1. La mia Julie

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"Caleb non ho intenzione di lavarti le mutande!" grido io.

"Allora morirai di fame, perché io non ti cucinerò niente e tu non sai fare nemmeno la zuppa!" continua lui.

Stiamo litigando da almeno 10 minuti su chi deve fare cosa e lui mi sta ricattando. Dice che lui mi darà un passaggio con la macchina ogni giorno per andare a scuola, solo se io faccio una lunga serie di cose scritte su una stupida lista.

"Si chiama ricatto"

"No, si chiama dare per ricevere. Sei troppo ingenua sorellina." continua Caleb mentre mi aiuta a disfarre la valigia.

"Ti ho detto che le mie cose me le sistemo io" dico mettendomi fra mio fratello e la valigia sul letto.

"Ho promesso a mamma che ti avrei controllata, quindi adesso sta zitta. Ehi, hai ancora questa maglietta?" mi scansa e prende dalla valigia una maglietta nera e rossa che mi aveva regalato lui per il mio 14° compleanno.

Regalata è una parola grossa. Diciamo che si era dimenticato di farmi il regalo, perciò mi diede una sua maglietta che mi piaceva tanto.

"Ma se non ti va più, perché te la sei portata?" mi chiede sedendosi sul letto.

"Per ricordarmi di te" rispondo.

Io e Caleb ci odiamo, è vero, ma ci siamo sempre stati l'uno per l'altro. Anche se litighiamo 15 mesi all'anno, fra di noi scorre sempre l'amore fraterno.

Si alza dal letto e mi abbraccia, poi se ne va dalla mia stanza lasciandomi finalmente sola.

Oggi pomeriggio, dopo esser arrivati finalmente a casa, ho chiamato mia madre per dirle che ero arrivata sana e salva e che gli zii la salutavano.
Con una scusa, Caleb liquidò Lena che è stata costretta a tornare a casa a piedi.

Non capisco la loro relazione. Si definiscono fidanzati ma quando stanno in pubblico, il massimo che fanno è tenersi la mano e quando ci sono io... ci sono io, perciò non fanno niente.

Forse quando sono soli la situazione è diversa.

Credo di essermi dimenticata qualcosa...

Controllo l'ora, sono le 20:24. Credo che mi farò una doccia.
Prendo l'intimo e la roba pulita e mi dirigo in bagno. Sciolgo la coda, lasciando cadere i miei lunghi capelli marroni rossicci sulle spalle. Credo che li taglierò. Ormai sono lunghi, mi arrivano fin sotto il seno e non hanno un taglio preciso,sembra che abbia una marmotta morta in testa. Mi avvicino allo specchio e noto che è apparso un Gino sul mento. Maledetto. Deve esser schiacciato. Con la massima concentrazione avvicino le mani alla faccia e schiaccio il brufoletto. Ciao ciao Gino.

Dopo essere uscita dalla doccia, mi stendo sul letto e sento che il sonno si sta impossessando di me, nonostante la berve dormita in macchina.
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Vengo svegliata dalla voce di mio fratello che urla il mio nome dal piano di sotto.

"Anitaaaaaaaa sceeendiiiii" se lo ignoro magari non mi chiama più.

"Muoooviiitiiiiii" ah, che pazienza.

Quando sento dei passi per le scale, decido di alzarmi. Mezza intontita vado verso la porta, ma appena allungo la mano verso la maniglia, la porta si apre arrivandomi in piena faccia e io cado per terra.

La solita sfigata.

Con ancora la mano sulla faccia, mi alzo intenzionata ad urlare contro mio fratello ma quando apro gli occhi mi rendo conto che la persona che ho davanti non è Caleb.

"Tita! Mi sei mancata tantissimo" dice mentre mi aiuta ad alzarmi.

Solo una persona mi chiama Tita.

"JULIE! Sei ancora più brutta di quanto ricordassi" urlo io abbracciandola.

Lei mi stringe e ride, anche se sento tirare su con il naso. Ti prego non piangere.

