"Se la polizia ha tirato fuori il suo asso nella manica, noi giocheremo il nostro. E' ora che tu e tua sorella impariate l'arte di questo mestiere" disse il padre, camminando verso il salotto e chiamando Rem, per discutere su tutti i particolari. Rem e Ryuk si sedettero sul divano, intorno a un piccolo tavolino di vetro dove il padre, pensieroso, appoggiò una bottiglia di un forte liquore. Mentre l'uomo versava il liquido in un bicchiere, anch'esso di vetro, i due fratelli si lanciavano sguardi, alcuni interrogativi altri per rassicurasi a vicenda. Il silenzio di quel momento rimbombava nella grande sala e più il tempo passava, più questo diventava assordante. Finché non venne spezzato.
"Ragazzi, mio padre e suo padre, ancor prima di lui, hanno coltivato il sogno di un mondo senza criminalità e pericolo. - mentre diceva quelle parole, guardava il poco liquido rimasto nel bicchiere e lo faceva girare con un leggero movimento di mano - Io ho intenzione, come i miei antenati, di portare avanti questo sogno e di realizzarlo. Lo voglio fare per voi...lo voglio fare per vostra madre." nei suoi occhi si poteva scorgere la tristezza e la nostalgia di ricordi ormai lontani e quasi sfocati. Ryuk e Rem non sapevano cosa dire, non capivano dove il padre voleva andare a parare con quel discorso. La stanza si riempì di nuovo del silenzio. Era un silenzio diverso...un silenzio dove urlare non bastava per sopraffarlo, dove i pensieri prendevano la parola e intraprendevano discorsi che non avevano ne capo e ne coda. Ryuk odiava quella situazione, voleva uscirne. Come se Rem lo leggesse nel pensiero, si prese di coraggio e chiese al padre il motivo di quelle parole tanto tristi quanto fiere.
"Figli miei, voi non potete capire l'importanza della promessa che ho fatto molto tempo fa ed è per questo che sono determinato ad andare fino in fondo. Dovrete darmi una mano o quella promessa si frantumerà in mille pezzi e non potrà più essere ricostruita. Siete in gamba, devo ammetterlo, ma da soli non c'è la farete" per quanto agli occhi di Ryuk quel discorso risultava ancora complicato, la più grande capì cosa il padre voleva fare: voleva indurre suo fratello minore a chiedere l'aiuto di Light. Sapeva, purtroppo, che Ryuk non l'avrebbe mai fatto quindi, per quanto voleva bene a suo fratello e quella decisione significava far precipitare il rapporto con lui, decise di parlare.
"Padre, io stavo pensando a una possibile soluzione per contrastare la potenza che rappresenta Elle. Il migliore amico di mio fratello, Light, ha dimostrato grandi doti per quanto riguarda l'intelligenza. Inoltre so che in passato ha aiutato la polizia a risolvere un caso. Potrebbe esserci di grande aiuto" la giovane disse quelle parole lentamente, guardando di sottecchi Ryuk, seduto affianco a lei. L'uomo osservò la figlia con gli occhi lucidi e sprizzanti di gioia, aspettava solo di sentire quel nome ma al contempo Ryuk non era dello stesso parere. Lui non voleva che il suo migliore amico si mettesse in mezzo a quella pericolosa storia. Sapeva che Light aveva tutte le capacità per affrontarlo e sapeva anche che avrebbe accettato la proposta, ma non voleva metterlo in pericolo. Non voleva che Light scoprisse com'era vivere con l'ansia di essere incolpato, arrestato e, poi, ucciso. Rem era distrutta sotto lo sguardo triste e arrabbiato del fratello. Fino a quel momento erano sempre stati molto uniti, facevano tutto insieme ma la giovane sapeva che quel rapporto di fiducia era ormai stato spezzato. Il corvino non disse niente, non sbraitò come si aspettava il padre e non corse via come si aspettava la sorella. Rimase lì, fermo e immobile con lo sguardo puntato per terra. Per un attimo pensò se tutto quel casino non fosse mai accaduto...avrebbe avuto una vita normale e felice, con Light e Rem a suo fianco e forse, chi lo sa, anche una ragazza. Ma il destino aveva scelto una strada diversa per lui, solo che Ryuk non era pronto per percorrerla.
"Io non lo chiederò a Light, se ci tenete tanto...ditecelo voi. Vi assicuro che la risposta sarà affermativa. L'unica cosa che ho da aggiungere è che la mamma non avrebbe mai voluto che si giungesse a questo. Lei odiava la violenza e sicuramente non avrebbe combattuto la violenza con altra violenza. Quindi, ti prego, non usare noi e la mamma come scusa...non usare noi e la mamma per dare un motivo a qualcosa che vuoi solo tu. " fù l'unica cosa che disse Ryuk, guardando il padre con odio e rammarico, mentre si alzava e camminava lentamente verso camera sua. L'unica cosa che voleva in quel momento era stare da solo. Quando arrivò in stanza, chiuse la porta dietro le sue spalle e si appoggiò su di essa, scendendo man mano fino a toccare il pavimento. Si portò la mano sulla spalla e si tolse quel piccolo aggeggio che Light gli aveva posizionato quella mattina. Il discorso non era stato esplicito, ma sicuramente il moro, conoscendolo, aveva già capito parte della situazione.
"Spero che ora tu sia soddisfatto...Light" fece un sospiro e lanciò il piccolo oggetto elettronico contro il muro di fronte a se dove, all'impatto, si ruppe. Stanco e frustato decise di andare in bagno e farsi una doccia. Cercava un modo per scrollarsi di dosso tutta l'angoscia e le preoccupazioni della giornata e la doccia gli sembrava il modo più adatto.
Intanto Light era rimasto sconcertato di fronte a quello che aveva appena visto. Non poteva crederci nonostante era stato lui stesso spettatore. Lo schermo diventò completamente nero e, su di esso, apparì una scritta lampeggiante che avvertiva della perdita del segnale. Il moro si prese la testa con le mani: molti interrogativi stavano sorgendo e avevano bisogno di una risposta. Quella discussione era così confusa che Light non capì a pieno quello che significasse e, di conseguenza, ne il ruolo che avrebbe dovuto prendere. Di una cosa però rimase estremamente colpito: Ryuk aveva scoperto del microchip. Light non si spiegava il perché l'aveva tolto solo alla fine e non prima.
"Forse non se ne era accorto oppure lo ha sempre saputo ma voleva che io ascoltassi" il moro era molto confuso, ma sapeva cosa doveva fare. Nel caso gli avessero chiesto aiuto, lui glielo avrebbe dato. Ora doveva solo aspettare l'arrivo di quella proposta. Il tempo delle speranze e dei sogni era finito, ora cominciavano i fatti.
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Finché vita non ci separi
FanfictionLa storia che vi propongo è ispirata dall'omonimo anime conosciuto come Death Note. L'unica essenziale e importante differenza, tranne la storia omosessuale tra i due protagonisti, è la mancanza dell'oggetto che tanto caratterizza la serie: il quade...