29. Alla meta

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Passarono alcuni minuti intanto che la ragazza camminava di fianco all'amico.

Toby mise le mani nelle tasche e cominciò a fischiettare, mentre Cara aumentava sempre più il passo in preda al nervosismo.

Passarono altri minuti, forse troppi, e la biondina non ce la faceva più a vagare con troppe incertezze, con di fianco un ragazzo che non le stava parlando più di tanto ed anzi, le sembrava quasi distaccato.

-Toby, quanto manca?- Cercò di sembrare più calma possibile.

-Ancora molto, credo. Alla fine della strada c'è un incrocio che porta sia in città sia in periferia.- Alzò le spalle e quel gesto sembrò quasi di sfida a lei.

-Ma sei sicuro?-

-Certo.-

Cara in fondo era felice. Aveva di fianco il ragazzo che tanto le piaceva ed anche le voleva bene, era davvero buono con lei e soprattutto adorabile, i suoi occhi scuri la facevano impazzire ogni volta che lanciavano sguardi di interesse sulla ragazza.
Eppure lei credeva di non essere alla sua altezza.
Qualcosa la bloccava.
Il flusso di coscienza la tormentava, le ripeteva costantemente ciò che ella sapeva ma non voleva dire, le elencava ogni difetto che ella stessa possedeva e per il quale non sarebbe mai stata capace di farsi apprezzare: tra più di questi, il fatto di somigliare tanto a suo padre.
A Cara piaceva Toby, o forse provava solo una certa simpatia.
Neanche lei lo sapeva più.
Quel pensiero la rattristava tantissimo, anche per tale motivo camminarono in perfetto silenzio.

Cominciava a fare freddo ma la ragazza insistette nel proseguire ed ad ogni scusa di Toby di tornare indietro si insospettiva sempre più.

-Toby! Mi puoi dire se siamo almeno un po' vicini? Mi sembra di camminare a vuoto.- Esplose lei.

-Cara! Io...- Si fermò.

-Mi dici dove stiamo andando?-

-Voglio che... Che tu sia al sicuro perciò ti sono affianco.-

-Ma cosa stai dicendo?-

-Non posso lasciarti andare in giro così, specialmente ora... Che hai di certo i poteri di Offenderman. E non li sai controllare. E...-

-...E certo! Tu mi spiavi! Bravissimo, avevo ragione a dire che stavamo camminando a vuoto.- Cara gesticolò abbastanza per poi voltarsi e smettere di guardare Toby negli occhi, in quei splendidi occhi scuri che tanto la facevano impazzire.
-Voglio andare da Joel. È troppo chiedere questo?- Incrociò le braccia al petto senza aspettarsi una risposta.

-Hai ragione, però non posso farti allontanare troppo dalla casa. Cara...- La chiamò tremante e quando lei si voltò capì perché.

Dietro la schiena di Cara erano usciti dei tentacoli, li stessi del padre. Ondeggiavano con la punta verso l'alto e piuttosto rapidamente, creando una sorta di barriera per difendere la ragazza.

-No... Io non li voglio!!!- Gridò lei in preda disperazione, tentando di nasconderli invano.

-Vedi? Ora sai cosa stavo cercando di farti capire. Non puoi controllare la tua rabbia, così rischi di farti del male e far del male a qualcuno a cui vuoi bene.- Toby osservava i tentacoli avvicinarsi al suo viso, uno gli sfiorò i capelli. - Cara, calmati. Vedrai che andranno via.-

Toby guardava Cara negli occhi e come ogni volta lei si perdeva, cadeva nell'oblio di quello sguardo castagno. Si sentiva meglio e infatti anche le sue sembianze tornarono normali, i tentacoli a poco a poco si ritirarono, gli occhi divenuti rossi stavano riprendendo il colore naturale.

-Toby... Per favore.-

-Cosa..?-

-Portami da Joel. Per favore.-

Se forse voleva, non poteva. Eppure qualcosa gli fece cambiar idea, così accontentò davvero la ragazza, le disse di correre, prendendo la sua mano, scappando lontano, lungo la strada vuota a quell'ora, ma quasi colma delle loro flebili risa.

-Dobbiamo muoverci. Non abbiamo tanto tempo.- Avvisò lui tra un respiro ed un altro.

Arrivarono all'incrocio e appena dopo una schiera di case, raggiunsero quella che interessava a Cara.
Appena dopo il cancello.

-È questa, giusto?-

-Esatto.- La biondina si avvicinò al cancello senza farsi notare, girò intorno alla casa, sbirciando il vasto giardino sempre curato ed una Ford bianca parcheggiata sul retro.
La villa era rimasta la stessa, grande, per niente in stile moderno ma alla ragazza piaceva, quattro piani, piena di finestre alte dalle quali si intravedevano le tende mogano delle camere.

Sentì un fruscio così si nascose dietro un albero trascinando anche Toby, quando scoprì essere solo il gatto dei Black.

-Micio, mi sei mancato tanto.- Lo prese in braccio Cara lasciando che esso le leccasse la guancia.

-Dobbiamo suonare.- Incitò lei ma Toby la fermò.

-No, è meglio non farsi vedere da troppe persone, circolano pessime voci in giro, ricordi?

-Giusto. Spero che Joel ci viva ancora qui.-

E mentre Cara scrutava ogni dettaglio dalle finestre due voci femminili parvero a pochi metri da loro, costringendo i due a nascondersi un'ulteriore volta dietro il tronco di due alberi, restando immobili.

-Jessica, ti ringrazio di essere venuta, è stato molto piacevole chiacchierare con te.- Era la signora Black.

-Oh, grazie a te. Ronald dovrebbe essere qui a momenti, la partita di golf è già finita.-

-Ahah, è veramente matto di quel gioco.- La signora Black si sedette all'altalena in giardino. Era girata di spalle, indossava un grazioso abito blu notte ed un nuovo taglio di capelli le scendeva a boccoli lungo le spalle.

Poco dopo arrivò un'altra automobile che parcheggiò accanto agli alberi, Cara trattenne ancor più il respiro sperando che la macchina non si avvicinasse ulteriormente.
Scesero due uomini in tuta sulla cinquantina, il primo salutò le due donne con un sorriso radioso, l'altro era il signor Black e trapelava molta stanchezza e quasi nervosismo dallo sguardo.

-Caro, vi siete divertiti? Vi vedo molto stanchi, ho fatto un dolce alle nocciole, ve lo porto subito.- Era sempre esageratamente premurosa la signora Black col marito.

-Grazie, tesoro.- Il signor Black si sedette goffamente, l'esatto opposto del suo aspetto, picchiettava le dita contro il tavolino in vetro mentre si guardava intorno più volte, qualcosa non andava.

My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora