Un nuovo giorno era nato nella grande capitale del Giappone e i primi raggi del sole colpivano la finestra della camera dove risiedeva Elle, naturalmente, già sveglio. Spense il computer, con il quale aveva lavorato la maggior parte della notte, e si preparò, costatando che di lì a qualche ora avrebbe avuto l'incontro con l'Interpol. Indossati i suoi soliti jeans con una maglia bianca larga, Elle preparò tutto l'occorrente a quell'imminente runione. Gia sapeva com'era la 'procedura': lui, ovviamente, non si sarebbe fatto vedere ma avrebbe parlato attraverso il computer tenuto da Watari e lì avrebbe spiegato tutti i suoi dubbi riguardanti il caso 'shinigami'. Il detective aveva una vaga idea su come sarebbe andata avanti quella storia, ma di una cosa era certo: avrebbe mandato quei criminali in carcere. Tra un pensiero e l'altro il tempo passò ed Elle, ben presto, venne avvisato da Watari che la macchina era pronta e stava per partire. Poiché il piano funzionasse, il detective rimase in hotel con il computer accesso e l'altoparlante attivo. Doveva solo attendere il segnale. Il vecchio arrivò, come al suo solito, in perfetto orario e dall'esterno dell'enorme sala poteva sentire molte voci che discutevano sul caso che aveva scombussolato il mondo intero. Appena Watari entrò, tutti si zittirono e cominciarono a fissarlo aspettando che parlasse.
"Io sono Watari, colui che rappresenta il detective Elle" il vecchio poteva scorgere molti sguardi di sorpresa e di puro stupore negli occhi di tutti quei poliziotti, compreso il padre di Light Sochiro Yagami. Quest'ultimo non poteva credere alle proprie orecchie. Lui, per carità, non aveva mai dubitato dell'esistenza di Elle ma lavorare con il detective più astuto al mondo, gli sembrava surreale.
"Elle lavora solo ai casi a cui è interessato. - specificò Watari - Quindi già sta lavorando per trovare una soluzione a questo enorme problema. Ora vi metterò in contatto con lui."a Sochiro, per quelle parole, gli passò un brivido su per la schiena. La serietà con cui il vecchio diceva quelle frasi incuteva quasi timore, come se fosse un copione che doveva ripetere ogni volta. Il vecchio accese il computer e su di esso apparì una L, scritta in un modo molto strano ma la contempo elegante. Ad un tratto una voce metallica risuonò in quella silenziosa stanza, il momento tanto atteso stava per accadere.
"Salve signori, io sono Elle e, come già detto dal mio socio, sto lavorando al caso 'shinigami'. Le prove che ho scoperto sono relativamente poche ma importanti. Come già avrete intuito questi assassini hanno una loro organizzazione, un loro credo e uccidono basandosi su di questo. L'unica cosa che posso dire in merito è che queste persone, per muoversi così velocemente e bene, hanno un capo ovvero qualcuno che da gli ordini e che organizza i vari colpi. Inoltre, ho modo di pensare che il capo di questa banda si trovi in Giappone, o per meglio dire qui...a Tokio. Questo perché i primi crimini sono stati fatti nella capitale, ed è andato avanti così per un mese circa. In aggiunta ogni messaggio lasciato, nelle varie parti del mondo, su tutte le scene del crimine è stato scritto in perfetto giapponese. Questa associazione vuole farci notare la sua esistenza...mette la firma su i suoi omicidi. Questo è quanto signori" la voce metallica si interruppe e il vecchio Watari chiuse di scatto il computer, fece un piccolo inchino a mo di saluto e uscì dall'enorme sala.
Se da una parte la giustizia stava facendo il suo corso, dall'altra Light Yagami stava pianificando un modo per ripulire la terra dalla spazzatura che ormai la ricopriva da troppo tempo. I due giovani, quella stessa mattina, si svegliarono presto e Light aveva un unico pensiero che gli passava per la testa: scoprire cosa Ryuk gli nascondeva di così importante. I due scesero le scale e mangiarono una cosa veloce. Entrambi, tutto il tempo, non spiccarono parola, infondo Ryuk non era pronto a sostenere una battaglia di battute con Light di mattina. Il corvino ricevette una chiamata e appena rispose la sua faccia cambiò colore. Light, ovviamente, se ne accorse e decise di rimanere lì zitto e buono, per vedere come si sarebbero evoluti gli eventi.
"Light devo scappare, mio padre sta avendo dei problemi e mi ha chiesto di dargli una mano.-disse Ryuk frettoloso, vestendosi velocemente e prendendo alla rinfusa i suoi oggetti, per poi buttarli dentro lo zaino - Ti spiegherò tutto appena posso"
"Ok Ryuk, ma lo sai che queste spiegazioni vorrei che arrivassero subito" disse il moro accompagnandolo alla porta e fermandosi proprio sulla soglia, dove lo prese per una spalla e lo strinse leggermente a mo di saluto. Ryuk annuì, salutando per l'ultima volta Light e la sua famiglia. Appena andato, il moro corse in camera sua e accese il suo portatile, situato sulla scrivania, e attivò il piccolo microchip che aveva messo sulla spalla di Ryuk nel momento in cui l'aveva toccato. Rem, la sorella del corvino, era sempre stata impeccabile nel campo dell'informatica, quasi a livello di un hacker. A volte era capitato che la giovane desse qualche consiglio a Light sugli oggetti e programmi da utilizzare. La ragazza diede, durante quelle 'lezioni', particolare attenzione all'uso delle telecamere e ai microchip in generale, tanto che Light arrivò anche a ottenerne qualcuno. Il giovane, in quel momento, ringraziò mentalmente Rem.
"Ok Ryuk, non volevo arrivare a tanto ma mi ci hai costretto tu" Light sorrise davanti all'aggeggio elettronico che gli illuminava il volto. Dopo varie impostazioni e programmi, sullo schermo apparì l'immagine di Ryuk intento a correre per le strade quasi deserte di Tokyo. Il corvino ci mise poco ad arrivare a casa dove suo padre lo tirò frettolosamente all'interno, cominciando a parlare velocemente, pronunciando parole sconnesse. Il corvino, per un attimo, fece una faccia confusa ma poi si ricompose, calmò il padre e lo incitò a spiegargli la situazione, ai suoi occhi, tanto grave.
"Ryuk la cosa è più grave di quanto pensassi, nel gioco è entrato anche Elle." bastarono queste parole per creare un capogiro al corvino, ancora in piedi sulla soglia della porta. Ryuk, in fondo, se lo aspettava. Per quanto tempo ancora sarebbero andati avanti, senza che qualcuno intervenisse. Il corvino aveva lo sguardo perso nel vuoto, non riusciva a dire mezza parola. Ma, alla fine, cosa poteva mai dire un ragazzo di soli vent'anni. Quella situazione era molto più grande di lui, forse più grande del padre stesso...non sarebbe finita bene.
"Rem lo sa?" fù l'unica cosa che Ryuk disse, ancora sconcertato dalla notizia precedente. Il padre annuì, dicendo che la figlia già si era messa la lavoro.
"Cosa hai intenzione di fare?" chiese ancora il corvino, avvicinandosi al padre con lo sguardo inespressivo e, ancora, perso nel vuoto.
"Se solo la mamma fosse qui, non sarebbe mai iniziato niente" quello era l'unico pensiero che girava nella testa di Ryuk in quel momento. La madre era sempre stata un punto di riferimento per entrambi i fratelli. Bella, gentile ma allo stesso tempo dispettosa e furba. Morì quando Ryuk era piccolo e Rem, poco più grande, una giovane bambina. Il suo caso era ancora aperto, ma si pensa che sia stata uccisa da un uomo ubriaco che voleva stuprarla.
"Se la polizia ha tirato fuori il suo asso nella manica, noi giocheremo il nostro. E' ora che tu e tua sorella impariate l'arte di questo mestiere" disse il padre, camminando verso il salotto e chiamando Rem, per discutere su tutti i particolari.
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Finché vita non ci separi
FanfictionLa storia che vi propongo è ispirata dall'omonimo anime conosciuto come Death Note. L'unica essenziale e importante differenza, tranne la storia omosessuale tra i due protagonisti, è la mancanza dell'oggetto che tanto caratterizza la serie: il quade...