19. Inizio

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Alle macchine non sfuggì il piccolo dettaglio di un uomo accasciato al suolo, ben presto alcune di loro accostarono di fianco alla strada, sul terreno piano, dove la ragazzina era rimasta pietrificata e di spalle ad esse.
Erano due automobili dalle quali scesero i rispettivi autisti chiedendo timorosi se fosse tutto ok.
Ma Cara non rispose.

-Ragazza, cosa è successo? Cosa è successo a quell'uomo..?- Una voce grande e maschile si presentò alle spalle di lei ma ella non ne diede peso; subito dopo seguì un urlo strozzato di una donna nello scoprire un cadavere giacere a terra. Erano entrambi sconvolti e dubbiosi. L'uomo scosse bruscamente la ragazza ricevendo uno sguardo truce da lei, aveva gli occhi gonfi; le iridi strette e gelide penetrarono nel volto del signore arretrandolo pian piano come travolto da un qualcosa di sovrannaturale e in poco tempo il suo volto assunse lo stesso sgomento della donna di fianco che non accennava a parlare.

La ragazza di lì a poco scappò via portando con sé l'arma del delitto che lasciò molto dopo lanciandolo nel bosco e disperdendolo tra i cespugli. Correva e basta. Non fiatava, respirava appena alternando il fiato con la deglutizione seguiti dalle pesanti lacrime che svolazzavano nel vento.
Arrivò al giardino di casa in pessimo stato, il vestito le si era stropicciato tra i ramoscelli e le foglie secche che tentavano di coprire il sangue secco incrostrato sul tessuto.
Il suo volto stesso era allibito, sporco di un ricordo nuovo e pesante che si era legato ad ella per sempre; si guardò intorno nella speranza di non incrociare nessuno per poi correre nel bagno di casa.

Prima di sbattere la porta una figura famigliare notò la ragazza col volto affranto rifugiarsi nel bagno. Bussò chiedendo cosa fosse successo ma Cara non rispondeva, non riusciva, era disperata.

-Cara, posso entrare?- La voce maschile tornò ad insistere e lei non riuscì nuovamente a parlare.
Era rannicchiata sul pavimento, di fronte alla porta, con le braccia esili che tentavano di coprire il suo stato.

Toby entrò sedendosi di fianco a lei e accogliendola in un abbraccio che la ragazza non impedì; lentamente lui le accarezzò i capelli, notando alcune gocce rosse seccate su essi.

-Cosa è successo?-

-L'ho ucciso... Una persona...- Mugugnava a bassa voce ma Toby riusciva a sentirla perfettamente e soprattutto la capì.

-Ti aveva fatto qualcosa?-

-Mi... Mi voleva molestare... Ho reagito di istinto, non volevo, ma l'ho fatto, forse volevo...- Nascose il volto più tra le ginocchia e non aggiunse altro. Non sapeva affatto come sentirsi, se era al sicuro, se era in trappola, se la avessero riconosciuta, non riusciva a capire quale fosse la sensazione che la tormentò in quel momento; la rabbia improvvisa era svanita lasciando posto alla paura, anche questa poi scomparve rendendo la sua mente un deserto.
Che fosse diventata assassina non ci rifletté molto, perché lei sapeva di non essere pazza, era gioiosa, calma, amichevole, tutto al di fuori di un'assassina.
Eppure, pensando alla compagnia che aveva in quel momento, poteva essere che l'influenza del ragazzo in qualche modo le avesse dato quei risultati.

Cara fissò con sguardo truce Toby, rivelando gli occhi gonfi e rossi, ma colmi di odio.

-Che c'è, Cara?-

-Sono un'assassina come te. Forse è colpa tua.-

Il ragazzo non capiva e lei diede quasi di matto, si alzò di scatto fissando la sua immagine allo specchio e notando alcuni strappi sul vestito contornati da macchie rosse che persistevano.
Il suo sguardo era spento. Mutato in una smorfia di odio.

-Cara, ascolta; se hai fatto ciò è perché ti sei trovata in difficoltà in quel momento, tu non sei un'assassina. Sei una bellissima ragazza, sei dolce, non faresti mai del male.-

La coscienza di Cara mutò rivelando sul volto uno strato viola dall'ira, non ragionava e le parole del ragazzo mandavano il messaggio in lei di provocazione e scherno.

-HO FATTO DEL MALE.- Aggrottò la voce rivolgendosi a lui. Non aveva più alcun controllo sul suo corpo.
La sua mano fredda e contusa strinse, in una morsa, il collo di Toby lasciandolo interdetto.
-IO VOGLIO FARE DEL MALE ORA.- La voce ancor più buia rivelò un'altra forma di Cara, una forma che nessuno avrebbe voluto assistere: i suoi occhi erano iniettati di sangue e dalla sua bocca uscivano denti affilati come rasoi. Dalla schiena comparve un tentacolo bianco, poi un altro, fino ad esserne quattro che obbedivano unicamente all'ira della ragazza.

Con essi cinse gli arti di Toby non permettendogli alcun movimento mentre il ragazzo guardò spaventato la sua amica.

-Cara, è inutile. Io non sento dolore... Ti prego, ora lasciami stare e rifletti. Tu non vuoi fare del male. Tu non sei come noi.-

-Che intendi dire?- Il tono stava tornando normale, ma la presa di Cara non cessò.

-Noi non abbiamo pietà, se dobbiamo uccidere lo facciamo, purtroppo è dovuta così la nostra natura. Ma tu, tu non sei così, sei cresciuta bene, sei forte e non hai una mente contorta da pensieri orribili. Noi tutti vogliamo che almeno tu, che puoi, debba crescere bene.-

-Non ti capisco!!-

-Tu non sei un mostro come noi!!!-

-Mostro?-

-Se hai la possibilità di non farlo, ti prego, non lo fare! Almeno tu...-

Cara rallentò la presa fino a lasciare il ragazzo a terra, allibito.
Tornò normale e riprese la lucidità; era la prima volta che accadesse di mutare come il padre, mai avrebbe potuto crederci. Le parole di Toby la fecero riflettere, fu sollevata ma appena dopo dispiaciuta; in quella casa nessuno poteva ritenersi fortunato quanto lei, lei aveva la possibilità di poter essere una ragazza normale e condurre una vita tranquilla, al di fuori della terribile realtà in cui erano invece schiavi gli altri. Avevano quel demone dentro che bisbigliava al loro orecchio cose mostruose, impotenti dovevano accondiscere. Mai se lo sarebbe aspettato la ragazza bionda che guardava a terra con tristezza, mentre lui la abbracciò con estrema delicatezza sfiorandole i capelli con il naso.

-Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Tu sei forte, una coraggiosa ragazza.-

My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora