35. L'inizio di una creepypasta (parte 2)

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Ben portò Cara fino ad una spiaggia che si affacciava ad un immenso oceano. L'orizzonte si mischiava con l'acqua, suscitava una profonda sensazione di disorientamento, oltre al bizzarro silenzio accompagnato da alcuni frame delle onde.

-Questo è uno dei posti più remoti. Spesso mi rintano qui, sulla spiaggia, quando non ho voglia di interagire con nessuno.- Esplicò Ben con lo sguardo fisso verso l'orizzonte.

Era sera, la ragazza non percepiva granché il freddo però una forte sensazione di vuoto sì; non riusciva a rendersi conto di quella dimensione parallela così simile ad un gameplay, piena di stranezze. Si adagiò sulla sabbia copiando la posizione di Ben, con le ginocchia al petto.

-Siamo dentro un videogioco..?- Chiese titubante, osservando con rammarico l'orizzonte anche lei.

-Questo è il mio videogioco. Vivo per questa cartuccia.- Rispose schietto lui ma la ragazza non afferrò il concetto, ogni parola data in più riusciva solo a confonderla maggiormente. -Sono legato ad esso dalla notte in cui morii. Insomma, sono parte di questo o forse il gioco è parte di me; non sono in grado di capirlo.-

-Posso chiederti..-

-Come sono morto? Affogato.- Rispose con una visibile scioltezza, anche se non degnava di uno sguardo la ragazza era visibile la sua agitazione, come se fosse affranto. Cara notò le vene sulle braccia di Ben farsi più visibili, tutto il suo corpo si irrigidì. Non voleva chiedere altro poiché si sentiva inadeguata, già per conto suo in aggiunta alla storia del ragazzo biondo, ma non dovette preoccuparsi perché fu proprio Ben a continuare il discorso. -Non ricordo quanti anni avevo, non ricordo il mio viso innocuo né tanto meno il volto dei miei genitori. Ricordo solo forti sentimenti di dolore e rabbia che persistevano giorno per giorno, finché morii annegato e mi risvegliai qui, nella mia nuova casa.- Ben ghignò e quell'espressione non piacque per niente a Cara, le faceva quasi paura.

-Sembra tutto assurdo...- Commentò lei ma Ben negò lo stupore della ragazza, confidando che si sentiva a suo agio ora, lì. Soprattutto con lei affianco.

A Ben piaceva Cara da anni, era più che ovvio, quasi pareva una sua ossessione ma le piaceva davvero tanto; ironia della sorte, si somigliavano anche molto, erano entrambi biondi, entrambi incompresi per degli inspiegabili atteggiamenti, così strani. Ben soffriva anche allora, soffriva nel vedere la ragazza prestare le attenzioni unicamente verso il ragazzo sbagliato, Toby, quando Ben stesso desiderava stare con lei più di chiunque altro al mondo. Quel bacio sotto l'albero fu veramente magico, si riempì del profumo di lei dopo l'altro bacio al compleanno, capì che non poteva starle lontano: aveva bisogno di lei, altrimenti si sarebbe sentito morire una seconda volta.

Guardò Cara ed ella ricambiò, non riusciva ad esprimersi e si detestava per questo. Titubante, poggiò la sua mano fredda sopra quella della biondina e lei non la tirò indietro.

Anche Cara cercava risposte in quel Ben, capiva che stava soffrendo, forse anche più di lei, chi poteva dirlo. Si sentì una sciocca pensando di aver il cuore spezzato per l'amore non ricambiato, poiché non vedeva l'altra realtà che aveva di fronte: Ben. Cosa pensava di lui? Lui era il ragazzo che le rubò i primi baci e le fece percorrere i brividi, la faceva sempre sorridere, anche goffamente, probabilmente perché voleva esserle vicino il più possibile. Si sentì davvero dispiaciuta.

-Ben... Scusami.- Strinse forte la sua mano in quella del biondo. -Puoi sfogarti con me, raccontami ciò che vuoi, quello che senti, io ti ascolto. Solo... Solo ora mi rendo conto di non aver mai capito qualcun'altro. Pensavo solo a me... Solo ai miei problemi frivoli.- Cara rialzò lo sguardo verso di lui e gli circondò la nuca con un braccio, portando la fronte di Ben a contatto con la sua. -Ora, parlami, per favore. Voglio sentire la tua voce...-

-Cara..- Ben poggiò la testa sulla spalla della ragazza e tirò fuori ciò che sentiva, con molto timore. -Prima di ora non mi sono mai sentito davvero contento per qualcosa, ma, da quando sei arrivata tu ho trovato un motivo per affrontare le giornate in modo diverso... Davvero.- Sospirò. -L'unico divertimento che ho è quello di spaventare le persone, attraverso le proprie console, i propri software, quasi come se fossi destinato a tutto ciò. Non è, però, questo ciò che voglio. Io...- Ben impugnò della sabbia con rabbia per poi gettarla a terra, questa volò via come polvere, trasportata dal leggero vento che allora cominciò a tirare, seguito dalla profondità della notte. -Io voglio... Renderti felice... In qualche modo...-

Cara si sorprese dalle parole e dal modo di fare del ragazzo, quasi languido, che quasi implorava di stare con lei. In quel momento un pugno allo stomaco sembrò arrivarle, un seguirsi di emozioni tra dispiacere, senso di colpa, tenerezza, dolcezza... Non capiva più nulla. Lui sembrava dimostrarle il vero amore, quello che Cara non aveva mai ricevuto, e non era affatto come ciò che sentiva per Toby, era assolutamente diverso; un forte affetto e paura verso qualcuno che potrebbe volare via da un momento all'altro, come la sabbia che formava quella spiaggia o come le lacrime del ragazzo che stava piangendo in silenzio, ora allontanato da lei.

-Ben...-

-CARA, IO TI AMO!- Gridò lui osservandola con le sue iridi rosse circondate da quel nero non più tanto profondo, quasi da potersi specchiare, mentre sulle guance si dipinse un miscuglio rosso sangue impastato alle lacrime salate, il solito sangue che sgorgava come ferite ora era ben visibile. Esasperato, era in piedi davanti a lei, anche Cara si alzò, sembrava volersi gettare nel mare ancora una volta, sentiva la ragazza confusa, amareggiata, sentiva di essere solo uno stupido che non avrebbe mai potuto farla felice. Destinato a soffrire per sempre.

Ben corse verso l'oceano ignorando in un primo momento le urla di Cara, quando lei riuscì ad afferrargli il braccio poco prima di gettarsi nelle acque da subito profonde, arrivando sempre più a toccare il fondo dell'abisso.

Successe come quella volta, quando vide per l'ultima volta il cielo sfocato da dentro la piscina per poi chiudere gli occhi per sempre; se anche ora fosse annegato, il gioco lo avrebbe resettato. Ben si sentì sfinito, sempre più soffocare, ora non aveva catene agli arti ma il peso fittizio del suo corpo sembrava comunque non giovare, scese sempre più in basso e percepiva sempre meno la stretta della ragazza, che a stento riusciva a tirarlo su in superficie. Entrambi stavano sprofondando verso una fine ignota, Cara agitava braccia e gambe ma col passare dei minuti si muoveva sempre meno, quasi in punto di svenire. Arrivò all'altezza del viso di Ben, gli accarezzò le guance e questi si svegliò ammirando da più vicino la sua piccola dea. Aveva commesso un errore e stava portando anche lei verso la morte. D'un tratto Cara azzerò le distanze baciando Ben e dandogli quel minimo di ossigeno che riusciva a trasmettere, quel poco che bastava per farlo riprendere. Fu il bacio più bello, erano unicamente loro due, immersi nel buio dell'oceano. I fluenti capelli biondi della ragazza ondeggiavano imitando il movimento delle onde, quasi come renderla una creatura speciale e mistica, una creatura del mare. Dopo quel delicato bacio la ragazza sorrise dolcemente mostrando delle fossette sulle guance e socchiudendo gli occhi, infondendo gioia nel cuore del ragazzo. Ella lo prese per mano dirigendosi in superficie, mostrando come in due avessero più energia.

Le loro teste sbucarono dall'acqua raccogliendo più ossigeno possibile, ciò dimostrò quanto quel mondo fosse strano e poco fittizio, alla fine.

-Non farlo mai più, chiaro?!- Cara sgridò Ben che subito si diresse verso la spiaggia con lei caricata sulle spalle, ignorando i suoi gridolini. -BEN!! Fammi scenderee!- La poggiò sulla spiaggia lasciando che i vestiti zuppi si riempissero di sabbia, compresi i capelli. I ciuffi di Ben lasciavano gocciolare l'acqua sulle gambe di lei, quasi per provocarla, ma la ragazza incrociò le braccia al petto e di rimando fece una smorfia buffa, finendo col ridere. -Ben, mi hai fatto preoccup...- Il ragazzo interruppe quel lamentarsi con un secondo bacio, lasciandosi trasportare da lei sulla sabbia fredda, cullati dalla notte fonda e dai loro sospiri, mai si sentirono più vivi.

My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora