31. Il Tempo

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Cara e Toby uscirono da quella vila e si nascosero dietro il vasto orto, quello che il signor Black curava con passione da molti anni e che era costituito da trenta tipi di ortaggi diversi, persino alcuni provenienti da fuori l'America.

I due ragazzi erano nascosti dietro i meli, si sedettero a terra e Cara sospirò.

-Mi ha dimenticata, sicuramente.

-Come fai ad esserne così convinta?- Toby continuava a guardarsi intorno per assicurarsi fossero soli.

-Hanno tolto perfino i miei peluche, magari li avranno buttati o donati, lui non lo avrebbe permesso mai.

-In fondo, erano molti anni che non lo vedevi. Credo che le persone cambino col tempo, Cara.- Toby si sedette accanto a lei e tolse gli occhialoni gialli dalla fronte per poi analizzarli sulle proprie mani. -Il tempo è il maggior fattore dei cambiamenti, non lo si può negare.-

Cara osservava incuriosita ciò che stesse facendo il ragazzo. Aveva ragione, come era cambiata lei lo sarebbe stato sicuramente anche Joel però lei non lo aveva dimenticato.

-Dimmi, te ne eri andata perché volevi stare con tuo padre, giusto?

-Sì. Sono felice, ora, non mi posso pentire... È solo che... Avevo legato così tanto con Joel, eravamo inseparabili...- Le tornarono i ricordi, anche quando litigava con Eric e la mente la riportava sempre su quel dannato cadavere. Strizzò gli occhi come volesse cancellare quell'amaro ricordo.

-Forse dovresti parlargli. Magari vedrai che si ricorderà di te. Però credo sia meglio lontano dai genitori, dovessero rivederti farebbero passare i guai ai tuoi.

-No. Non ci voglio parlare.- Cara chinò il volto lasciando che le ciocche bionde le coprissero il volto permettendole di piangere in silenzio senza alcun disturbo.
Toby non riusciva a capire, così le chiese spiegazioni ma lei cominciò a singhiozzare e si strinse più le ginocchia al petto.
-È vero, il tempo cambia molte cose. Non posso presentarmi così, dopo non avergli neanche scritto una lettera perché non potevo, non potevo dirgli che ho una famiglia assurda, un padre assassino dal quale ho ereditato poteri sovrannaturali che non so neanche gestire. Potrei ferirlo nel caso dovessi innervosirmi... Non voglio questo...-

-Cara, forse capisco come ti senti...- Toby non riusciva a trovare le parole adatte. La frustrazione della ragazza era troppa da contenere per un corpo così esile.

Cara si asciugò in fretta le lacrime e guardò Toby con un sorriso debole.
-No, scusami. Non mi riferivo a te, né a Sally, né a tutti gli altri. È solo che...-

Si fermò un attimo ad osservare la natura di fronte a lei, incerta sulle sue affermazioni.

-... È solo che, forse, avrei preferito non vivere.-

Toby strinse forte Cara a sé facendola arrossire dall'imbarazzo. Ella chiuse gli occhi e si concentrò sui battiti accelerati del castano, riuscirono a tramquillizzarla.

Tutto sembrava essersi fermato, i secondi passarono lenti come minuti ed il suono ovattato della natura lasciava sentire a Cara solo i battiti di lei e lui, all'unisono. Che bella sensazione, pensò. Ora percepiva davvero la pace e la percepiva col ragazzo che più la metteva in difficoltà e le piaceva.

-Mi piaci...- Sussurrò lei, cullata dal fresco vento che accarezzò le sue guance e le scompigliò i capelli.

-Davvero?-
Realizzò poco dopo di averlo detto realmente e che non era un sogno.

Cara guardò interdetta Toby, diventando sempre più rossa ed ora lo era perfino lui.

-Emh, io, cioè, no, cioè...-

Toby le sorrise e a quel punto la ragazza si fece ancora più rossa, stava cominciando persino a sudare.

Improvvisamente sentirono un urlo proveniente dalla villa, seguito da sirene continue della polizia.
Dalla loro posizione potevano vedere la scena però non riuscivano a scandire bene i volti: due agenti della polizia stavano comunicando un qualcosa ai signori Black e la donna era svenuta tra le braccia del marito.

-Entriamo nel boschetto a sinistra, da lì riusciremo a capire cosa dicono.- Consigliò Toby.

Si mossero lentamente e riuscirono ad fermarsi a pochi metri dall'entrata della villa senza farsi notare. Da lì vedevano bene la situazione: la signora Black era svenuta e la cameriera la fece sedere al tavolino fuori, mentre il signor Black impietrito e furioso allo stesso tempo sembrava quasi volesse aggredire gli agenti.

-Il laboratorio ha ottenuto risultati chiarissimi, signori. Siamo sconvolti anche noi, purtroppo non c'è altra ipotesi, si tratta proprio di Eric Black. - Confermò un agente ed adesso era tutto più chiaro ai due ragazzi.

Cara strinse forte i rami e, per sbaglio, ne ruppe uno, attirando l'attenzione del secondo agente che, per fortuna, si girò subito.

-Vostro figlio era uscito pochi giorni fa?

-Sì... Era... Era andato a casa di un amico per una vacanza... Non ci voglio credere... - La voce del signor Black era più strozzata, scoppiò a piangere anche lui ma si dovette asciugare subito le lacrime.
-A Joel lo dirò appena avrò le parole adatte... Grazie agenti... Vi prego, se avete ulteriori notizie, se sapete il movente e chi è stato fatecelo sapere subito...

Così gli agenti andarono via ed anche Cara e Toby dovettero tornare a casa, passando per un'altra via cercando di non incrociare i poliziotti.

My little daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora