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"E' inutile auto-commiserarmi, non risolverò niente così" disse il moro, mentre con la coda dell'occhio osservava le labbra del corvino, gli mancava il loro tocco morbido. Erano passati solo alcuni giorni ma Light aveva già voglia di riassaggiare ogni parte del corpo di Elle.

"Sono fiero di te, Light" disse il detective, nonostante era fermamente convinto che il giovane affianco a se centrasse con la morte di Ryuk. Il moro non poteva aver sviluppato dei poteri soprannaturali, questo era più che certo, ma il pensiero che ci fossero altri assassini addestrati era insistente. Non poteva fare tutto da solo. 

Mentre i due erano concentrati sullo schermo e i poliziotti intenti nel recarsi sulla scena del crimine, Watari entrò nella grande sala, improvvisamente, quasi con violenza, una violenza estranea alla sua natura calma. Lo stesso Elle quasi si preoccupò nel vederlo arrivare in quel modo, tale atteggiamento poteva portare solo cattive notizie.

"Ryuzaki, ho completato tutte le sue richieste: innanzitutto qui ci sono i documenti da lei richiesti direttamente dalla stazione di polizia americana in cui risiede il Signor Hatake; - disse il vecchio porgendo ad Elle il fascicolo - secondariamente sono riuscito a decifrare in parte il messaggio in codice usato dai due ragazzi." successivamente Watari porse ad Elle un foglio sul quale era stato riportato il discorso intrapreso dai fratelli Hatake e, su di esso, alcune considerazioni di Watari. Il detective, poi, ringraziandolo, lo congedò.

"Perchè mai lasciare un compito così importante ad un vecchio decrepito?"  

Light guardava la scena stupito, come aveva fatto così in poco tempo. Il timore che scoprissero la prova schiacciante cresceva dentro di se. In quel momento fare la recita del poliziotto buono era l'unica mossa sensata, una parola sbagliata si sarebbe rivelata fatale. Elle fece per mostragli i documenti ma lui già sapeva cosa ci avrebbe trovato.

"Light, guarda, è tutto regolare. Kakashi Hatake ha partecipato al concorso, l'ha vinto e, come da programma, è partito" gli occhi di ghiaccio del detective guardavano attentamente quei fogli, quelle parole scritte nere su bianco. Intanto aspettava una risposta dal compagno che non tardò ad arrivare. 

"Sai, prima di ricevere queste risposte, avevo pensato che la partenza di Hatake fosse solo un diversivo per confonderci sull'azione che sarebbe acceduta in seguito. Ma, da adesso in poi, sono costretto ad eliminare questa idea. Questi tipi di documenti sono quasi impossibili da falsificare, quindi, è difficile pensare che il ragazzo abbia corrotto un agente o colui che teneva l'esame. Però, allo stesso modo, guardando i vari appunti di Watari, tutti i sospetti ricadono su Rose e Kakashi." Light sparava parole perfette al momento perfetto, proprio quello che Elle voleva sentirsi dire. Il moro intento si era avvicinato ancora di più col corpo verso il detective, e il corvino sentiva fin sotto la pelle quella vicinanza. Nella grande sala non c'era nessuno, chi li avrebbe mai visti se lo avesse baciato e preso, senza ritegno, su quella stessa scrivania. La voce nella sua testa, anche conosciuta come coscienza, gli gridava di non farlo, di non infrangere la promessa che si erano fatti. Elle scacciò via il pensiero.

Il detective ri-puntò la sua attenzione al discorso sotto di se e tutto, man mano, diventava sempre più limpido...più cristallino. 

"Scacco matto, Light"

"Il pensiero che abbiano usato questo discorso per avvertirsi delle telecamere, mi sta gironzolando per la testa. - Elle pronunciava parole confuse, il suo intento era analizzare il comportamento di Light. Poco ci credeva al fatto che il compagno si sarebbe comportato come un cagnolino in gabbia, se lo aspettava una reazione naturale quasi come se fossero davvero complici. - Se gli shinigami si stessero riferendo agli assassini e con il ragazzino ai poliziotti, sarebbe facile dedurre che avevano scoperto il nostro piano. Sarebbe anche facile pensare ad una sorta di minaccia da parte loro. Come si saranno mai mossi senza lasciare alcuna minima prova?" il detective si portò un dito alle labbra accompagnato con un piccolo sospiro, come al suo solito. Light ormai aveva imparato che quell'azione significava solo una cosa: il corvino stava decidendo sul da farsi. Il moro a quel pensiero sorrise istintivamente, il fatto che riconosceva le azione abitudinarie del compagno, in un certo senso, lo rallegrava. Solo poco dopo Light si risvegliò dal trance e si rese conto del ragionamento di Elle. 

"Questo bastardo ha fatto centro! Non adesso...non ora" 

"Stai pensando che ci sia qualcuno al di fiori che li aiuti?" disse Light impassibile mentre si accingeva prendere il foglio dalle mani del detective. Ad un tratto però, forse per la troppa pressione, la mano, che il moro teneva appoggiata sullo schienale della sedia di Elle, scivolò portando il ragazzo a cadere in avanti. Il corvino, quasi per riflesso, si raddrizzò e lo afferrò posizionandolo poi sulle sue gambe, tenendolo saldo sui fianchi. I due non si osarono guardare negli occhi, era troppo pericoloso, sembrava quasi che il caso volesse vederli insieme. Ma si sa, il caso non esiste o almeno è quello che aveva sempre creduto Light.

Quest'ultimo rimase immobile nella stessa identica posizione, anche respirare gli sembrava difficile. Elle si posizionò meglio sulla sedia, muovendosi sotto il compagno e, accidentalmente, fece scontrare la sua intimità con il sedere del moro. Entrambi sentirono il contatto e Light non tenne il conto di quanti battiti perse il suo cuore, ma fecero finta di nulla. Il moro fece per alzarsi ma il detective gli mise una mano sulla coscia intimandolo a stare fermo.    




Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora