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-È nata!!!- Tutti i famigliari si accorsero alla porta, poté entrare il padre della donna, ansimante raggiunse la figlia che teneva in braccio quell'adorabile creatura così piccola e fragile contro quel grande mondo; era accoccolata al petto della mamma che le sorrideva dolcemente, aveva smesso finalmente di strillare a squarciagola per minuti ed ora si godeva meritato riposo, mentre stringeva con il pugnetto il camice giallo chiaro della donna.

-È bellissima, stupenda come la mamma! Ma... Non è un po' troppo bianca..?

-Credo sia normale papà, anche io sono molto chiara di carnagione...

-Hai già deciso il nome?

-Sì, Coraline, come la protagonista del libro che mi leggevi tu quando ero piccola. Cosa ne pensi?

-È bellissimo cara! La piccola Coraline. Sarai bella come la tua mamma e forte come il tuo vecchio nonno, ahah!! - Le rivolse un gran sorriso l'uomo, allora dovettero salutare tutti la madre e la bambina ed aspettare che potessero uscire per poi vivere tutti assieme con un membro famigliare in più.

La casa di Coraline era grande, ospitale e calorosa. I muri giallini e le porte bianche, il gatto che la sorvegliava e la sua cameretta rosa colma di peluche. Visse in quella casa per circa cinque anni, quando poi dovette trasferirsi da un'altra famiglia e cambiare completamente la sua vita. Purtroppo, il nonno venne a mancare e la madre era piena di guai con tasse su tasse... Non aveva più denaro per mantenere la sua unica figlia, la gioia della sua vita, e non poteva appoggiarsi ai suoi pessimi famigliari, tutti ipocriti, bugiardi e infimi, una grandissima delusione fu per lei.
Purtroppo la donna ebbe l'unica scelta di affidare la piccola ad una famiglia benestante del Sud Virginia, fuori il suo vecchio Stato, potendola rivedere solo poche volte l'anno, essendo in grado di raccimolare poco per volta.
Coraline era piccola, ma capiva, capiva bene il dolore della madre quando era al telefono e piangeva e lei era sulle scale ad ascoltare tutta la conversazione. Sentiva la donna che si lamentava con la sua migliore amica dell'assenza di quella specie di padre, non si era mai fatto vedere, lei non sapeva affatto com'era. Di certo, sapeva che era un irresponsabile, aveva abbandonato la madre quando era ancora in attesa di Coraline, scappò via come un vigliacco.
Avrebbe voluto conoscerlo e dirgli quanto faceva male.

Arrivò il giorno in cui Coraline dovette lasciare la sua casa per sempre. La signora si presentò alla sua porta un venerdì mattina assieme al suo marito.
Coraline aprì la porta e ricevette subito delle tirate alle guance che le fecero arrossire e gonfiare leggermente.

-Buongiorno tesoro, io sono la signora Black, lui il signor Black. C'è la signora  Wrath in casa?- Chiese in falsetto come ci si rivolge solitamente ai bimbi, Coraline la guardava quasi spaventata. Cercò sua madre che era nel retro a raccogliere le foglie cadute e appena sentì le voci si affrettò ad arrivare.

-Emh, salve, scusatemi ero a fare i lavoretti di casa...- Allungò una mano ancora bagnata che non finì ad asciugare per la fretta. La signora prima leggermente titubante, le strinse la mano seguita da quel omino tutto rigido del marito. Sembrava quasi un fantoccio. Sempre col sorriso sul volto, le persone così Coraline le detestava perché sapeva che fingevano, non era certamente ingenua.

-Tesoro, va' a prendere la valigetta che abbiamo preparato ieri sera- Disse dolcemente la mamma rivolgendosi poi ai due signori - Posso offrirvi qualcosa..?- I due accettarono un semplice caffè, non volevano mettere in difficoltà la poveretta che all'apparenza temeva una loro smorfia di disgusto.

Coraline stava cercando di guadagnare tempo. Andava su e giù per la cameretta in cerca di un qualcosa che non c'era, non aveva nessuna intenzione di andarsene da lì, non strillava né faceva capricci per non mettere ancor più in difficoltà la mamma, era davvero matura.
Alla fine trovò veramente un qualcosa di inaspettato, un braccialetto leggermente più bianco della sua pelle sul quale era tracciata una piccola rosa. Non ricordava l'avesse ricevuto ad un compleanno o dalla mamma, però decise di metterselo come fosse un qualcosa che l'avesse protetta, sentiva questa necessità.

La valigia rossa con strisce bianche era poggiata sul letto rifatto da lei stessa. In essa aveva riposto cose essenziali come il suo peluche preferito, Dolly, una elefantina rosa ricevuta dal nonno, delle merendine per il viaggio, temeva che quella famiglia fosse rigida sull'alimentazione e simili, un paio di vestiti ed un vestitino in particolare regalato dalla madre, rosa pastello con un nastro bianco al centro.
Portava il solito berretto da baseball con la visiera all'indietro e la salopette in jeans con la maglietta a strisce bianche e nere sotto.
Attendeva seduta sul letto che la madre salisse per farla andare, volle restare fino all'ultimo nella sua stanza, stringeva forte a sé le coperte ed attendeva.

My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora