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L'università, rappresentata come un traguardo lontano ma fattibile... o almeno era quello che avrebbe pensato Light se non avesse intrapreso la strada che aveva scelto. Per il moro l'università, ormai, era solo una copertura. Non poteva permettere che qualcuno o, addirittura, il padre venisse a sapere del suo segreto. Doveva continuare con la sua vita quotidiana, per non destare sospetti...e così fece. Al test di ingresso, infatti,  Light fù il primo nella graduatoria ma si sorprese quando scoprì che non era l'unico. Il giovane aveva già troppi pensieri per la testa e quella persona non poteva esserne un altro. Il problema più grande si presentò quando un assassino gli riferì che qualcuno lo stava pedinando. Da quel momento Light era sempre sull'attenti e ordinò ai giovani assassini di controllare il tipo sospetto e, in caso estremo, ucciderlo. Avuti i risultati delle graduatorie, Light e l'altra persona che era arrivata prima avrebbero fatto il discorso principale. Il moro, quella mattina, si svestì con i suoi abiti migliori e si diresse all' istituto, insieme ai genitori fieri del loro primo genito. C'era un ammasso di studenti fuori dall'edificio e Light già aveva voglia di ritornare nella piccola stanza dei computer.  Per quanto poteva essere eccezionale dal punto di vista mentale, il moro odiava stare con troppa gente in un solo posto...era come se si sentisse soffocare. Poco dopo tutti gli studenti vennero chiamati nella sala principale dove si sarebbe tenuto il discorso. Prima di cominciare, il preside volle dire qualche parola di apertura per presentare l'università e le sue caratteristiche. Light ascoltava con falsa attenzione le parole dell'uomo, poiché si sentiva la nuca bruciare da uno sguardo. Si voltò leggermente e vide dietro di lui un ragazzo scalzo, seduto con schiena ricurva e piedi sulla sedia e all'apparenza poco più grande di età. Il moro si sorprese quando lo squadrò dalla testa ai piedi. Non si aspettava che un istituto di tale livello potesse accettare tipi del genere. Si voltò di nuovo, ritornano seduto composto sulla sedia e tentando di ascoltare quel piccolo discorso di apertura dopo il quale si sarebbe tenuto il suo. 

"Tu devi essere Light Yagami, giusto?" lo strano ragazzo si avvicinò a Light, appoggiandosi allo schienale della sedie di fronte a lui. Il moro era abbastanza basito. Non si spiegava come quel tipo lo conoscesse, ma decise di non rispondere.

"Chi tace acconsente, sai Light. Tu lo sai chi sono io?" si avvicinò ancora di più all'orecchio di Light, e a quest'ultimo partì un brivido che scese lungo la schiena. Il moro si decise a rispondere, era inutile continuare a ignorarlo.

"Perchè mai dovrei saperlo?" disse il giovane irritato. Voleva uscire da quella situazione, non gli piaceva affatto.

"Vedi Light...io sono Elle" in quel momento sembrò che tutto intorno a Light si fosse fermato. Mantenne uno sguardo neutrale, non doveva scappare neanche un reazione o possibile emozione. Ad un tratto si mise a ridere di sottecchi. Era impossibile che quel ragazzo fosse l'investigatore più bravo al mondo. Quale investigatore si rivelerebbe così presto. Il moro si riempì la testa con pensieri del genere, solo per rassicurasi, ma il dubbio che lui fosse per davvero Elle non lasciava la sua mente. 

"Io dovrei crederci! Potresti essere anche un pazzo che si finge il detective" disse Light padrone della situazione. Doveva calcolare ogni domanda fatta e ogni risposta da dare...ma la prima cosa da fare era assicurarsi che quel strano ragazzo non fosse Elle. Ad un tratto il preside finì di parlare e chiamò i due ragazzi che avrebbero tenuto il discorso principale, complimentandoli di essere arrivati prima alla graduatoria. Light si alzò di scatto, aggiustandosi la cravatta e la giacca, e si guardò attorno per cercare con lo sguardo l'altra persona. Quando vide chi era, l'unica cosa che voleva fare era sotterrarsi. Colui che si era dichiarato come Elle era arrivato primo e lì, il moro, ebbe la conferma che fosse veramente chi affermava di essere. I due camminarono uno di fianco all'altro, sotto gli applausi degli altri studenti. Solo in quel momento Light si rese conto di quanto era alto, nonostante portasse costantemente la schiena ricurva. Il moro doveva trovare un soluzione a quel grave problema e pure in fretta. Avere il suo nemico troppo vicino, non avrebbe giovato la situazione ma era tutto da vedere. Forse questo incontro poteva dargli molti vantaggi o poteva portarlo alla sua completa disfatta.  Quando si trovarono sul palco cominciarono a fare il loro discorso per incoraggiare tutti gli studenti a fare del loro meglio. Ci volle più o meno un'ora per finire e quando i due scesero dal palco si presero gli ultimi applausi del pubblico. Le lezioni sarebbero cominciate solo l'indomani e Light aveva fretta di ritornare a casa ma Elle lo fermò. Il corvino lo invitò a prendere un tazza di tè e un fetta di torta a un bar lì vicino per far conoscenza. Il moro rimase interdetto, non sapeva se accettare o meno ma poi si convinse decise di andarci. Doveva essere più naturale possibile. 

"Questa amicizia potrebbe rivelarsi interessante"  pensarono entrambi. In realtà 'l'amicizia' ,che avrebbe legato presto i due giovani, si sarebbe tramutata in qualcosa di molte più forte che li avrebbe distrutti lentamente. 

Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora