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Il colpo era stato organizzato, gli assassini erano pronti e Light non vedeva l'ora di vedere quello che sarebbe successo. Quella mattina si era svegliato presto, durante la notte aveva dormito poco e i mille pensieri che gli giravano per la testa non favorivano il suo sonno. Scese dal letto per fare una doccia rinfrescante e una colazione veloce per poi avviarsi verso l'università. Come si aspettava, arrivò con largo anticipo quindi si prese quei minuti per sedersi su una panchina e chiudere un'attimo gli occhi. Questa volta pensò a una paio di occhi neri come la pece, appartenenti al suo rivale...Elle. Ragazzo strano e carattere freddo ma molto giovane per fare il detective, in aggiunta, per quanto riguarda l'aspetto fisico, se lo immaginava diverso. Magari più basso, molto più basso, e con gli occhiali ma, Light doveva ammetterlo, da vicino lo aveva spiazzato. 

"Perchè ci sto pensando adesso? Non voglio elogiarlo, senza alcun apparente motivo logico,  ora che ho qualche minuto di tranquillità"    Tranquillità destinata a finire, poiché, poco dopo, arrivò una massa di studenti intenti a entrare nell'edificio. Light era visibilmente scocciato, tanto che si buttò una mano in fronte e si alzò dalla panchina. In quel momento l'unica cosa che voleva era sapere cosa Ryuk avesse fatto, se il piano stesse riuscendo e se i giovani assassini avessero trovato le prime informazioni. Mentre Light si avviava verso l'entrata dell'istituto, lo raggiunse colui che poco prima era stato protagonista dei suoi pensieri. Il moro gli riservò un occhiata e un semplice "Hey" per salutarlo, così come Elle. Ad un tratto il corvino si fermò, osservando alcuni ragazzi che giocavano a tennis, in uno dei tenti campetti dell'università e, come un lampo di fulmine, gli venne un idea. 

"Light sai giocare a tennis?" gli chiese Elle, girandosi verso il diretto interessato. Il moro alzò le spalle spiegando che aveva imparato durante le ore di ginnastica quando frequentava le superiori. 

"Vuoi fare una partita contro di me?" che fosse una frecciatina, Light lo aveva capito perfettamente ma decise comunque di accettare. Prima di cominciare i due si andarono a cambiare negli spogliatoi, in modo da indossare abiti più consoni e, soprattutto, più comodi. Quella situazione per Light era stata molto imbarazzante. Non si era mai fatto problemi a spogliarsi di fronte a un altro ragazzo ma con Elle gli sembrava impossibile, voleva solo sotterrarsi. Il giovane detective lo guardava di sottecchi, approfittando che il moro fosse di schiena, ed era proprio lì che confermò la sua ipotesi: fisico prestante e slanciato.

"A dir poco perfetto" pensò  ma poco dopo notò la difficoltà di Light e decise di uscire da quella stanza che improvvisamente era diventata troppo calda e piccola. Il moro solo in quel momento si accorse che non stava respirando e più tranquillo si cambiò per poi uscire, senza guardare il corvino neanche per sbaglio. Uno affianco all'altro andarono verso il piccolo campo, dove una partita di tennis si era appena conclusa. Light chiese cortesemente il piacere di giocare un match e i ragazzi glielo concedettero subito. Tutti erano elettrizzati. Non era una cosa da tutti i giorni vedere i migliori dell'istituto sfidarsi. C'era chi puntava su Light, chi su Elle oppure chi voleva solamente vedere come sarebbe andata a finire. In poco tempo si formò una piccola folla intorno a quel campetto. I due giovani si prepararono nelle rispettive zone del campo. Quello che avrebbe battuto per primo era Elle e così fu. La palla sembrava che volasse. Le prestazioni di entrambi erano perfette, parevano due atleti professionisti. La partita stava procedendo in parità, mancava l'ultimo punto per decretare il vincitore e, proprio per quel motivo, nessuno fiatava finché stesso il corvino non parlò.

"Sai Light, io sono molto infantile. Non sopporto di perdere, in qualunque cosa io faccia. Da come stai giocando, ho modo di pensare la stessa cosa su di te" colpì la palla con la racchetta con estrema precisione, facendola finire nel campo di Light. Solo allora il moro capì.

"Questa è una prova. Cosa vuoi da me Elle? Vuoi provocarmi...istigarmi a vincere questa partita, in modo da provare che ho il carattere adatto per portare avanti gli shinigami, giusto?" 

"Tutti vogliono vincere e nessuno vuole perdere. Mi pare normale" disse Light, quando colpì la palla con maggiore forza, tanto che il detective non riuscì a prenderla e, di conseguenza, confermò la sua tesi. Un boato si alzò da parte degli studenti, molti dei quali si aspettarono la vincita del moro. Quest'ultimo guardò il suo avversario, entrambi ancora affannati, con sguardo fiero e un piccolo sorriso.

"Come sospettavo: Light Yagami odia perdere. Troppo accanimento per una partita amichevole "  anche Elle gli sorrise di rimando, riconsegnando la racchetta al legittimo proprietario e avvicinandosi al moro. Gli allungò la mano da sopra la rete, in segno di amicizia e per dare una conclusione alla, così detta, partita amichevole. Gesto che il moro accettò con piacere, stringendola. Entrambi ignorarono i piccoli brividi che scesero giù per la colonna vertebrale al contatto delle due mani.

Un'altra giornata di università era finita. Tutti gli studenti compresi Light ed Elle, sempre l'uno a fianco dell'altro, si avviarono verso la macchina nera lucida del corvino. Light da lì a poco avrebbe visto il nuovo quartier generale, dove anche il padre stesso lavorava. Quando scesero dalla macchina, il moro rimase esterrefatto. Un palazzo con più di venti piani e, di certo, non passava inosservato ma il fuori non rendeva giustizia all'interno. Tutto era in stile moderno, perfettamente ordinato mentre la sala principale disponeva di ogni forma di tecnologia esistente. Light ed Elle erano da soli nella grande stanza, ma in pochi minuti sarebbe arrivato anche Soichiro con la sua squadra. Il moro si sedette su una delle tante sedie e constatò che erano molto comode, tanto che si rilassò subito. Si sentiva lo sguardo del corvino addosso e non sapeva se esserne contento, infastidito o imbarazzato, ma l'unica cosa che fece fu lasciarsi guardare. L'attrazione c'era, ormai era palese ad entrambi, ma non potevano concedersi nulla...erano pur sempre nemici, ma il bisogno di star vicini era troppo forte per poter essere placato. Elle si stava avvicinando a Light con passo lento e appena i due si trovarono a pochi centrimetri di distanza, il telefono del moro squillò avvertendo l'arrivo di un messaggio. Il detective si allontanò subito, quasi di scatto, come risvegliatosi da uno stato di trans. Light, invece, si alzò dal posto comodo e si avviò verso quello che doveva essere il bagno per rispondere al messaggio, il quale gli creò profondo sollievo. Pochi minuti dopo il padre del giovane arrivò, mentre lui usciva dal bagno con la sua solita espressione ma dentro stava scoppiando di gioia.


Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora