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Era un giorno come tanti altri nella affollata città di Tokio. Le persone andavano e venivano, avanti e indietro, un giro continuo. C'erano uomini che pensavano al lavoro, madri che correvano preoccupate perché dovevano andare a prendere i loro figli a scuola, oppure studenti che, tra una chiacchiera e una risata, tornavano a casa, aspettando solo di buttarsi distrutti sul divano e lasciarsi indietro un anno di scuola, in quanto era cominciata l'estate. Tra quei studenti ce ne era uno di nome Light Yagami. Lui era diverso, aveva una mente troppo grande per stare in un corpo da diciottenne. Il mondo, a detta sua, gli faceva schifo poiché era pieno di criminali e gente poco rispettabile.

"Li ammazzerò tutti" ecco quello che pensava ogni volta che ascoltava l'ennesima tragedia al telegiornale. Non sopportava di vedere il suo mondo sgretolarsi in tale modo. Non doveva permetterlo. Ogni giorno, anche quando tornava da scuola, ascoltava i notiziari che trasmettevano solo avvenimenti negativi e quel pomeriggio non fu da meno. Camminando assorto da i suoi pensieri, Light ascoltò una forte voce metallica, proveniente da televisore installato in centro, che riportava l'ultima tragedia del giorno: "Uomo di mezza età, dopo aver fatto una strage in pieno centro con sei vittime, tiene in ostaggio dei bambini e la loro maestra in una scuola qui a Tokio. I poliziotti, insieme ai detective e alle ambulanze sono in attesa fuori dall'edificio, cercando di identificare l'uomo che, intanto, minaccia di uccidere gli ostaggi. I genitori dei bambini sono tutti nel panico. Nel caso la situazione cambiasse, vi terremo a aggiornati. Chiudo la linea a voi lo studio"

"Che schifo" era tutto quello che Light si ritrovò a pensare. Come potevano tutti far finta di non vedere, pensando solo a loro stessi. Perchè nel mondo esisteva tutta questa indifferenza, Light non se lo spiegava. Qualcuno poteva dire che esistevano i poliziotti e che loro avrebbero pensato a fare giustizia, ma si sbagliavano e questo Light lo sapeva. Loro, i poliziotti, non potevano fare tutto...non erano in grado di fare tutto ma Light si...lo avrebbe dimostrato. Non gli interessava andare contro suo padre (poliziotto anche lui), ogni singolo ostacolo che lo separava dal suo obiettivo doveva essere eliminato. Con questi pensieri Light tornò a casa, salutò la madre, intenta a cucinare, e la sorella che guardava una delle sue serie TV e corse in camera sua dove tutto sarebbe cominciato e il moro non vedeva l'ora. Gettò giubbotto e cartella sul letto, chiuse la porta e si sedette alla scrivania. Si prese la testa con le mani e cominciò a pensare a ogni possibile modo di poter realizzare il suo sogno. Ovviamente lui era Light Yagami e sapeva cos'era in grado di fare, non poteva creare qualcosa di banale. In fondo, non sarebbe stato nel suo stile. Prese carta e penna e cominciò a buttar giù qualche idea, creando schemi confusi e scritte disordinate. Fin quando ad un tratto non gli venne un trovata che, secondo lui, poteva funzionare ma aveva bisogno di una mano per strutturarla, non poteva fare tutto da solo. Alla fine era solo un essere umano, non si serviva di poteri magici, aveva bisogna di marionette di cui poteva giostrare i fili

"Ryuk" si ricordó ad un tratto. Era il suo migliore amico, dal carattere simile. I due si conoscevano da quando erano bambini e già allora cominciarono a coltivare insieme l'odio per l'ingiustizia. Per quanto potevano essere simili, Ryuk non aveva la stessa determinazione di Light quindi questo sentimento di giustizia andò man mano a spegnersi. Di quel sogno era rimasto solo una piccola speranza che stentava di morire in lui. Light era consapevole di ció ma sapeva anche che Ryuk non l'avrebbe abbandonato e lasciato solo, inoltre il moro era a conoscenza di quanto il suo migliore amico amasse 'divertirsi' poiché era una persona che si annoiava molto facilmente. Sicuro di se lo chiamò e gli disse di venire immediatamente a casa sua per una questione importante e che quindi avrebbe passato la notte da lui.

Passarono minuti che per Light sembravano ore, finché non sentì suonare il campanello e lui stesso andò ad aprire, sapendo già chi fosse. Il moro guardo Ryuk con sguardo truce rimproverandolo della suo ritardo. Finché il suo migliore amico, dal corpo snello e slanciato, non interruppe quel gioco di sguardi cominciando a parlare.

"Light primo: non guardarmi così. Secondo: cosa c'è di così urgente?" disse ancora con l'affanno causato dalla corsa che aveva fatto. Light senza rispondere lo tirò per un braccio portandolo in camera sua e dopo di che chiuse la porta a chiave, per evitare ogni possibile interruzione. Fece sedere Ryuk sul suo letto, mentre il moro cominciò a girovagare per la stanza pensando a un modo per cominciare il suo discorso e renderlo più chiaro e semplice possibile. Finché non gli venne un idea.

"Ryuk, ascoltami, oggi, mentre tornavo da scuola, ho ascoltato una notizia al telegiornale e indovina...un uomo ha preso in ostaggio dei bambini. Ti rendi conto? Viviamo in una società dove vige la legge del più forte e non la giustizia. Devo fare qualcosa per cambiare...dobbiamo fare qualcosa per cambiare. Ricordi quando -" spiegò Light con una convizione che Ryuk non aveva mai visto, finché non venne interrotto da lui stesso.

"Ferma ferma ferma.- scandì lentamente ogni parola- Ti rendi tu conto che quello che vuoi fare è impossibile. Vuoi eliminare dalla faccia della terra qualcosa che è sempre esistito e sempre esisterà: la criminalità. Non puoi farlo Light...questa volta, per quanto mi addolora dirlo, non puoi farlo neanche tu. Avanti, che cazzo, sei lo studente migliore del Giappone, non puoi perderti in queste fantasie infantili" disse Ryuk passandosi una mano tra i suoi capelli neri perennemente disordinati, mentre guardava insistentemente Light con i suoi rari occhi rossi.

"Solo perché tu ti vuoi arrendere a questa società corrotta, non vuol dire che lo farò anche io. Ryuk se non vuoi darmi una mano, quella è la porta. - la indicò con un dito, tenendo la testa alta e sguardo fiero- Puoi anche andartene. " Light non sapeva con quale coraggio avesse detto quelle parole a quello che era da anni il suo migliore amico. Si pentiva? Assolutamente no. Ryuk a quello parole lo guardò con sguardo deluso, ormai non lo riconosceva più. Quello non era più Light, quello che da piccolo si batteva per la giustizia. Il Light di prima non avrebbe mai pensato di sconfiggere la violenza con altra violenza. Il corvino però voleva bene al suo amico quindi accettò di aiutarlo e si fece spiegare il piano che, naturalmente, Light aveva già preparato. Prima che il moro cominciasse a parlare, qualcuno bussò alla  porta e i due si guardarono per qualche secondo, pensando che potesse essere le madre del moro. Infatti, quando Light aprì la porta si ritrovò la madre con un cestino pieno di mele.

"Sapevo che era arrivato Ryuk, così vi ho portato delle mele. Quelle dolci giusto?" disse la mamma dolcemente. Anche se sul volto della donna si potevano scorgere le prime rughe, conservava ancora la vitalità di un tempo. Ryuk al solo sentire l'odore di quel frutto, a detta sua, paradisiaco, scattò in piedi e prese il cesto dalle mani della donna per ringraziarla gentilmente.

"Light, tuo padre farà un pò tardi sta sera...preferite cenare prima o con lui?" chiese la madre. Light guardò Ryuk che si stava già ingozzando quindi rispose che avrebbero cenato quando l'uomo sarebbe tornato a casa. Dopo di che Light richiuse la porta a chiave e riprese da dove si era fermato...quindi dall'inizio.

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Sono tornata con questa storia sulla Lawlight (una delle mia ship preferite). Prima di tutto fatemi sapere se vi piace, lasciando un commentino e se avete delle idee, perché no, ditemele. Inoltre non vi assicuro di pubblicare ogni giorno...sapete io mi vanto molto per essere una persona pigra e poi, come se non bastasse, ci metto molto per scrivere un capitolo perché non sono mai soddisfatta di quello che la mia mente produce, di conseguenza scrivo e cancello, scrivo e cancello...un loop infinito insomma. Ok, basta chiacchiere e godetevi la storia.

Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora