33. La morte ed il suo destino

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-Mi piaci, Toby.- Ammise Cara finalmente libera dalla timidezza.

Toby la guardò comprensivo e come risposta la strinse forte a sé un'altra volta, ella poteva sprofondarci tra le sue braccia. -E... Io ti piaccio..?- Chiese, ora titubante. Però voleva essere sicura.

-Cara, io...- Toby si bloccò non riuscendo a trovare le parole giuste.

-Ti prego, Toby, dimmelo...-

-Non posso ricambiare.- 

Ed in quel frangente Cara sentì i cocci del suo cuore cadere a terra. Imbarazzata, nervosa, triste ed arrabbiata, non sapeva darsi una risposta e si limitò a guardare il ragazzo interdetta.

-Non è facile, ti prego. Puoi capire, lo so.- Ma in realtà lei non capì nulla. Sembrava più un modo per svincolarsi, forse gli stava scomoda, così Cara, col busto rigido e le braccia dritte lungo i fianchi, tornò a casa, senza fiatare.

Passavano i minuti e la rabbia dentro di sé cresceva, detestava non sapere il perché, detestava, forse, che l'avesse rifiutata o trattata come se fosse ancora una ragazzina.

Cara poté sentire le guance ribollire, era davvero accaldata, notò, in seguito, dei tentacoli bianchi uscire di propria volontà dalla schiena e penzolare nell'aria; si era trasformata. Non sapeva affatto gestirlo.

Sentì bussare alla porta ed urlò un -vattene - con tanta cattiveria che la persona dall'altra stanza si meravigliò per il suo caratterino.

-Jeff, per favore. Non voglio parlare.- Nel frattempo cercò di tranquillizzarsi e fare respiri profondi, cosicché quei strani tentacoli potessero andar via.

Passarono altri minuti eterni e finalmente la ragazza tornò normale, non più rossa ma del suo solito avorio, e sprofondò sul letto stremata. Non aveva fame, né sonno, i suoi pensieri la stavano tormentando continuamente senza ricevere neanche una risposta alle sue domande: perché era dovuto morire Eric..? Perché Joel sembrava aver voluto dimenticarsi di lei? Perché Toby non poteva ricambiare i sentimenti che lei provava?
Man mano si accorse che non aveva più nessuno al suo fianco, su cui contare. Oltre alle persone che abitavano in quella casa, che prima suscitavano interesse in lei mentre ora solo fastidio e incomprensione.
Il padre era più distante, così anche la madre. Sally si era più allontanata da lei, nel tempo. L'unico su cui poteva fare ancora affidamento era lo zio Trenderman, sempre pronto ad ascoltarla e darle un consiglio.

Ci rifletté a lungo e si decise ad andare nella stanza di Trenderman anche solo per un po' di compagnia. Questi la accolse con piacere lasciando il lavoro che stava facendo di un abito particolare.

-Non disturbo..?- Chiese titubante sedendosi su una ottomana perfettamente abbinata alle pareti.

-Affatto, non ti dare queste preoccupazioni. Mi sembri stanca, cosa è successo?- Nel frattempo riordinava dei vecchi schizzi e progetti.

-Riguarda... Toby...- Annuì incitandomi a continuare -È vero, mi piace davvero tanto ma a quanto pare non può funzionare, non può ricambiare i miei sentimenti. E... E sembra un'assurdità perché pochi minuti prima ci siamo scambiati il nostro primo bacio...- Arrossì violentemente.

-Purtroppo, ha ragione.- Aggiunse lui sedendosi sul bordo del letto. - Cara, è molto difficile da spiegare, però, è la stessa condizione di te e Sally...-

Cara alzò un sopracciglio così Trenderman si spiegò meglio, dopo un lungo sospiro.

-Noi non possiamo crescere, ricordi..? Sally sarà sempre una bambina, Toby sarà sempre un ragazzo. Cosa succederà quando diventerai una signora..? Finiresti con l'impazzire... Purtroppo la nostra realtà è questa...-

-Io sto già impazzendo!- Urlò lei alzandosi di scatto. -Non... Non riesco ancora a crederci a questa storia, vedere me crescere mentre voi rimanete sempre gli stessi... Non so che pensare. Io sono destinata ad invecchiare, perché? Perché voi e mio padre no?- Alzò le mani al cielo esasperata.

-Cara, tesoro, calmati.- Trenderman cercò di prendere le mani di Cara ma ella le tirò indietro ormai al culmine della rabbia. -Tutti noi, che da sempre abbiamo abitato in questa casa, abbiamo avuto un terribile passato e... Non è facile da spiegare. Noi non possiamo più crescere perché siamo già morti, devi credere a questo, Cara.-

-No... È tutto così assurdo...- La ragazza indietreggiò spaventata, le venne anche un capogiro.

Uscì di corsa dalla stanza verso il giardino, appena prima dell'entrata nel bosco, dove era solita stare per ammirare le sue graziose piante e le farfalle. Cadde sulle ginocchia esasperata, sporcandosi gambe e gran parte del vestito con la terra, mentre calde lacrime scendevano sulle guance precipitando sul dorso delle mani.
Non si era mai abituata a tutto ciò.
Si sentiva lei inadeguata, non voleva esistere.
La farfalla dalle ali nere era tornata ancora e, per l'ennesima volta, si posò sul ginocchio della ragazza come se volesse comunicare con lei; si sentiva a suo agio, un minimo.
Per la mente passò una sola ed unica soluzione che avrebbe dovuto mettere in atto di lì a breve, senza ripensamenti: la morte. Sperando che poi avrebbe trovato la pace.

My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora