La Corte Unseelie si palesò d'un tratto davanti a loro, avvolta da una foschia grigio piombo. Simile a un miraggio impregnato di polvere d'argento comparve davanti ai loro occhi nella forma di una vallata di arbusti irti di spine, circondati da alberi secchi e contorti. Fra questi si snodavano sentieri tortuosi, quasi tutti diretti verso l'ignoto. O verso la morte.
Haley conosceva alla perfezione quali svolte intraprendere per non cadere in inganno. D'altronde ci era nato, fra quelle rovine. Da piccolo, quando suo padre non lo costringeva a interminabili ore di studio e allenamento, si immergeva di continuo in quel labirinto per cercare nuove vie da esplorare. Era un gioco pericoloso e doveva farlo di nascosto: i fae troppo giovani non avevano il permesso di allontanarsi dalla Corte, soprattutto lui. Suo padre lo teneva in pugno come una mosca da addomesticare, ma Haley aveva imparato a sfruttare i pochi momenti liberi e sapeva convincere chiunque con uno sguardo. Una volta si era spinto molto lontano, quasi ai confini del Regno, finchè si era ritrovato davanti a un'enorme caverna buia. Non aveva mai scoperto cosa si celasse al suo interno: suo padre l'aveva trovato prima che potesse succedere qualsiasi cosa. Tuttavia ricordava ancora con dolore la punizione ricevuta per quella bravata.
Haley si voltò verso Calum, sorridendo per l'espressione di disappunto che gli modellava il viso. La Corte Seelie doveva essere molto diversa da quel luogo. Non ci era mai stato - non ne aveva il permesso prima e tantomeno adesso - ma immaginava che nel Regno dell'Estate non ci fossero mostri mutanti e sentieri di rovi intrisi di sangue. Eppure quella era la sua casa, o almeno lo era stata, un tempo. «Seguimi. Non provare a cambiare nemmeno una svolta. Potresti morire fra le sofferenze più atroci.»
Calum emise una risatina nervosa mentre strisciava i piedi nel terreno. «Questa sì che si chiama ospitalità...»
«Gli Unseelie sono abbastanza ospitali, a dire il vero. Non siamo schizzinosi, la nostra... la loro Corte è un rifugio per tutte quelle specie di sangue misto o dall'aspetto ripugnante che non sono bene accette in nessun altro luogo. Basta che si rendano utili e possono vivere qui per il resto dei loro giorni. O finché non vengono accusati senza prove di un crimine mai commesso, ovvio» aggiunse alla fine Haley con una risata dal sapore amaro. Ora che si trovava a pochi passi dal luogo che sperava di non dover mai più rivedere il fae cominciava a chiedersi se avesse fatto bene a ignorare le suppliche del suo migliore amico. Come ogni volta in cui aveva dato ascolto soltanto al suo cuore rischiava di trovarsi presto nei guai. Doveva seriamente cominciare a contare fino a dieci prima di agire. O fino a dieci milioni.
Calum scansò all'ultimo secondo un ramo appuntito che si era sporto dalla siepe, tentando di aggrovigliarsi intorno alla sua caviglia. Lanciò un grido e corse di fianco ad Haley per farsi scudo col suo corpo. «Uhm, ospitali, sì. Non fatico a crederlo.»
L'altro rise, ma a dispetto delle sue lamentele e dei propri dubbi continuò a camminare, attento a evitare i folletti nascosti fra i rami che cercavano di ferirli con le spine. Non era stato un lungo viaggio, ma nel Regno il tempo non era facile da misurare. Scorreva fra le dita come sabbia viva e dettava il proprio ritmo a suo piacimento. Il fatto che Calum continuasse a sobbalzare e ad aggrapparsi al braccio di Haley fin quasi a stritolarlo non aiutava a sentirne minormente il peso. Qualche minuto dopo, però, non fu il giovane Seelie a fermarsi.
Haley non aveva mai visto una di quelle creature nella sua Corte. Solitamente preferivano vagare fra gli umani, in cerca di qualche possibile preda. Erano animali assetati di sangue, ma dotati di una certa intelligenza con cui erano capaci di circuire le deboli menti dei mortali. Per questo motivo Haley fu sorpreso di vedere due kelpie seguirli a breve distanza, calpestando con gli zoccoli neri i rami più bassi dei cespugli.
Fissò il primo negli occhi per alcuni secondi e anche quello si fermò, ricambiando il suo sguardo. Occhi di brace affondati in una pelliccia nera e ispida. Gli stava mostrando il suo vero aspetto, forse per incutergli timore. Tutte le creature magiche conoscevano Haley Nightshade almeno di nome, ma quella doveva averla già incontrata in qualche circostanza. Il fatto che Haley non ricordasse altro stava probabilmente a significare che l'incontro era avvenuto durante una delle feste a cui Calum lo costringeva a partecipare e dove lo faceva bere più del dovuto.
STAI LEGGENDO
Il Regno dell'Inganno
FantasyDopo essere stato bandito ingiustamente dai propri simili, privato delle ali e costretto a una vita da Solitario, Haley era sicuro che niente al mondo avrebbe potuto convincerlo a rimettere piede in quel luogo di sangue e inganni che per anni aveva...