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Il buio era l'unica cosa visibile nella grande e apparentemente vuota stanza. La sensazione di avere le mani legate, in entrambi i sensi, era straziante. L'aria sembrava mancare e nella sala risuonavano i respiri affannati dei ragazzi. Ryuk ripensava a come ci era arrivato lì dentro e la paura, provata poco prima, si stava trasformando in terrore. Terrore di essere scoperti, terrore di aver fallito e terrore, quello più grande, di aver deluso la sua famiglia e Light, la stessa persona che ora lo stava osservando. Accadde tutto in pochi minuti: una falsa tranquillità rotta con un mandato d'arresto, Ryuk con le manette ai polsi e Rem, mantenendo il sangue freddo, non si mosse dalla sua stanza. In casi come quelli sapeva come agire e il suo compito era quello di far continuare i crimini. Fù più difficile invece per i due fratelli assassini. Erano fantasmi, non c'era nessuno che li avesse visti almeno una volta, tranne Raye Pember. Nonostante non avessero identità, loro vennero catturati alcuni giorni dopo con l'aiuto di alcune informazioni ottenute dal defunto agente. Quella volta che uscirono dalla casa del moro, i tre si divisero di fronte a un bar dove i due fratelli entrarono. Da quel momento, ogni giorno, anche dopo la morte di Pember, alla stessa ora si trovavano in quel bar. L'agente non è mai riuscito a scoprire cosa i due facessero, bastava un'attimo di distrazione e sparivano nel nulla. Proprio in quel locale i fratelli vennero arrestati e, come da copione, non si opposero o dissero nulla. Ad un tratto una voce metallica si sentì per la stanza. Voce molto familiare da parte di Ryuk, infatti ci mise poco a capire che era Light a parlare. Il corvino sapeva che l'amico collaborava con la polizia e, come avevano già stabilito, doveva mettere in atto le sue doti di attore.

"LIGHT!! LIGHT SEI TU?! D-dove ci troviamo? Hanno cat-tturato anche te?" voce tramenate, tono spaventato e tentativi vani di alzarsi dalla sedia. Tutto perfetto, come Light aveva stabilito.

"Ascoltami bene Ryuk, io non posso dirti dove ti trovi e no...non mi hanno arrestato o almeno per metà.- si guardò la manetta al polso per poi sospirare- Ti giuro che non sapevo niente di tutto ciò, lo sto venendo a sapere solo adesso" Light era nato per fare l'attore, gli riusciva naturale. Recitare era come mentire e il moro era stupefacente in entrambe le cose.

"Mi spiace di interrompere questo emozionante incontro ma credo che il tuo caro amico voglia delle risposte. Ryuk, tu e i tuoi amici siete sospettati di complicità per quanto riguarda il caso shinigami. Raye Pember, prima di morire, constató che voi eravate le ultime persone con cui Yagami aveva avuto dei contatti. Ho pensato che potevo recuperare alcune informazioni, quindi non siete sotto arresto ma consideratelo come un interrogatorio" Elle si intromise nella conversazione, tenendo premuto il piccolo tasto che attivava i trasmettitori delle due stanze.

"Noi non abbiamo niente da nascondere.  Siamo solo vecchi amici che facevano una visita. Niente di più e niente di meno." Un tono calmo da far gelare il sangue. Troppo calmo per una situazione del genere. Rose era convinta che presto sarebbero usciti da lì e loro avrebbero continuato il loro lavoro ma si sbagliava di grosso.

" Un tempismo perfetto. Amici di vecchia data compaiono adesso che gli shinigami stanno raggiungendo l'apice degli omicidi. I conti non tornano"  il detective era sicuro che i ragazzi sapessero qualcosa, ma nel caso non avrebbero detto mezza parola li avrebbe tenuti rinchiusi e forzati a parlare.

"Dimmi perchè! Perchè l'hai fatto? Perchè non mi hai detto niente? Lui in questa storia non ci doveva entrare e invece noto con disprezzo che fa parte delle tue fottute paranoie" parole amare e taglienti uscirono dalla bocca di Light. Elle sentì quasi di potersi tagliare ma non cedette, anzi gli tenette testa.

"Dirtelo sarebbe stato un invito a manipolare questo incontro e poi mi servono più prove possibili. Anche se non sembra, l'agente Pember è stato molto d'aiuto perchè se no non potevo risalire a lui -indicò Ryuk sullo schermo e poi gli altri due- e a loro. Sanno più di quanto dicono e devo farli parlare. Se tu non sei sommo shinigami, non dovresti aver timore" 

Elle si riavvicinò alla scrivania e, freddo e duro come il ghiaccio, interrogò i tre giovani. Passarono le ore e il corvino, ottenendo il nulla, decise di smettere. Comunicó che sarebbero rimasti lì, bendati e legati alle sedie, finché non si sarebbe tolto il dubbio.
Gli assassini erano preparati a quel tipo di tortura, avendo fatto molto allenamento ma tutto gravava sulla resistenza di Ryuk.
Calata la sera, tutti si ritirarono nelle proprie stanze e il moro non degnó di uno sguardo Elle. Si cambiarono e misero a letto, senza toccarsi e senza la dolcezza dell'ultima volta. Il detective, non riuscendo a dormire, si mise a lavorare con il computer, sapendo del fastidio che avrebbe procurato al moro. Quest'ultimo non gli prestò alcuna attenzione e non reagì al comportamento del corvino, nonostante il continuo tintinnio della catena.
I giorni divennero settimane e le settimane divennero mesi e quel insopportabile rumore divenne una delle più belle melodie, indispensabile per i due giovani. Un suono perfetto che li univa, quasi unico ma non si parlavano ancora, Light era ancora troppo arrabbiato,  e il rapporto calò a picco in quel tempo trascorso. Ryuk e i due assassini erano ancora rinchiusi e gli omicidi, anche se più lentamente, continuavano come prestabilito. Il moro doveva impedire che tutto continuasse a trascorrere in quel modo e se voleva riuscirci, doveva cambiare il suo atteggiamento.

Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora