Era passata una settimana dalla morte degli agenti arrivati in Giappone e tutto stava andando per il meglio...per Light. Il giovane era contento di avere un impedimento in meno per raggiungere la sua meta, ma, in confronto al grande ostacolo che rappresentava Elle, Raye Pember e i suoi colleghi erano state tutte bazzecole. Da parte del giovane detective invece le cose si stavano complicando. I suoi sospetti per Light erano aumentati dopo la morte dei poliziotti, anzi ne era quasi sicuro ma non poteva incolparlo senza prove. Doveva ottenerle e sapeva come fare. I due stavano lavorando insieme al caso da più di una settimana e, proprio in quel momento erano seduti l'uno affianco all'altro. Soichiro e gli altri poliziotti si erano ormai trasferiti nell'enorme quartier generale, il quale era provvisto anche di camere da letto, e così aveva fatto anche Light, per ragioni di sicurezza. Ovviamente lui si teneva in contatto con Ryuk e insieme, durante le ore della notte, organizzavano i vari colpi.
Era notte fonda e nella grande struttura regnava il silenzio totale. Ormai tutti erano nelle rispettive stanze, tranne due...Light ed Elle. Con i volti illuminati dai i computer di fronte a loro, si lanciano sguardi fugaci e occhiatine veloci. Nessuno dei due parlava, anzi facevano a gara a chi l'avrebbe fatto per primo. In quella settimana si erano visti raramente, con Light diviso tra il caso e gli shinigami ed Elle incaponito di trovare la prova schiacciante. Inoltre tra i due, soprattutto da parte di Light, c'era molto imbarazzo per l'episodio successo tempo prima. Quel quasi bacio divenne mancato per colpa o per fortuna dello squillo del telefono del moro.
"Se non avessi avuto il telefono con me, sarei stato in grado di respingerlo? Se ci provasse adesso, sarei pronto a negarlo?" Il moro se lo ripeteva come un mantra, ogni volta che lo vedeva o che si ritrovava a pensarlo. Era la sua paura più grande . Guardava il computer davanti a se e, talmente assorto nei suoi pensieri, rimase immobile. Il corvino lo notò e così lo scosse, riportandolo alla realtà. Si guardarono per minuti che sembrarono infiniti. Elle si avvicinò molto lentamente, teneva ancora la mano sulla spalla di Light, finché non ebbe il suo viso a tre centimetri di distanza. La tensione era palpabile nell'aria e il tempo era come se si fosse fermato. Il moro riusciva a sentire il respiro di Elle sulle sue labbra e non sapeva perché ma voleva che quella minima distanza fosse annullata.
"Non posso, non posso, non posso. Che cazzo sto facendo. Se solo mi azzardassi ad avvicinarmi di più, mi si ritorcerebbe tutto contro. Ho sempre Light Yagami, un possibile assassino, di fronte" e con questo pensiero il detective si ritrasse, ritornando a sedere dalla sua parte e prestando nuovamente attenzione al computer.
"Scusami, pensavo tenessi una cosa sul viso ma mi ero sbagliato. Vuoi un pò di torta?" trovò la prima scusa plausibile per giustificare il suo comportamento e sulla faccia del ragazzo di fianco comparve un espressione di tristezza. Si aspettava quel maledetto bacio, anzi lo voleva. Elle si alzò per prendere la sua amata fetta di torta con panna e fragole, insieme a una forchetta per dolci, e ritornò seduto affianco al moro, il quale lo guardava ancora sconcertato e al contempo desideroso. Elle si portò alla bocca il dolce e gli rimase un pò di panna sulle labbra, che leccò subito via in modo lento ma senza malizia. Light lo guardava come se fosse la cosa più bella e sensuale in quel momento. Lui voleva quel bacio e lo avrebbe preso. Quando il corvino mangiò il secondo pezzetto della torta Light si alzò di scatto, si avvicinò a lui, gli alzò il viso e lo baciò.
Inizialmente era un semplice bacio a stampo, ma per la sorpresa Elle schiuse le labbra e il moro ne approfittò per ficcarci la lingua. Il bacio era intenso, i loro sapori si mischiavano con quelli della panna e delle fragole. Light non amava il dolce, ma in quel momento era perfetto. Le lingue sembravano che danzassero, un vortice di passi lenti alternati a quelli veloci. Una coreografia che solo loro due riuscivano a ballare. Il moro mise le braccia attorno al collo del compagno, per poi spostarle nei capelli per avere più contatto. Così facendo salì a cavalcioni su Elle, il quale si sentiva in paradiso. Lui, invece, circondò i suoi fianchi, tirandolo ancor più verso di se. Nella stanza risuonavano i schiocchi dei loro baci ed era una melodia che entrambi avrebbero voluto sentire per sempre, ma non potevano. Per mancanza di aria si separarono, anche se di poco, appoggiando le loro fronti l'una sull'altra. Light lo guardò con profondo rammarico e Elle capì il perché.
"Light, ascoltami, tra me e te non può funzionare. Io sono un detective e tu sei il mio sospettato...principale per giunta. E' stato bellissimo, non fraintendermi, ma è stato anche un errore, che non deve capitare mai più" gli stinse i fianchi per spingerlo a scendere da se, ma il giovane non si mosse anzi si imputò ancora di più.
"Mi spieghi che senso ha baciarti, se fossi io il criminale che stai cercando. Perchè baciare il mio peggior nemico?" disse Light arrabbiato e frustato dalla persona su cui era seduto. Forse quello era l'unico momento in cui non stava recitando. Lui lo voleva veramente, ma il problema era che non voleva lasciare l'associazione e poi, se i crimini si fossero fermati subito, tutti sarebbero risaliti a lui. Era una situazione pericolosa. Aveva tra le mani una lama a doppio taglio e il giovane aveva la sensazione che si sarebbe ferito gravemente.
"Perchè non avresti dovuto farlo? Se lo stai fecondo solo per incastrami, farmi affezionare a te e di conseguenza cancellare tutti i miei dubbi e sospetti. Non sottovalutarmi, non sono nato ieri e faccio questo lavoro da tanto tempo...so come ragiona un criminale." sbottò Elle, allontanando la sua faccia da quella di Light, il quale venne spinto via con non poca forza. Il moro cadde sul pavimento, sbattendo il sedere che cominciò a dolergli. Si infuriò con il giovane dective e fu così che si alzò e lo prese per il colletto della maglietta bianca, sputandogli in faccia tutto il suo odio e rammarico.
"ORA STAI CERCANDO DI DARE LA COLPA A ME, PER QUALCOSA CHE VOLEVI ANCHE TU! Inoltre, il fatto che tutte le tue ricerche ti stanno portando al nulla più totale, ti fa pensare che sia io 'sommo shinigami' solo perché non hai un altro cazzo di sospettato" bastò un pugno sul viso pallido del corvino per farlo cadere in terra, ma subito si rialzò, dando un calcio ben assestato al giovane di fronte a se.
"Ricorda Light: non c'è colpo che non renda" Light si sorprese della forza di quel corpo all'apparenza così esile e fragile. Ed è così che cominciò una lotta nella sala principale, tanto forte da svegliare tutti lì dentro. Se un'attimo fa quella stanza era stata testimone di qualcosa di tento dolce, ora stava assistendo allo sfogo della rabbia e frustrazione dei due giovani, arrabbiati con se stessi, con l'altea e con quella vita sbagliata che si ostinavano a seguire.
Il padre di Light, insieme agli altri, accorse nella grande sala dove si sentiva forti rumori. Quando aprirono la porta rimasero inorriditi dalla scena. Lividi e sangue erano i protagonisti sulle facce dei ragazzi, i quali continuavano a picchiarsi. Soichiro lì separò difficilmente ma ci riuscì, portando suo figlio in camera sua per poi disinfettare le ferite. Nessuno dei due parlò ma l'indomani il padre avrebbe preteso molte spiegazioni.
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Sorry me per questo ritardo. Spero che il capitolo vi piaccia, a mio parere è quello più bello.
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Finché vita non ci separi
FanfictionLa storia che vi propongo è ispirata dall'omonimo anime conosciuto come Death Note. L'unica essenziale e importante differenza, tranne la storia omosessuale tra i due protagonisti, è la mancanza dell'oggetto che tanto caratterizza la serie: il quade...