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"Oi, fottuti bastardi...come è andata? Io e Obito eravamo convinti che gli sbirri vi avessero presi" Rose, con un sorriso beffardo, seguiva con gli occhi suo fratello e Zoro che, stanchi morti, raggiungevano gli altri due sollevati che nessuno di loro avesse qualcosa di rotto. La ragazza conservava troppo orgoglio per rompere il muro di ghiaccio che aveva costruito intorno al cuore e ammettere di voler abbracciare il suo unico familiare. Obito, di certo, non aveva dei muri così alti e robusti  e non si negò un gesto d'affetto verso i due compagni. 

I tre assassini si strinsero come se fosse l'ultima volta che si sarebbero visti, in fondo non erano solo amici, compagni di avventura o vittime di uno stesso destino crudele. Loro erano fratelli. Il legame fraterno che avevano costruito durante la loro permanenza all'orfanotrofio non era paragonabile ad una qualunque mera relazione amicale. Erano pronti a morire l'uno per l'altra, s'erano sempre protetti e avrebbe continuato a farlo. Non erano famosi e rispettabili per i loro alti valori morali ma nessuno meglio di loro poteva conoscere che cosa significasse avere fiducia e stima in altre persone.

"Ma che cazzo, siete delle fottute femminucce?" Rose assistette alla scena sbuffando, con le braccia incrociate, e roteando gli occhi. Zoro ruppe l'abbraccio abbastanza per girarsi verso la giovane, rivolgerle un sorriso accomodante e sincero e tenderle una mano. 

"Avanti, femminuccia, non farti pregare" la ragazza guardò prima il verde, poi Obito e, per ultimo, Kakashi che con un piccolo cenno della testa la intimò a prendere quella mano. A Rose gli vennero le lacrime gli occhi, tutto si fece più lucido e, senza che se ne accorgesse, aveva le guance bagnate.

"Fanculo" la più piccola corse dai tre, unendosi a quell'abbraccio, ringraziando ogni shinigami da lei conosciuti di non aver scritto i loro nomi su dei Death Note. 

Il quadretto venne interrotto da un voce che, ormai, tutti gli assassini dell'orfanotrofio avevano imparato a riconoscere. La persona in questione era l'unico ed inimitabile Light Yagami che vestito di indifferenza e odio si congratulava con i quattro del lavoro impeccabile. Come se tutta l'armonia e la pace di qualche momento prima fosse solo un insignificante ricordo, Kakashi, Obito, Rose e Zoro si raddrizzarono e si inchinarono leggermente, salutandolo. 

"Avete ritardato di qualche ora se non sbaglio, ma tutto è bene ciò che finisce bene" Light, in realtà, dentro era morto. Dopo la notte passata con il detective, tutti gli sforzi che aveva fatto per scalare quella ripida vetta non gli sembravano più avere un senso. Come se quel "Ti amo" avesse messo un bollino rosso su tutto quello per cui aveva sempre combattuto. Light non sapeva più come comportarsi, non sapeva più come dovesse reagire. Ryuk o Elle? Essere amato come un Dio o essere amato come un umano? Essere leali a se stessi o essere egoista? Ma, soprattutto, quale delle ultime due significava stare con il detective e quale significava perseguire degli  ideali di falsa giustizia e superficiale vendetta ? Ne sarebbe valsa realmente la pena?

"LIGHT! VIENI! UN IMPREVISTO"  Il moro si voltò allarmato verso Ryuk che, affannato, correva verso l'amico. Il salone dell'orfanotrofio quella mattina era più silenzioso del solito, lo stesso non si poteva dire per l'atmosfera che si respirava li dentro. Light sentiva la tensione e la paura fin dentro le ossa. Strabuzzò gli occhi e raggiunse il corvino che , mentre appoggiava le mani sulle sue ginocchia,  sparava parole confuse. Ryuk non riusciva a capire come tutti quei professionisti li dentro fossero potuti inciampare su un sassolino così piccolo. Il piano era perfetto, tutto studiato nei minimi dettagli ma il sogno stava rischiando di svanire per una singola minuscola goccia di sangue.

"Ryuk calmati e parla piano" Light gli appoggiò una mano sulla spalla, aspettando qualche minuto che l'amico si riprendesse dall'affanno.

"Hanno trovato una goccia di sangue su uno dei palazzi adiacenti alla carcere. L'hanno già analizzata ed è uscito fuori il nome  di Kakashi." Il giovane assassino per un'attimo perse la terra sotto i piedi, ricordando quel secondo quando il proiettile gli colpì il braccio. Quasi per riflesso, se lo strinse. Non si sentiva né mortificato né dispiaciuto, ma l'unica cose che riusciva a provare era preoccupazione. Gli venne il mente il giovane angelo, Iruka,  che quella notte lo aveva aiutato. Se, scoprendo i suoi spostamenti, gli avessero fatto del male, Kakashi non era sicuro che sarebbe riuscito a trattenersi dall'uccidere tutti. 

Light, dall'altra parte, non mostrò rabbia o furore o ansia. Lanciò uno sguardo verso l'assassino in questione senza però dirgli nulla o fare qualcosa. Non riusciva ad emettere un singolo suono, non riusciva a pensare una singola parola. Ad un tratto, prese Ryuk per un braccio e lo portò nella sala controllo dove Rem era seduta di fronte al grosso schermo con una tazza di caffè fumante in mano. La ragazza non gli disse niente, neanche un saluto, si sentiva tremendamente in colpa ad aver affidato le loro speranze in mano ad un ragazzino megalomane.

"Light io non posso permettere che lo arrestino. Se prendono Kakashi, prenderanno tutti i ragazzi qui dentro. Io non lo posso permettere. Sono la mia unica famiglia, sono miei fratelli, io ci sono cresciuto con quelle persone. Per me non sono solo macchine da guerra o dei fottuti strumenti, io gli voglio un bene nell'anima." Rem guardava di sott'occhio il fratello minore, non lo aveva mai visto così. Lei aveva sempre aiutato il padre perché si sentiva in dovere di farlo, Ryuk aveva sempre aiutato il padre perché lui vedeva la possibilità di aiutare qualcuno come quei sfortunati orfani.

Light era assente, il suo sguardo era perso nel vuoto. Quello che stava per fare avrebbe distrutto tutto ma ora poco gli importava. "Lasciate fare a me" 

"Prenderò la palla al balzo" 

Il giovane corse dall'unico uomo con cui volesse stare, Elle, che chinato sui suoi documenti e con un pezzo di torta affianco non si accorse che qualcuno aveva sbattuto la porta. Il quartier generale era vuoto, gli altri poliziotti sarebbero arrivati di li a pochi minuti e Light esultò internamente per aver trovato il suo amato da solo. Ad un tratto il detective si sentì prendere per un spalla, per ritrovarsi le labbra del moro sulle sue. Elle sorrise ma prima che potesse prenderlo per la vita e portarlo su di se, Light interruppe il contatto con l'intento di parlargli.

"Lo so, avevamo detto basta con tutto ciò ma io ho il disperato bisogno di dirti una cosa."

"Immagino che la cosa è inerente al sangue di  Kakashi Hatake, ritrovato sulla scena del crimine"

Light annuì solamente, non voleva tentennare poiché era sicuro di quello che stava per dire. Avrebbe accettato tutte le conseguenze delle sue azioni, in fondo non c'era stato un secondo in cui non l'aveva fatto. Forse quella stessa situazione era una conseguenza delle sue decisioni passate. 

"Light, ascoltami, il fatto che tu me ne stia parlando fa solo incrementare i miei sospetti su di te quindi, ti prego, vattene" Elle aveva un buco nel petto, gli faceva male respingerlo così ma sapeva che gli avrebbe fatto ancora più male vederlo dietro le sbarre.

"E' questo il punto, non me ne frega più. Non mi interessa più di tutta questa merda sui criminali e gli shinigami. L'ultima notte che abbiamo passato insieme mi ha cambiato ed Elle, sono io che ti prego, Kakashi non c'entra niente. Lui è solo un pedina di un sistema più grande. Se mi prometti che non lo toccherai, io..."

"...confesserai" 


PENULTIMO CAPITOLO GUYSSS. Questo libro è stato un parto plurigemellare maaaaa non fa niente. Spero vi piaccia. 


Finché vita non ci separiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora