Due strisce di un bianco argenteo spiccavano sulla sua schiena, là dove, un tempo, nascevano le sue ali. Le guardava con una smorfia di disgusto, come se vedesse al loro posto ancora due moncherini sanguinanti.
Non aveva mai avuto il coraggio di nascondere le cicatrici con un incantesimo. Forse lo avrebbe aiutato a dimenticare, ma Haley non sapeva ancora se volesse farlo. Erano un promemoria: gli urlavano a gran voce di non fidarsi delle belle parole, dei sorrisi affabili, delle mani tese. Dietro a un'ostentazione di gentilezza il fae non poteva ora fare a meno di vedere le fumose spirali dell'inganno, ben celate dal candido velo della falsa bontà. Era difficile per chi, come il vecchio lui, tendeva a fidarsi della prima carezza ricevuta. Ma cosa ci si poteva aspettare, in fondo, da un bambino educato come un adulto, la cui infanzia non era stata altro che un circolo vizioso di sangue, punizioni, studio forzato e allenamenti? Cosa ci si poteva aspettare, se non che cercasse una figura paterna in chiunque altro, per quanto meschino egli fosse?
Ed ecco cosa ci aveva ricavato: le sue ali erano ora un mucchietto di cenere sparsa per le colline Unseelie ed era stato bandito dai suoi simili. Non che ne fosse dispiaciuto. Nessun Solitario, di fatto, rimpiangeva il suo passato sotto lo stretto controllo dei sovrani. No, non era questo che lo tormentava, mentre osservava assorto, da sopra una spalla, i numerosi segni che gli percorrevano la schiena magra e ossuta. Il problema nasceva dalla sua condizione attuale. Si era complicato l'esistenza da solo, sia accettando la missione, che decidendo di fare di testa sua. Non si sentiva in colpa per questo, non avrebbe mai lavorato ancora una volta per la Regina come uno dei suoi ciechi servitori. Non avrebbe rischiato la vita per lei. Ma, di fatto, la stava rischiando eccome.
Aveva ricevuto il messaggio di Ivy, ecco il problema. Era entrato in piena notte dalla sua finestra. Non stava dormendo, come suo solito, e l'aveva visto planare sulle proprie gambe con la sua debole fluorescenza bluastra, spandendo ombre alte e strette sulle pareti. Poche parole, ma aveva capito la solfa. L'avevano scelto perché era abile, sì, perché era intelligente, anche. Ma, soprattutto, perché era sacrificabile. Non aveva ben chiaro perché la sua morte sarebbe stata inevitabile, ma quel che aveva udito bastava a mettergli addosso un'angoscia tremante.
Haley si voltò, fronteggiando lo specchio a testa alta. Non amava guardare il proprio riflesso, gli ricordava i tempi in cui possedeva ancora tali strumenti al posto dei ruscelli, i tempi in cui il proprio aspetto fisico sembrava qualcosa di importante. Ma ora non poté evitarlo, davanti all'espressione tesa di quel viso emaciato che lo guardava serio, dall'altra parte della lastra. Tentò una smorfia fiera, di quelle che avrebbero fatto ammutolire i suoi soldati, se soltanto fosse stato ancora quel generale. Lasciò subito perdere il tentativo, però. Sembrava soltanto un ragazzino altezzoso e malato. Dentro e fuori, avrebbe aggiunto. Prima o poi le Parche torneranno a chiedere il conto, si disse. Sei sfuggito loro una volta. Non potrai farlo per sempre.
«Smettila.»
Haley girò la testa di scatto, abbandonando il riflesso dei suoi occhi stanchi per incontrare quelli veri e luminosi di Calum, fermo a braccia incrociate sulla porta del bagno. Aveva uno sguardo serio, quel tipo di sguardo che odiava vedergli in volto perché significava soltanto che il suo comportamento anomalo lo stava preoccupando. «Di fare cosa?» chiese allora ingenuamente, un sorriso debole sulle labbra.
Il Seelie socchiuse gli occhi e sospirò, per poi passarsi entrambe le mani sul viso e su, fra i capelli chiari. Quindi fece qualche passo avanti, il tanto che bastava per essergli vicino senza metterlo in allarme. Haley seguì i suoi movimenti con sguardo attento. «So a cosa stai pensando. So sempre a cosa stai pensando. Non mi piace quando fai quella faccia. È simile a quella che avevi quando... quel giorno. Lo sai. Che succede?»
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Il Regno dell'Inganno
FantasyDopo essere stato bandito ingiustamente dai propri simili, privato delle ali e costretto a una vita da Solitario, Haley era sicuro che niente al mondo avrebbe potuto convincerlo a rimettere piede in quel luogo di sangue e inganni che per anni aveva...