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ANGOLO AUTRICE: molto probabilmente questa storia vedrà la sua fine tra tre/due capitoli, non contando questo ovviamente. Non posso promettere che la revisionerò anche se vorrei tanto farlo per via di alcuni dettagli che ho notato rileggendola...ma vabbè...come è andata è andata. Spero di avervi fatto sorridere un minimo, spero che tutto il "lavoro" che ho fatto e l'impegno che ci ho messo vi sia piaciuto e, in fine, spero che, un giorno, potremo rincontrarci in una nuova avventura (gay ovviamente). 


Zoro's Pov

"Ehi...tu che ci fai qui?"

Mi voltai di scatto versa quella voce chiara e profonda che proveniva dall'altro lato della cucina linda e buia. Un cuoco biondo dalle sopracciglia a ricciolo, con le mani sui fianchi ed una sigaretta fumante in bocca mi guardava arrabbiato e confuso non sapendo chi fossi. Il mio istinto mi gridava di ucciderlo, nascondere il corpo e scappare il più lontano possibile ma, non sapevo perché, il mio corpo non rispondeva ai miei comandi. Ero paralizzato. Non era paura, non ero spaventato dalle conseguenze, mi sentivo solo messo alle strette con una sola domanda. In poco tempo mi pentii della trovata della moto e rimpiansi la corsa sui tetti alla Tarzan. Chissà quella testa bianca che fine avesse fatto? Una cosa era certa, sicuramente lui avrebbe capito come comportarsi in questa situazione.

"Oi...testa d'alghe, il gatto ti ha mangiato la lingua?" mi risvegliai dal mio trans al sentire quel nomignolo. La rabbia prese il posto dell'inconsapevolezza e mi scagliai verso quell'uomo dall'apparente corporatura esile. Prima che il mio pugno potesse toccare il suo viso, mi allontanò con un solo calcio ben assestato nello stomaco. Mi piegai in due per la sorpresa, alzai lo sguardo e lo vidi sorridermi di sbieco. Non aveva paura. I suoi occhi blu emanavano una sicurezza che raramente avevo trovato nei miei rivali. Cazzo...che adrenalina.

Mi fiondai di nuovo sul cuoco ma quella volta il colpo andò a segno. Con un solo pugno, che per lui fu difficile da schivare, riuscii a stenderlo. Mi misi a cavalcioni su di lui, lo presi per la gola e mi presi un attimo per osservarlo. La luce della luna passava dalla finestra ed illuminava il suo volto adulto e maturo. Quelle stravaganti sopracciglia a ricciolo erano predominanti ma queste non sminuivano alcuni dettagli delicati della sua faccia. Le guance, il naso, il taglio degli occhi...mi sentii fottuto in questioni di secondi. 

D'istinto, quando gli strinsi lievemente la gola, portò entrambi le mani sui miei polsi, nel tentativo vano di spostarmi. Notai un'anello d'oro sull'indice della mano destra e connessi che fosse sposato. Mi sorpresi quando mi resi conto che l'informazione mi rattristò, cosa credevo? Che cosa mi era passato per l'anticamera del cervello? Eravamo due sconosciuti. Non ci saremo mai conosciuti e non ci saremo mai più rincontrati. Ci saremo per sempre ricordati come una brutta esperienza: per lui come l'assassino che tentò di ucciderlo, per me come una via di fuga nel panico totale. Con questo pensiero, la presa sul sul collo si strinse con maggiore forza, portando il suo volto verso l'alto più vicino al mio. Faceva fatica respirare. Bene, ci avrei dato un buon motivo per dimenticare l'accaduto.

"Voglio che tu mi faccia uscire da qui, con vestiti diversi e senza destare sospetti. Ribellati, chiama la polizia ed io ucciderò la tua bella mogliettina dopo aver incendiato questa baracca. Chiaro sopracciglio a ricciolo ?!" tutta la sua risposta si riassunse in un rivolo di saliva che mi tocco violentemente la guancia. 

"Perchè dovrei aiutare uno sconosciuto che entra nel mio ristorante in piena notte, aggredendomi e minacciandomi ? Tu sei pazzo, fottuto marimo. - tentò di prendere per se un piccolo soffio d'aria mentre, di nuovo, mi guardava con occhi di sfida. - Stai bluffando, testa d'alga, non sai dove sia mia moglie e, tra pochi giorni, chiuderò questo ristorante per aprirne un altro. Non hai un cazzo di niente tra le mani. Riempimi di botte, forza, sfogati ma da me non otterrai nulla." Ero a corto di idee, non sapevo che fare. Mille pensieri mi scorrevano in testa come un treno in corsa ma non riuscivo a coglierne uno. 

Che situazione del cazzo.

Lo appoggiai violentemente con la testa al suolo e gli scagliai nuovamente un pugno sull'occhio, procurandogli un bel livido viola. Quasi mi dispiacque di rovinare quel faccino d'angelo. In quel momento mi venne una sorta di illuminazione, come se qualcuno avesse acceso la famosa lampadina sulla mia testa come nei cartoni animati. Se non fossi riuscito ad intimorirlo verbalmente, lo avrei fatto fisicamente e non picchiandolo. Nell'orfanotrofio non ero conosciuto per le mie geniali idee e neanche per la mia pazienza e abilità nell'analizzare la situazione ma, in caso di panico, sapevo anche io come cavarmela. 

Kakashi e gli altri mi avrebbero odiato per quello che stavo per fare...oddio fanculo tutto.

Un sorriso sadico prese piede sul mio volto mentre e lui, evidentemente, solo guardandomi negli occhi capii le mie intenzioni. Ora stavo realmente bluffando, stava a lui capire se le mie azioni fossero serie oppure no. 

"Ascolta, biondino, - mi leccai le labbra, sussurrando quel nomignolo. - hai ragione sono fottuto, ho la merda fino al collo e, hai ragione di nuovo, non ho un cazzo per le mani per minacciarti. Tu non hai paura di me e non puoi capire la cosa quanto mi ecciti quindi cambiamo i termini dell'accordo. Se non deciderai di aiutarmi entrambi dieci secondi, ti prenderò qui ed ora. Ti scoperò così tanto da farti dimenticare di essere etero. Sai, da dove vengo io non si ha mai tempo per se stessi quindi appena se ne ha l'occasione...mi capisci no." Era come se stessi giocando a bowling ed avessi appena lanciato la palla. Non so se avete presente quell'ansia precedente alla scoperta gioiosa di aver fatto strike. Ecco così mi sentivo ed il mio strike stava proprio nell'espressione del suo viso. Per la prima volta, in quella sera, lo vidi tentennante e spaventato. Cazzo...uno spettacolo per gli occhi. 

"M-mi stai pr-prendendo in g-giro." 

"Vediamolo insieme" Tolsi le mani sul suo collo e mi abbassai con la bocca verso lo stesso. Comincia a baciare e succhiare, per poi lasciare un'altro livido viola. Il cuoco si ribellava ma non riusciva a spostare il mio peso dal suo corpo.

"Uno" comincia a sbottonargli la camicia bianca, lentamente e sfiorandogli il petto con le dita

"Due"

"N-no! Smettila idiota" il biondo già era ansimante. Musica per le mie orecchie.

"Tre" con la bocca scesi sul quel petto che avevo toccato prima con le mani. Era tutto così inebriante, morbido ed eccitante. Sono sicuro che se ci fossimo conosciuti in un contesto diverso, saremo finiti in ogni caso in questa situazione. Sposato o no.

"Quattro" mentre ero impegnato su un suo capezzolo già roseo, gli stavo sbottando i pantaloni neri. Il biondo mise le mani sulla mie spalle, cercando, una volta per tutte, di spingermi via. I suoi gesti, però, erano contraddittori con i suoi piccoli gemiti e profondi sospiri. Quando si accorse che stavo per togliergli anche il secondo indumento, gridò a voce alta come se fosse la sua ultima àncora di salvezza. 

"TI AIUTERÒ' MA TOGLIMI LE MANI DI DOSSO" il mio sguardo era vittorioso, il mio sorriso trasudava soddisfazione da tutti i pori. Mi alzai da lui, lasciando quel corpo, per quanto mi dispiacesse, in pace. Il cuoco, in piedi anche lui, si girò di spalle rosso in viso, imbarazzato e, molto probabilmente, arrabbiato con se stesso. Si diresse nel retro e mi passò un completo da cameriere.

"Mettiti questo, penserò io alla tua tuta ma non farti vedere mai più. Non racconterò niente a nessuno, sarà come se non ci fossimo mai visti. Va bene marimo del cazzo?" nonostante la situazione lui non si risparmia gli insulti ed ancora dovevo capire se fosse una cosa buona o cattiva. Mi sentivo intrigato ed affascinato da quell'uomo. Dovevo ammettere che l'indicatore della mia bisessualità si stava abbassando vorticosamente verso gli uomini.

Annui solamente alle parole del biondo ed una volta indossati i nuovi vestiti, gli sussurrai un'ultima cosa prima di lasciarlo per sempre.

"Comunque puoi chiamarmi Zoro" percepii dei brividi rendermi per la schiena. Lasciato il locale, camminando a testa alta, sentii dal lontano gridare un nome e sorrisi contento. 

"OI MARIMO...MI CHIAMO SANJI"



Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora