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Cara rifletté sulla giornata precedente e sull'accaduto a quel ragazzaccio di nome Oscar. La cosa che meno la acquietava era che la morte di un essere umano di fronte ai suoi puri occhi non le diede sgomento più di tanto; non c'entrava la forte antipatia per quel tipo perché mai arriverebbe a pensare una cosa simile prima d'ora, eppure dopo quella sera si sentiva diversa, nuova.
Era distesa sul letto, impassibile, alzò un braccio pallido e lo fissò incessantemente senza un preciso motivo, notando che fosse un po' più maluccia del solito. Era dimagrita molto, o meglio, il suo corpo si era evoluto così velocemente che non riusciva ad adeguarsi ogni volta, sentendosi sempre con un lieve svantaggio.
I capelli biondi ma spenti solleticavano le coscie spoglie e la sua voce era maturata regalando alla ragazzina una nota calda e piacevole, di tanto in tanto cantava sotto la doccia.

Da quella sera passò quasi tutti i giorni ad interrogarsi sul proprio atteggiamento divenuto molto più schietto e saputello; leggeva molto, avrà letto almeno trenta o quaranta libri in quegli anni e questi le fruttarono un'ottima cultura generale, strabiliante per una ragazza di quasi 14 anni.
Già, il tempo volava davvero. Il suo amore non si era perso, era addirittura maturato ignorando volontariamente il carattere truce e spietato di lui quando era in giro ad attaccare. Toby, però, riservava il proprio essere normale a lei, nonostante avesse alcuni piccoli problemi che la ragazza ignorava perché lo amava.

-Lui non lo sa ancora?- Splendorman spezzò il silenzio nel verde prato di casa sul quale Cara era distesa.

-No... Ho sempre paura di dirglielo. Secondo me, non prova nulla.-

-Ma no, sei tanto tenera! Ho visto come ti guarda, secondo me, invece, è cotto di te!- Sorrise lui buffamente. - Ho notato che ti osserva spesso quando stai leggendo in sala o quando guardi la tv.-

-Ahah, buon scrutatore!-

Cara adorava Splendorman, erano ormai migliori amici, nonché zio e nipote.

Una sera, Cara decise di uscire a fare la solita passeggiata notturna, la preferiva al giorno poiché cominciava ad apprezzare più il buio che la luce; si sentiva più accolta e sicura, avvolta dalle lenzuola del buio e la guida lunare sul suo cammino, inoltre molti animali uscivano allo scoperto per cantare assieme creando un bellissimo spettacolo suggestivo, anche le lucciole svolazzavano lì intorno.

Cara si fermò nuovamente nella zona adatta al campeggio, trovando solo un pick up giallo accampato lì, senza nessuno al suo interno.
Oltrepassò quella zona giungendo a pochi metri dalla strada asfaltata, la quale portava alla casa dei signori Black, da come ricordava.

Non sarebbe mai tornata lì ma la curiosità di sapere come stava quella gente le girava nella testa. Ora che era cresciuta sembrava più diffidente e menefreghista, somigliando sempre più al padre.

Si sedette ad una panchina in legno, stanca, sperando di incontrare di nuovo Toby lì intorno. Fece ancor più buio, dovevano essere almeno le 23.00 ma a lei non passò proprio per la testa di far ritorno, le piaceva troppo stare là. L'età della trasgressione si faceva sentire, lo aveva previsto anche Trenderman che la ragazza avrebbe avuto un periodo di emozioni sballate e incomprensibili, in fondo ormai era adolescente. Ma Cara sentiva che non poteva essere semplicemente un periodo, forse era quello il suo carattere plasmato a causa di tutte le situazioni avvenute dal passato al suo piccolo presente; era diventata forte. Dura e forte.

Le sarebbe piaciuto stare lì con il ragazzo dei suoi sogni e appena finito quel suo pensiero un rumore subitaneo si presentò alle sue spalle, dove erano situati i cespugli.
Cara si alzò restando allerta, si guardò intorno senza notare nulla di sospetto quando una figura alta e possente fece capolino dalla sua destra, affianco ai cespugli.
Era un uomo, sulla cinquantina, coperto da un grande cappotto e una folta barba. L'aspetto trasandato e l'andatura barcollante fecero intuire che fosse ubriaco e finito così lontano poiché andasse in giro incosciente di tutto.

Però notò bene Cara e non si fece fuggire l'occasione; lei lo guardò prima schifata poi inorridita da ciò che volesse fare, cominciò a indietreggiare ma si sentì intrappolata dalla strada e dall'uomo.
Un qualcosa le arrivò.
L'istinto di sopravvivenza.
Prese una breve rincorsa e colpì in pieno stomaco l'uomo con un calcio, nonostante la poca forza, l'uomo era svantaggiato dalle sue condizioni pessime e cadde a terra.
Eppure si alzò velocemente prendendo un poco di lucidità forse dovuta alla batosta, ora innervosito dalla ragazzina.
Lei tentò di ingannarlo tirando un altro calcio per poi fuggire ma il suo piano andò in fumo quando egli, alzandosi in piedi, sembrava molto più grosso e aggressivo.
Le prese il polso trascinando il suo minuto corpo a sé e ghignando.
Orribile situazione, ma Cara non si diede per vinta. Appena fu poco distante da lui gli sputò in faccia mostrandosi tracotante e ghignando poi lei.
Lui la spinse avendo tempo di asciugarsi ma Cara non si sentiva soddisfatta.
Voleva di più, voleva un qualcosa di atroce che dovesse subire quell'uomo, per punirlo dalle sue malintenzioni o per altro motivo, voleva provocargli dolore. Ancor più dolore.

Non ci avrebbe mai creduto a ciò, eppure eccola lì, la sua nuova occasione: rimase ferma e immobile a fissare l'uomo irato e finalmente si diede il via.
Caricò un pugno per poi seguirne altri che fecero del male al tipo, distraendolo. Trovò un ramo a terra che utilizzò come arma tirandolo copiosamente sulla schiena, sulla nuca, sul petto, sull'intero corpo dell'uomo adiacendolo piano piano al suolo.
Giaceva inerme lì e paradossalmente Cara sorrise, un sorriso che non le apparteneva affatto, almeno fino ad allora.

My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora