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Passarono mesi e Cara incredibilmente riuscì ad instaurare un bel rapporto con Offenderman, quel che lei ormai riteneva come un padre. Eppure lei sentiva che c'era qualcosa, sentiva che lui non lo stava facendo solamente così, per rincuorarla, lui aveva un segreto. 

Cara si trovava nel giardino dietro casa, era una bella giornata, il flebile sole le scaldava le candide braccia e le baciava il pallido volto, lasciando brillare quelle delicate e pure ciocche che si muovevano sinuose ad un minimo movimento grazioso della bimba; stava leggendo un libro d'avventure, parlava di gnomi e alberi magici. Teneva molto a quel libro, glielo regalò Offendy pochi giorni prima e lei lo custodiva sul suo comodino accanto al bouquet. Eppure era triste, lo si notava nel riflesso dei suoi chiari occhi, il rancore del non aver abbracciato la madre nel giorno del suo compleanno, non aver conosciuto ancora il suo vero padre, non aver una vera famiglia, nulla in cui poter rintanarsi. Sally la notava da giorni così, le si avvicinava poco e nulla, aveva paura di darle fastidio.

Trenderman notò tutta la situazione in terza persona, sbuffò, era il momento di agire. 

Arrivò accanto alla biondina e le pose la sua ossuta mano, invitandola ad andare con lui dentro casa; la portò in cameretta, lasciandola lì per qualche minuto, poiché andò a chiamare Offenderman.

-Devi parlarle.- Cara sentì la voce dell'amico fuori dalla porta, non sapeva perché ma percepiva un brivido sulla schiena, il braccialetto era poggiato sul comodino e le venne in mente di indossarlo, come per incantesimo, si sentì meglio, un dolce calore le inondava tutto il corpicino provocandole un sorriso. Chiuse gli occhi e quando li riaprì trovo la figura del suo patrigno davanti.

Offenderman le carezzò delicatamente la guancia, quasi con la paura di farle male, scompigliandole poi i capelli. Sorrise e con coraggio riuscì a confessare.

-Cara, piccola mia, io sono... Io sono tuo padre...-

-Lo so, me lo hai promesso l'altra volta, al mio compleanno...

Cara tremava.

-No... Il tuo vero padre... Tesoro, non credevo di rivederti già così grande e forte...- Lui volle abbracciarla e stringerla forte a sé, ma la piccola si ritrasse.

-Perché?

Perché non me lo avevi detto prima..?-

-Io non ne ero sicuro...-

-Perché quella volta te ne eri andato..?

Perché ci ... ci hai abbandonato..?-

-Coraline...- Tentò nuovamente un contatto ma invano.

-ODIO QUEL NOME!!! Mi ricorda lei, dovete chiamarmi Cara, Cara!!!!- Scoppiò a piangere. Allora lui la strinse forte.

-Ti ero affianco sempre; quel braccialetto... Te lo regalai io quando dicevi "papà"...- Lei continuò a piangere. - Sono rimasto, ma poi me ne sono andato perché tra me e tua mamma non andava più bene...-

-CAZZATE!- Aveva messo da parte tutta la buona educazione, tirava pugni contro il torace dell'uomo.

-Purtroppo io, non potevo restare. Ero un mostro, anzi, lo sono tutt'ora.- Le carezzò i capelli- Tormentavo le donne, le seducevo, le provocavo, le facevo invaghire di me; ma tutto durò poco e niente, non mi sono mai piaciute le donne. Ma... Lei. Mi aveva fatto perdere la testa sin dal suo primo sguardo. Ricordo ancora i suoi capelli biondi che si muovevano adagio sulle graziose spalle e quelle fossette che apparivano quando sorrideva o mi stuzzicava. Nel mentre aspettavamo te eravamo entrambi in ansia, detestavo chiunque si avvicinasse troppo alla mia donna per paura di ferire lei e te. Poi, sei nata e subito in quel mio freddo e buio cuore si accese un bagliore che fece spazio per te, eri così tenera, piccola e bianca, hai ripreso la mia carnagione e ciò mi rende fiero, ma soprattutto lo sguardo sfrontato e amorevole di lei hai, questo non te lo toglierà mai nessuno. Capito, bimba mia..?- Raccontò lui continuandola a coccolare recuperando tutti quegli anni in cui era mancato.

Cara alzò lentamente il viso ed i suoi occhioni innocenti erano lucidi, nei quali Offenderman ci si poteva specchiare; non riuscì a dire nulla ma ciononostante teneva salda la presa sul padre con la paura di perderlo un'altra volta.
Non era arrabbiata, non più; la frustrazione e il vuoto vennero colmati da tutte le coccole che lui le stesse facendo; in quel tocco lei sentiva le stesse mani della madre sfiorarle i capelli e la schiena, perciò si sentiva a casa.
Lui era la sua casa.

My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora