28. Gli occhi dell'inferno

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Capitolo più lungo dei precedenti


Quando Cara aprì gli occhi si trovava su un morbido letto color avorio in una stanza che non era la sua; la vista ancora offuscata le permetteva di vedere solo alcune macchie più scure sul muro che, appena era riuscita a focalizzare il tutto, aveva riconosciuto come le tende.
Il morbido lettone vuoto sembrava accoglierla ma la ragazza voleva alzarsi per via dello stomaco sottosopra; ci si era messo anche il mal di testa.

Quando si alzò le venne un colpo notando solo ora il padre seduto su un'ottomana accanto alla porta.
Egli sorrise appena vedendo la figlia sveglia ma era visibilmente preoccupato per lei.

-Tesoro mio, cosa hai..?- Avanzò verso Cara ma ella lo bloccò con il palmo della mano, mentre con l'altro tratteneva la tosse inutilmente. - Ti accompagno in bagno.- Riprovò lui e quella volta la ragazza cedette correndo in bagno, mentre le gambe reggevano appena.

Le venne l'istinto del vomito e quando si fermò pronta davanti alla tazza uscì improvvisamente sangue, molto sangue dalla bocca e dal naso, quasi fosse una forte emorragia. Cara, impaurita, urlò dallo sgomento attirando il padre che corse a stringerla forte tra le sue braccia e con una mano tentava di reggere la testa della figlia.

Fortunatamente il brutto durò pochi minuti, la ragazza tremava ancora e non sapeva darsi una spiegazione, aveva anche dei cedimenti continui e i suoi occhi parevano molto più affossati del solito.
Aveva la pressione bassa, constatò Offenderman.
Egli la adagiò nuovamente sulle coperte e le portò più in fretta possibile cibo zuccherato, poco dopo Cara si sentiva già molto meglio.

-Hai avuto un terribile calo di pressione, amore.- Offenderman accarezzò dolcemente la fronte della figlia e sorrideva alla vista della sua bellissima Cara.

-Do... Dov'è mamma..?- Biascicò lei, sudante e infreddolita.

-È fuori a curare gli arbusti che avevi piantato, vuoi che te la chiami?-

-No... Voglio... Non lo so.- Rispose lei confusa, non riusciva a ragionare ed ogni parola la esalava con fatica.
-Papà.- Lo chiamò improvvisamente.

-Dimmi, tesoro.-

-Perché avete... Hai ucciso il mio amico...- Respirava con affanno.

-Cosa stai dicendo, tesoro?-

-Duh... Ho visto... Un corpo a terra e... E ho riconosciuto Eric... Eric...-

-Chi è Eric..?-

-Era il mio fratellastro... Il fratello maggiore di Joel...- La voce si assottigliò nascondendo un fremito, le scesero le lacrime.- Gli... Gli volevo bene. Perché..?-

-Cara, io...-

-Perché avete ucciso mio fratello... Cosa ha fatto di male... Cosa...- Lo interruppe lei scoppiando a piangere.

Offenderman non sapeva cosa fare, quella reazione lo lasciò interdetto, cosciente di aver ucciso un ragazzo ma non che quello fosse proprio il vecchio fratellastro della sua bambina. Egli era riuscito ad avanzare troppo, non poteva, doveva essere ucciso a tali condizioni, non era colpa di Offenderman di certo, tantomeno di Splendorman. Lui non uccideva più ormai con tale frequenza eppure aveva dovuto farlo, senza aver considerato tale reazione da Cara.

Il padre tentò di accarezzare il braccio della figlia ma lei lo ritrasse immediatamente e gli lanciò uno sguardo carico di odio e disprezzo. Aveva gli occhi gonfi e poco violacei, come quelli di lui quando si innervosiva, ciò poteva significare che la ragazza stesse per trasformarsi come la prima volta pochi anni prima.
Non voleva sicuramente ciò.

-Amore, ti prego, abbiamo dovuto farlo. Doveva essere fermato...-

-PERCHÉ?! Aveva fatto del male?! Vi aveva minacciato?! Cosa?! Scommetto che avresti ucciso anche il povero Joel, oh, chissà dov'è ora e se sta bene e se è ancora vivo, soprattutto...- Esplose lei alzandosi di scatto dal letto e sbattendo la porta, voleva tornare nel bosco, o forse no, era talmente nervosa che non riusciva a connettere i pensieri ed elaborarli in modo critico e razionale; sentiva dentro di sé solo odio e repressione, come se l'ambiente che la stava circondando fosse completamente sbagliata, degradante, infima e attanagliava il suo desiderio di pace e convivenza.

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