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La luna si era alzata in cielo e  faceva da maestra in mezzo a tutta quell'oscurità. Miliardi e miliardi di stelle l'accompagnavano nella sua permanenza e l'aiutavano nel suo lavoro: illuminare. Proprio sotto a quella luna, vi si trovavano i due fratelli assassini, intenti ad entrare in quel bar che tanto ricordava la loro infanzia. 

"Quanti ricordi...forse troppi!" disse Rose, con ancora il braccio di Kakashi sulle sue spalle. Forse non l'avrebbero mai confessato, ma i due si volevano bene e si somigliavano molto. La più piccola si mise una mano nei suoi particolari capelli bianchi. Erano corti, rasati sulla nuca ed un ciuffo che le ricadeva sulla fronte; occhi blu scuri come il mare, quasi somiglianti a quelli neri del fratello. Quegli occhi ne avevano passate tante e, molto probabilmente, non si sarebbero mai guardati con amore fraterno, ma loro in fondo lo sapevano e si sarebbero sempre difesi a vicenda.

"Già...guarda un tavolo libero, sediamoci" i due si sedettero e dopo aver deciso cosa ordinare, cominciarono a parlare....un discorso strano, a detta di Rose. 

"Perchè parlare degli shinigami proprio ora? Non starà mica..."  i pensieri della ragazza vennero interrotti dal cameriere con le loro ordinazioni. Il piatto di dolcetti alla mandorla venne posato davanti a Rose, mentre una semplice tazza di tè nero per l'altro. Quest'ultimo aspettò un paio di minuti prima di riprendere la conversazione, non voleva correre...tutto doveva sembrare naturale. Solo un piccolo errore poteva rivelarsi fatale.

"Sai, ogni tanto, come quando era bambino, faccio delle ricerche sui famosi 'dei della morte'. Io non credo che esistano veramente, ma una grande curiosità mi trascina verso di loro." disse Kakashi, bevendo un sorso dalla tazza. La sorella lo guardò negli occhi e scoppiò in una bella risata. Il ragazzo era da tempo che non la vedeva ridere così, quindi, per un attimo, si godette quel momento.

"Non ti facevo così fantasioso...ora credi anche nei fantasmi e negli zombi" disse in risposta Rose   sarcastica.

"Non prendermi in giro, ho scoperto cose interessanti" Kakashi era sicuro di se e sperava solo che la sorella capisse dove voleva andare a parare. Parlare degli shinigami non era stato un argomento casuale, sapeva quello che doveva fare in caso di pericolo. 

La sorella si mostrò molto interessata, tanto è vero che incitò il ragazzo di fronte a se a continuare il discorso. Kakashi raccontò tutto quella che sapeva e piano piano per Rose tutto diventava più chiaro e limpido, come acqua cristallina. Una frase in particolare pronunciata dal fratello stupì la ragazza.

"Inoltre ho scoperto che agli shinigami non piace che qualcuno li osservi da lontano o che li 'inganni'. - disse il ragazzo, mimando le virgolette con le mani - Una vecchia leggenda parla di un dio della morte sceso sulla terra, poiché aveva perso uno dei suoi oggetti più preziosi: il Death Note. Un ragazzo, della tua età, rimase allibito ed esterrefatto da quella creatura così particolare. Un giorno quel ragazzo trovò l'oggetto tanto bramato dallo shinigami e fu proprio per questo che lo nascose. Lui voleva studiarlo, capire come poteva un essere divino presentarsi sulla terra come se niente fosse e non poteva permettere che se ne andasse così presto. Passarono delle settimane che poi diventarono mesi e il dio della morte non si faceva vedere. Il Death Note stava consumando quel ragazzo innocente, era un oggetto troppo potente per finire nelle mani di un uomo così debole e fu proprio in quel momento che decise di aprirlo. Mai scelta fu più sbagliata di quella. Il Dio, tanto agognato dal ragazzo, gli si parò davanti. Una faccia rivoltante con protagonisti due occhi rossi; corpo alto, rinsecchito e con il suo vestito ricucito nel suo stesso petto. Una scena rivoltante ma il ragazzo non ci pensò, era solo felice che il suo sogno si fosse realizzato ma non sapeva che avrebbe pagato un caro prezzo. Lo shinigami lo guardò negli occhi, ci vollero pochi istanti. Prese il quaderno e, su di esso, scrisse il nome del ragazzo al quale bastarno solo quaranta secondi prima di morire per arresto cardiaco." 

"Cosa?! Ma perché ucciderlo?" disse Rose con gli occhi strabuzzati, non aveva mai sentito storia più inquietante di quella. Lei era molto scettica ma comunque la leggenda le aveva smosso qualcosa. Ormai aveva capito perché il fratello avesse messo in scena quella piccola recita ma ne voleva solo la conferma.

"Anche dei Dei della morte hanno dei punti deboli e per nasconderli devono incutere timore, solo così possono essere rispettati e adulati. Se quel Dio l'avesse risparmiato, il ragazzo avrebbe continuato a cercare e, sicuramente, avrebbe scoperto cose che non poteva sapere" Kakashi fece un sorriso beffardo verso la sorella che percepì subito. Entrambi sapevano in che condizione si trovavano e solo Rem poteva dargli una mano. Il più grande già sapeva come procedere e non sarebbe passato molto tempo prima del colpo successivo.

Tutti, intanto nel quartier generale, guardavano stupiti il grande schermo. Light dentro di se si era rilassato, in quanto aveva capito perfettamente cosa volesse dire tutto quel discorso.

"Kakashi ha saputo dei microchip e ha avvisato Rose con i messaggi in codice che ho accuratamente fatto imparare a tutti gli assassini. Sapevo che sarebbe servito in caso di pericolo imminente e conoscendo Kakashi avrà qualcosa in mente. Se non fosse per Elle, lui sarebbe un mio degno sostituto" C'era ancora un barlume di speranza e il moro si aggrappò a quella luce. Il fatto che era impotente, lo infastidiva ma tutto quello che poteva fare era affidarsi a quell'abile assassino. Il corvino percepì un cambiamento nel compagno che aveva a che fare con quel bizzarro racconto. Il detective aveva dei sospetti, non era un discorso fatto casualmente ma non sapeva che cosa potesse significare. Doveva decifrarlo  e solo Watari poteva dargli una mano. Fu proprio per questo che poco dopo gli inviò un messaggio con le istruzioni. 

Ormai era notte fonda ed Elle diede il permesso ai poliziotti per potersi ritirare nelle loro camere, a patto che  si sarebbero alternati per controllare il grande schermo,  e così fecero anche i due incatenati. Light, appena varcò la soglia della lora stanza, venne pervaso da brividi e imbarazzo ricordando cosa era successo nel bagno. Il detective se ne accorse e decise di punzecchiarlo con battute sarcastiche e provocatorie.

"Avanti Light, mica starai ancora pensato a cosa è successo oggi? Io non riesco a capire cosa ci fosse di sbagliato" Elle si sedette sulla sedia, con le gambe riportare al petto e la schiena curva, mentre portava un dito alla bocca. Tutto risuonava così innocente...così sbagliato.

"Idiota, se stai cercando di provocarmi non ti aspettare niente. Non otterrai niente da me!" Light gli diede le spalle, mettendosi a braccia conserte. Ad un tratto il moro sentì il tintinnio della catena, segno che Elle si stava muovendo verso di lui. Il ragazzo sentì una presenza dietro di se, tanto che la sua schiena si sfiorava con il petto del detective. Quest'ultimo con una mano gli prese il mento e gli girò lentamente la testa mentre con l'altra, premette sul suo petto in modo tale da azzerare le distanze tra i loro corpi. 

"Sei ancora sicuro che io non otterrò niente da te, Light?" disse il detective con aria di sfida, mordendogli il lobo e man mano scendendo con la bocca sul suo collo. Intanto la mano posizionata  sul petto del moro, si ritrovò sulla sua pancia. La situazione era pericolosa, Light sarebbe potuto cedere da un momento all'altro ma non poteva, non dopo quello che aveva fatto ai suoi amici.    





Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora