37.

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Pov's Kakashi

Mi risvegliai tranquillo su un letto, molto comodo a dirla tutta. La luce, in quella piccola stanza, era fioca e quasi mi accompagnava nella mia ripresa. Mi sentivo cullato da quella atmosfera calda e così familiare. Ad un tratto la porta si aprì, rivelando un ragazzo, di pochi anni più giovane di me guardandolo in viso, dai capelli bruni legati in una coda disordinata ed una lunga cicatrice sul naso. Molto caratteristico.

Aveva tratti gentili, delicati e sereni. Era completamente il mio opposto. Il suo sguardo emanava calore, il mio freddo. La sua pelle era scura, rassicurante, la mia bianca e segnata da molteplici ferite. Lui era il sole ed io la luna. Era la prima volta che pensavo una cosa del genere su un ragazzo o, più in generale, su una persona. 

Era li fermo, impalato, appoggiato allo stipite della porta. Era visibile il suo disagio, non sapeva che dire. Io non ero da meno, gli interrogativi erano molti. Perchè mi aveva salvato? Perchè aiutare uno sconosciuto? Ora che avrei dovuto fare con lui?

"C-come stai?" anche la sua voce era calma e pacata. Cercai di mettermi a sedere, ma una nuova fitta al braccio ferito mi travolse. Il ragazzo, del quale ancora non sapevo il nome, si avvicinò di scatto, aiutandomi nell'impresa. Eravamo molto vicini, i centimetri che dividevano inostri visi erano pochi. In quel momento, pensai che, in tutta la mia vita, non avevo mai visto una tale bellezza. 

Solo poco dopo mi resi conto che il mio arto mal ridotto era perfettamente fasciato e che non avevo più indosso la parte superiore della mia tuta. Tutto, all'improvviso, mi venne in mente come un fiume in piena. Light, il carcere, la mafia, l'omicidio, l'elicottero. 

"Dov'è la mia maglia?"  il mio sguardo divenne serio, impassibile mentre quello del ragazzo da preoccupato divenne spaventato. Non riuscendo a pronunciar parola, mi indicò con un dito l'indumento su una sedia vicino al letto.

"Ascoltami. Non so chi tu sia o perché tu mi abbia aiutato ma non devi raccontare a nessuno di quello che è successo stasera, tanto meno alla polizia. Se lo farai, verrò qui  e ti ridurrò in mille pezzettini. Non è una minaccia, è una promessa." il ragazzo annuì vigorosamente ad occhi spalancati. Percepivo la sua paura fin dentro alle ossa e, sorprendentemente, una piccola parte di me si dispiacque di fargli quell'effetto. 

Mi alzai dal letto tremante, sotto i suoi occhi che riacquistarono un aria preoccupata, e tentai di privarmi anche dei pantaloni. Se aveva deciso di aiutarmi, doveva farlo fino in fondo.

"Devi prestarmi dei vestiti, non posso uscire con i miei. Anzi, fammi un favore, bruciali, tritali...fanne quello che vuoi ma devi liberartene." con molta fatica riuscì a liberarmi anche dell'ultimo pezzo della tuta. Il ragazzo si imbarazzò e girò lo sguardo, gesto che mi fece sorridere, ma non mancò la sua risposta.

"S-si, dammi un secondo. Il-il mio ragazzo dovrebbe aver lasciato delle suo cose q-qui, avete più o meno la stessa taglia. I m-miei sono troppo piccoli per t-te." il bruno si avvicinò all'armadio, tentando invano di non guardarmi. Il fatto che avesse un ragazzo, non mi sorprese. Chi non voleva avere una persona del genere al proprio fianco? Di punto in bianco divenni più curioso, ma decisi di rimanere in silenzio.

Improvvisamente sentimmo qualcuno bussare alla porta d'ingresso. Lui si girò, suggerendomi di rimanere in stanza mentre mi appoggiava un felpa ed un pantalone sul petto. Sparì in quello che doveva essere il salotto e quando aprì, sentii una voce familiare. 

"Buonasera Iruka, sono passata per controllare se fosse tutto apposto. Ci sono un pò di problemi giù in centrale di polizia e si sta creando in pò di trambusto per via degli assassini."

"Poliziotta Yung, che piacere. Qui tutto bene, vuole entrare?" 

"Certo"

Conoscevo quell'agente, faceva di guardia all'ingresso della mia università. Poche volte avevano intrattenuto una piccola conversazione ma mi sembrava una donna molto educata e simpatica. In quel momento però, nonostante tutto, la sua presenza da parte mia era indesiderata e non riuscivo a capire perché quell'Iruka l'avesse invitata ad entrare. Decisi di tentare il tutto per tutto, e uscii allo scoperto. Dovevo andarmene il prima possibile, prima che il poliziotto su quell'elicottero capisse che avevo cambiato direzione. 

"Kakashi...che sorpresa, che ci fai qui?" mi vestii del mio sorriso più bello, pronto a mentre in scena un piccolo quadretto.

"Sono venuto a trovare il mio stupendo fidanzato. Era molto tempo che non trovavamo un pò di spazio per noi. Vero Iruka?" pronunciai il suo nome piano, mettendogli il mio braccio sulla sua vita e avvicinandolo a me. Stava a lui la scelta e sentivo che non mi avrebbe abbandonato. Lui prima guardò la donna poi me. I suoi occhi cioccolato puntavano nei miei neri come la pece poi sorrise anche lui.

"S-si, è vero tesoro." mi stampò un bacio sulla guancia ed io cercai di nascondere la sorpresa, stringendolo più a me. Internamente, tirai un sospiro di sollievo e, per un'attimo, il pensiero che lui fosse realmente il mio compagno mi balenò in testa. Mi sentivo felice in quella finzione. Non sapevo perché o per come, ma questo ragazzo era semplicemente diverso da tutti quelli che avevo conosciuto. 

"Ma che bella coppia che siete." ci accomodammo tutti e tre. Iruka ed io eravamo vicini da un lato del tavolo, mentre la poliziotta dall'altro poi continuò a parlare. 

"Stasera gli shinigami hanno attaccato ancora. Sono penetrati in una della carceri più protette di tutto lo stato giapponese e sono riusciti ad uccidere il capo della mafia. Se ne stimano quattro ma abbiamo perso le tracce su di loro" la maledii mentalmente quando il ragazzo di fianco a me si voltò a guardarmi, connettendo il discorso della donna più gli avvenimenti di quella sera. 

"Mi dispiace. Sarà una vera scocciatura per lei ed i suoi colleghi. Vero amore?" annuii solamente, qualunque mia parola poteva essere utilizzata contro di me. L'unica mia preoccupazione era trovare una scusa plausibile per lasciare quella casa, ma Iruka, che mi aveva stupito più volte quella sera, terminò lo spettacolo con un gran finale. 

"Già, ma sono sicura che riusciremo a prendere quei criminali. Uccidere delle persone cattive non fa di loro delle persone buone" tutti e due sorridemmo solo. Entrambi non sapevamo che replicare, io perché ero uno di quei criminali e lui perché aveva uno di quei criminali seduto affianco.

"Già, sicuramente. - sospirò per un secondo - Kakashi ma tu non avevi quell'appuntamento con quel tuo amico d'infanzia stasera? Mi dicesti che per te è molto importante e non saresti mancato per nulla al mondo. Io e te abbiamo passato tutto il pomeriggio insieme e, inoltre, se a te fa piacere vederlo, a me sta bene." 

"Si, certo. Hai ragione amore. Che sbadato che sono, allora vado. Mi dispiace poliziotta Yung per la fretta ma ne ero completamente dimenticato." lei mi salutò rassicurandomi mentre Iruka mi accompagnava alla porta del piccolo appartamento. Lo salutai con un bacio sulla guancia ma lui, per rendere tutto più credibile o almeno così mi raccontai, mi prese per le guance e mi stampò un bacio sulle labbra. Durò qualche secondo ma mi sentii ammaliato da quella morbidezza. Sulla bocca, lo ringraziai per tutto quello che aveva fatto per me quella sera e me ne andai. Non avrei mai più dimenticato quel viso.

Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora