Louis!"
"Lo so" sussurrai avvicinandomi a lui. Le nostre labbra erano a un centimetro di distanza, poi a mezzo. Mi baciò. Ero praticamente in paradiso. Tutto quello che c'era intorno a noi scomparve. "Ti amo" gli dissi.
"Ti amo anche io" mi rispose lui sorridendo.
Dopo un po' ci vennero a chiamare per la cena. Mancavano però le sorelline di Louis che, da come mi aveva detto la madre, erano a casa dai nonni e sarebbero ritornate per la vigilia. Parlammo molto durante la cena e, devo ammetterlo, ero un po' nervosa. Il padre di Louis, che avevo scoperto che si chiamava Mark, si comportava in modo strano. Harry dovette capire il mio disagio, e anche lui non riusciva a capirne il motivo.
"Allora, quanti anni avete ragazze?" ci chiese Mark.
"Vent'anni entrambe" rispose Marika sorridendogli. Era amichevole e simpatico, ma non capivo perché cercasse di evitare il mio sguardo. Ma forse era solo una mia impressione.
"E come mai non passate il natale con i vostri genitori?" Smisi di mangiare.
"Papà!" lo rimproverò Louis.
"Che c'è?! Ho fatto solo una domanda!" rispose lui. Mi alzai.
"Scusate, vado un attimo in bagno" dissi e così feci. Sapevo che non l'aveva fatto a posta, ma comunque mi faceva ancora male parlare dei miei, soprattutto nelle festività. I ricordi era lì, dietro l'angolo, e aspettavano il momento giusto per assalirmi. I miei occhi erano lucidi, ma non volevo piangere.
Louis' Pov
Cat era praticamente scappata in bagno. Guardai mio padre, era confuso dal comportamento della ragazza, si vedeva. Ma avevo anche notato quello che era successo prima, in sala. Era strano e volevo delle risposte.
"Vado io" disse Harry andando nella direzione presa da Cat.
"Cat ha perso i genitori quando aveva tredici anni" disse Marika abbassando la testa.
"C-come è successo?" chiese mio padre scosso. Troppo scosso.
"Un incidente" rispose triste.
"Papà puoi venire un attimo in cucina?" chiesi io, interrompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.
"Certo figliolo" mi rispose lui.
Non appena entrammo in cucina gli domandai perché si stesse comportando in quel modo.
"Conoscevo sua madre..." ammise lui. "Ventun'anni fa eravamo fidanzati... è identica a lei, tranne per gli occhi. Quello lo deve aver preso dal padre"
"Non sa chi sia il suo vero padre" dissi io dispiaciuto.
"Forse ho io qualche idea al riguardo"
Cat's Pov
Sentii bussare alla porta.
"Cat, apri. Sono io, Harry"
Mi asciugai in fretta gli occhi e mi aggiustai quel poco trucco che mi era rimasto. Poi aprii. Le sua braccia mi circondarono ed io non potei essere più felice. Mi sentivo protetta con lui. Era il mio salvagente. Mi baciò.
"Come stai?" mi chiese dopo un po'.
"Bene" dissi con voce roca e distogliendo lo sguardo dai suoi occhi. Mi prese il mento con la mano e mi girò il viso nella sua direzione, in modo da potermi guardare bene. "Sono solo un po' stanca. Il viaggio mi ha stremato, e l'unica cosa che voglio è un bel letto"
"Vengo con te allora"
"No, non ti preoccupare per me. Se vuoi stai con gli altri" dissi cercando di rassicurarlo. Mi prese la mano e andammo nella camera che ci era stata assegnata. Mi abbracciò e così ci addormentammo.
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Quando credi di odiare finisci per amare || H.S. ||
FanfictionLe parole posso distruggere. Le parole possono guarire. Sembrerebbe assurdo, vero? Ma non è così. Lei è cambiata da quando quelle parole le sconvolsero la vita. Lei ora è diversa. Potranno le parole e i gesti di lui guarire le sue ferite? Potrà l'o...