"-Tu... tu invece sei sempre più bassa. Hai la crescita al contrario?-" io le tiro i capelli, quindi porta la testa all'indietro e come risposta lei li tira a me. Tutto mentre continuiamo a ridere abbracciate.

Mi erano mancati questi momenti.
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"Io e Alex abbiamo gli occhiali da sole dello stesso colore! Capisci? È un segno del destino" continua a raccontarmi.

Sono ormai le 10:07 e Julie mi ha inchiodata nella mia stanza per dirmi di tutto e di più. No davvero. Volevo andare in bagno ma me lo ha impedito.
Siamo sdraiate entrambe sul letto e lei è stata tutto il tempo a sclerare. Parla, parla e parla; poi si calma e chiude gli occhi, ma appena li riapre inizia a parlare di un argomento che non c'entra niente con quello precedente. Io non posso fare a meno di sorridere.

E continuamo a parlare.

"Come hai osato non chiamarmi per dirmi di essere arrivata?" ah, ecco cosa mi ero dimenticata.

"Si scusa è che mi si è spento il telefono e ho dimenticato di metterlo a caricare" mi giustifico alzandomi dal letto per prendere una cosa dalla valigia.

"Non puoi dirmi semplicemente scusa e credere di essere perdonata" dice imbrociandosi. Sembra una bimba.

Prendo dalla valigia un sacchetto pieno di marshmallow cucinati da mia zia e glielo porgo sorridendo.

"Perdonata" mi prende il sacchetto dalle mani e inizia a mangiare.

Potrebbe mangiarsi anche il polo nord se solo lo volesse e rimarrebbe comunque magra.
Poi ci sono io che non mangio niente perché non mi piace assolutamente niente e ho delle cosce enormi. La vita è ingiusta.

"Tu piuttosto ti sei fatta accompagnare con la macchina dai tuoi genitori? Lo sai che non mi piace che tu venga di sera a piedi a casa mia. Queste strade non sono molto sicure di notte"

"Certo, stai tranquilla mamma" mi prende in giro mangiando l'ultimo marshmallow.

"Julie credo che tu debba andare ora, si sta facendo tardi"

"Mi stai cacciando?"

"Si"

"Va bene, ma me ne vado solo se tu mi dici quando ritornerai a scuola"

"Per il preside io sarei dovuta tornare venerdi, cioè fra cinque giorni. Se ho dei giorni liberi, perché dovrei andare a scuola invece che stare a casa? E a Caleb non gliene importa assolutamente niente"

"Astuta la ragazza" mi dice, poi si alza, mi abbraccia ed esce dalla mia stanza. La accompagno al piano di sotto e la saluto un'ultima volta.

Mi giro e trovo mio fratello sul divano con una ciotola di pop corn mentre guarda un film.

Faccio per salire la mia stanza ma Caleb mi chiama. Credo che voglia chiedermi di guardare il film con lui. Da piccoli guardavamo sempre i film insieme.

"Mi riempiresti la ciotola con gli altri pop corn?" Eh? Ho capito male?

"Solo se tu mi chiedi di guardare il film con te"

"Da quando vuoi guardare i film con me?"

"Infatti non voglio. Tu me lo chiedi così io rispondo di no. È così che funziona"

Mi guarda senza dire nulla, così io mi giro e faccio per andarmene ma poi continua "Se non mi prendi gli altri pop corn, non ti do i passaggi in macchina"

Mi giro e gli tiro la ciabatta addosso. Amore fraterno un corno!

Mi avvicino a lui per prendere la ciabatta ma poi cambia argomento. "Julie non dovrebbe venire da sola per queste strade di notte"
"Mi ha detto che l'hanno accompagnata i suoi genitori con la macchina"
"Mentre parlavate in camera tua, ho visto la sua bici qui fuori in giardino"

In effetti l'altro giorno mi aveva detto per telefono che la macchina di suo padre si era rotta. Certo che poteva aspettare domani per venirmi a trovare. Non sono poi così importante.

Però se fossi stata al suo posto mi sarei fatta trovare a casa sua due giorni prima che arrivasse.
Ah, la mia Julie.

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