32. Non si può tornare indietro

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Un forte tuono fece sobbalzare la ragazza, di lì a poco cominciò anche a piovere e di temporali estivi se ne vedevano raramente. Cara e Toby stavano correndo verso casa, passarono per il fitto bosco evitando sguardi indiscreti di automobilisti; il ragazzo andava ad una velocità impressionante e solo dopo si accorse di quanto la ragazza fosse più lenta, si trovava a metri da lui, col petto gonfio e le guance rosse.

-Scusami, sono abituato a correre veloce, mi sento anche a mio agio nel bosco.- Ma ora che era vicino notava che sul volto di Cara erano segnate delle lacrime, stava piangendo. Ella si resse sulle ginocchia, per un attimo, vacillò ma Toby la riprese e la accompagnò vicino il tronco di un albero. -Cara, dobbiamo andarcene. Siamo ancora nella zona a rischio, potrebbero tornare a fare controlli anche in questo momento e se dovessero vederci ci riempirebbero di domande...-

-Sono ricercata anche io.- Sorrise amaramente la ragazza, avendo capito le reali ragioni di Toby: lui non era preoccupato per il possibile interrogatorio, era un assassino, sicuramente lo ricercavano come anche a lei, ora che aveva ucciso ben due persone davanti a del pubblico. 

Adesso si era calmata, le guance tornarono lentamente più rosee e il respiro regolare. Teneva lo sguardo basso fissando il fogliame inumidito sotto i piedi. 

-Perché non mi dici mai la verità, per una volta?- Chiese con tono quasi supplichevole, amareggiato.

Toby non seppe che rispondere, tolse gli occhiali gialli tenuti in fronte e li analizzò con insistenza, su di una lente c'era un taglio causato da un recente scontro. Sulla sua mano ancora le cicatrici di quel giorno. 

-Hai ragione, scusami.- Rispose semplicemente lui. Cara lo guardò come se lo volesse incitare a continuare, voleva sapere di più di quel ragazzo. -Sono un assassino, da molto prima che ho conosciuto te. Ed è stato proprio tuo zio a salvarmi.- Toby prese un lungo sospiro e decise di raccontare molto a Cara, a condizione, però, di riprendere in fretta la strada verso casa. -Molti anni fa, vivevo con la mia famiglia, in una cittadina piuttosto lontana da qui; non condividevo gioie e spensieratezze come tutti i ragazzini di allora, in realtà, passavo lunghe giornate in seduta dallo psicologo poiché ho alcuni problemi fisici e mentali, quali tic molto frequenti e attacchi isterici in cui posso anche picchiarmi da solo. Certo, ora è un po' diverso: allora non riuscivo a parlare, sia per la paura di sembrare un poveraccio sia per i tic, ero costantemente giudicato dalle persone.- Cara ascoltò tutto attentamente e notò che il ragazzo strinse i pugni trattenendo un tic nervoso. -Le uniche persone che mi erano affianco erano mia madre e mia sorella, morta poco tempo dopo in un incidente... Da lì ho perso la ragione totalmente... Ero arrivato a tal punto di voler vedere soffrire le persone davanti a me, come quel gran bastardo di mio p...padre. Mi odiava ed io odiavo lui... L'avevo ucciso e mia madre dovette chiamare la polizia, così scappai e corsi verso il bosco riuscendo ad appiccare un incendio, in quel momento credevo mi p...prendessero...- Toby ricominciò a balbettare e ciò lo faceva innervosire troppo, Cara lo vide per la prima volta diverso, arrabbiato, eppure il ragazzo continuò senza esitare -In quel momento Slenderman, che avevo già visto diverse volte, mi salvò dall'incendio portandomi con sé. Sono ormai parte della famiglia, come gli altri, del resto.-

-Non potevo immaginare nulla di ciò... Toby...- Cara non aveva più le parole. 

Erano così simili, così strani, così incomprensibili al mondo. Entrambi sapevano di essere diversi, che la realtà li aveva dovuti cambiare per forza per sopravvivere in quella vita.

La ragazza si voltò verso il moro e si sorprese dalle lacrime. Toby stava piangendo per la prima volta davanti a lei. 

Ormai erano quasi a metà strada, Cara volle seguire l'istinto e, senza pensarci due volte, bloccò Toby stringendogli le mani gelide, poco più roseo di lei.

-Toby, devi sapere che ti ho sempre ammirato, anche se non sapevo nulla di te, dal primo giorno ho visto... Non me lo so spiegare... Una luce strana nei tuoi occhi.- Ammise la ragazza col rossore sulle guance, voleva esprimersi con lui, sapeva di poterlo fare, in qualche modo lo sapeva. -Sai, io ho ripreso un altro potere da mio padre, quello di leggere nella mente delle persone. Sin da quando ero piccola ho sempre saputo cosa pensassero le persone di me, quanto giudicassero la mia vita per l'assenza di un padre e la miseria che mi circondava. Da quando sono con voi mi sento realmente a casa, mi sento accolta in una grande famiglia e non mi importa quale sia il tuo passato... Insomma, non devi sentirti giudicato... Io... Ti capisco...- La ragazza arrossì ancora più violentemente quando gli occhi del bruno si immersero nei suoi, quando ad eliminare quella distanza tra loro bastavano solo dieci centimetri...

-Sei tenera, anche quando diventi molto rossa...- Sorrise lui e Cara avvampò, le piaceva davvero molto Toby, specialmente per i suoi tratti pacati e sensibili.

Fu proprio Toby ad avvicinarsi a lei, le scostò una ciocca di capelli dalla fronte per ammirare meglio i suoi mistici occhi chiari che, quando diventavano rossi avevano il potere di ammaliare chiunque, lo stesso potere del padre; ora erano chiari, così chiari che il ragazzo poté vedere la sua immagine riflessa. Non li aveva mai ammirati da così vicino, era davvero una meravigliosa fanciulla.

Cara seguì il suo cuore che in quel momento le diceva di avvicinarsi di più a lui, gli toccava il mento, era molto alto Toby, mentre quest'ultimo prese il tondo volto della ragazza con entrambe le mani. Il tempo sembrò fermarsi, le foglie che cadevano seguivano un ritmo lento, adagiandosi al suolo senza far alcun rumore, cullate dal vento che esso stesso non emetteva suono. 

Come in una favola, le morbide labbra di Cara toccarono per la prima volta quelle sottili di Toby, erano così calde, stranamente, così belle da assaporare che non si sarebbe voluta staccare mai da esse. Cara si strinse nel petto del ragazzo che la accolse come a volerla proteggere, senza saperlo, stava facendo sentire la ragazza a casa, cullata dalle sue braccia e lui avvolto dal delicato ma dolce profumo di lei che emanava la sua pelle, i suoi capelli setosi. Sembrava davvero una principessa, così come aveva sognato da sempre un bacio col suo principe, col ragazzo che da anni aveva attirato la sua mente e il suo cuore.






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