44. Sono i miei sentimenti a tenermi in vita

253 21 8
                                    

Un pugno tagliò l'aria pesante, diventata quasi un macigno. Si fermò a pochi centimetri dal volto del padre ma nessuno sapeva la ragione.

Il volto del mostro era contorto in mille espressioni intente a lottare e sovrastare l'una sull'altra. Indietreggiò di qualche passo, bofonchiò parole senza senso e che solo esso pareva comprendere. Poi, alzò il braccio, teso verso l'alto, e tentò di afferrare un suo stesso tentacolo, come per strapparlo dalla sua schiena.

Cacciò un verso simile ad un lamento ed indietreggiò tanto, sbilanciandosi e cadendo all'indietro.
Gli altri potevano solo osservare, Offenderman forse capì: Cara c'era, era ancora viva e stava lottando in quell'esatto momento.

Jeff tese una mano verso quel corpo ma Offenderman gli ordinò di stare al suo posto; di lì a poco la situazione sarebbe mutata notevolmente, in bene o in male.

Quel mostro era in preda all'ira, lottava con la parte che credeva morta, percependo enormemente fastidio e l'impulso di soffocarla una volta per tutte ma non sapendo come. Il dolore interno non lo toccava nemmeno ma quello fisico riusciva a percepirlo tanto quanto il lato buono e tonto della ragazzetta. Però esso riusciva a sopportare molto più di lei, così, senza indugi, continuò a massacrare la corazza della sua entità nera e profonda, in fondo era solo un corpo dalle sembianze umane; la sua entità non sarebbe morta mentre la coscienza della stupida ragazza sì, aveva troppi collegamenti.

-Non me ne faccio più nulla di questo...- Mugugnò con voce abissale e tetra il mostro. Il suo tono sinistro rimbombava nella testa dei presenti, interdetti su come agire.

Riuscì a riottenere il controllo totale del corpo e, con i suoi stessi tentacoli, provvide a un soffocamento, avvolgendoli al collo.
Ogni qualvolta stringeva di più sentiva un eco lontano della voce sottile e frivola della ragazzina che piangeva pur di farlo smettere.

-BASTA!- Venne fuori un urlo agghiacciante; per un secondo era stata lei a riprendere il controllo del suo corpo. Riuscì a mantenerlo, facendo sì che adesso replicasse le stesse azioni ma per battere il mostro, seppur sembrò tutto inutile. Stava solo danneggiando se stessa.

Ben avanzò ignorando completamente il richiamo degli altri, non riusciva più a starsene con le mani in mano. Agì per istinto, perché provava realmente dei sentimenti per quella ragazza, al contrario di quanto avessero potuto pensare gli altri. Mostrò i denti e guardò di sottecchi la figura maligna ai suoi piedi che sghignazzava, con le braccia distese verso il suolo e tra le dita sangue e terra impastati assieme; il suo cruccio la guidò verso le caviglie del ragazzo per afferrarle ma lui riuscì a schivarla.

-Cara, tu puoi battere questo mostro.- Ben incoraggiò la ragazza intrappolata in quel guscio. Lei lo sentiva ma non aveva abbastanza forze per rispondergli. Oltretutto, l'essere chiamato in causa rise beffeggiando l'azione frivola del biondino dagli occhi rossi. Con uno scatto repentino prese una gamba del ragazzo, lanciandolo verso Jeff che riuscì appena a prenderlo, cadendo insieme.

Non vi era più nulla da fare, neanche Offenderman sapeva come agire. In quel momento si sentì anche peggio, terribilmente la causa di tutto quel dolore. Si colpevolizzò per non esser mai stato presente in passato, poco in quel periodo, aver accalcato tanta responsabilità sulle spalle di una ragazza che stava allora maturando, senza mai darle un consiglio forte e sincero su ciò che era per metà. A causa di quel malessere si era distanziata da molte persone, quali suoi amici d'asilo, sua madre stessa che non riusciva più a gestire una situazione simile.
Offenderman si sentiva inadeguato, non meritava di starsene fermo ed evitare il confronto con quell'entità.

Si avvicinò ad essa intimandole di stare ferma ed ascoltarlo. La creatura con la schiena poggiata al tronco secco annuì e di tanto in tanto trapelò alcuni scatti inusuali come se stesse difendendosi da degli attacchi.

-È colpa mia- , prese parola il padre senza scomporsi -sono stato superficiale e non ho prestato attenzione alla creatura che mi ha dato più gioia in questo mondo, nonostante tutto.-

Vi fu un silenzio abissale, i due ragazzi rimasti indietro fissavano la scena interdetti, alternando lo sguardo da Offenderman al corpo di Cara che ora sembrava anche più... Umano.
Le labbra sue socchiuse la stavano permettendo di raccogliere ossigeno a sufficienza, le stava mancando il respiro.

-So che sto parlando a te, Coraline. So che sei qui con noi, questo mostro non può ferirti, tu sei speciale. Non devi lasciarti vincere da una entità minore in te, non ne hai assolutamente bisogno.- Aggiunse con una serietà spaventosa. Offenderman era solito indossare quel cappello nero che gli copriva metà del volto, ciononostante allora si poteva scommettere che stesse piangendo.
Si strinse più nel cappotto per non volersi mostrare così davanti sua figlia ma non ce la fece proprio.
-Non lasciarti vincere, piccola mia, dimostragli che sei forte.-

-Papà...-

La ragazza mugugnò con voce strozzata, fino a quando egli non alzò lo sguardo in lei non poté accorgersi che Cara stesse piangendo a sua volta; era proprio lei. I suoi grandi occhi cerulei visibilmente lucidi chiedevano pietà, desideravano conforto e che tutto quel dolore fisico potesse terminare al più presto.

Era riuscita a riprendere il controllo della sua mente, del suo corpo, grazie alla voce di suo padre che aiutò a svegliarla, farla scappare dal limbo che nascondeva in sé da troppo tempo.

-Ti sbagli.- Commentò Cara, con un filo di voce, atterrita e con le palpebre verso il basso.
La sua entità buia continuava a chiedere il perché con un eco che risuonava nella sua testa; stava scemando, diventando quasi un ricordo sempre più lontano.




Il perché era molto semplice in realtà e Cara lo ripeté a se stessa tante volte da allora: i ricordi sono la fonte della sua energia. Della sua salvezza.
Non appena ebbe riconosciuto la voce di suo padre venne colta da una sensazione indescrivibile ed estremamente piacevole; un'ondata di immagini erano apparsi davanti ai suoi occhi permettendogli di riacquistare la purezza che stava perdendo. Tutto, sin dagli abbracci di sua madre quando era piccola, il braccialetto bianco in regalo, la prima volta che aveva riso assieme a Joel e Sally, il primo incontro con suo padre, il primo bacio fugace con Ben. Quei ricordi li avrebbe custoditi con sé per sempre. Cara non era un mostro, i mostri non sanno amare.

La ragazza dai capelli biondi e lisci, danzanti assieme al vento caldo di quella estate, stava seduta  su una panchina in legno di fronte l'immenso giardino della propria villa, intenta a scrivere una poesia d'amore rivolta al suo ragazzo. Amava scrivere quanto prendersi cura della natura intorno a sé; inspirava il profumo delicato dei fiori impollinati, il tepore dei raggi solari le scaldava la schiena scoperta, mentre dentro la villa il solito viavai animato era a causa di Sally che inseguiva Jeff e Jane che gridava ai due.

-Mi spiace per tutto ciò che è successo, davvero tanto...- Commentò mortificata Cara verso Jane e Jill che, al contrario, ci erano passate sopra e preferivano dimenticare tutta la vicenda. Stavano bene, nonostante ferite evidenti il loro organismo non avrebbe potuto permettere loro di morire una seconda volta. Ciò valse per la biondina stessa che, anche negli anni a seguire, avrebbe avuto sempre la stessa età, lo stesso viso tondeggiante e l'apparenza giovanile ed in fondo non le dispiaceva affatto. Sorrise a sua volta e quando si girò di spalle, notò Ben. Il ragazzo non disse nulla, la prese per mano e la portò nel loro luogo magico, il videogioco. Per secoli continuarono a scherzare e ridere assieme come due ragazzini, finché sarebbe ancora esistito quel mondo e finché sarebbe ancora esistita quella realtà. 

Imparò ad accettare se stessa senza alcuna paura; non era un mostro, era solamente diversa da tante persone ed era riuscita nel tempo ad apprezzarlo. Il dono più grande che avesse potuto ricevere Offenderman, nonché tutta la loro grande e bizzarra famiglia. Una creatura sensibile e dolce con un animo travolgente ed imbattibile. Egli non poteva essere più fiero della sua figlioletta.


Fine




My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora