A prima vista l'appartamento sembrava perfettamente intatto. Nessun soprammobile caduto, nessun bicchiere rotto, nessun segno di lotta. Era sporco, quello sì, ma Gavin non era mai stato un uomo che tenesse alla pulizia, da quel che Thomas ricordava. C'erano alcuni cartoni di pizza vuoti sul tavolo, unti di olio, e piatti di almeno una settimana nel lavandino. Il divano letto era aperto, pronto per la notte. Dubitava però che Gavin ci avesse dormito, la sera precedente.
Si inginocchiò accanto al materasso polveroso mentre si infilava i guanti in lattice. Li portava sempre con sé negli ultimi giorni, da quando avevano cominciato a trovare cadaveri ad ogni svolta. Spostò con cautela un angolo del divano per osservare fino a dove si era allargata la macchia di sangue. Lì, sulla moquette grigio scuro, aveva rinvenuto il corpo dell'uomo che per anni aveva rifornito di armi lui e la sua famiglia. Era un ex Cacciatore, un loro cugino di secondo o terzo grado, non ricordava bene. Aveva smesso appena suo padre era diventato maggiorenne, già stanco della vita sul campo, e si era ridotto ad agire dalla seconda fila. Abitava in un bugigattolo di una stanza sopra il suo negozio, ma sembrava andargli bene. Era un tipo alla buona e la sua morte non era stata migliore.
Disgustoso, non poté fare a meno di pensare Tom, notando la sporcizia al di sotto del mobile. Lo rimise subito nella sua posizione originaria, notando che le dimensioni della macchia erano di certo molto più piccole di quanto avrebbero dovuto essere. Anche Gavin era stato dissanguato, come le altre vittime, eppure nemmeno nel suo caso erano visibili i segni di un simile processo. Thomas era sempre più perplesso. E furioso, terribilmente furioso. Odiava non avere idea di come agire.
Ritornò alla piccola cucina e aprì il frigo per prendersi qualcosa da bere. Vi trovò due lattine di birra, di cui una già aperta, e uno di quei contenitori di plastica trasparenti che sua madre insisteva ad usare. Probabilmente era lo stesso che ritenevano perso da anni e che la donna si era disperata a cercare in ogni angolo della casa. Afferrò la lattina chiusa con un sospiro sconsolato e scese di nuovo nel negozio, aspettando l'arrivo di sua sorella fra pistole e paletti di sorbo. Aveva già fotografato la scena del crimine, ma conoscendo la macabra passione per gli omicidi di Will immaginava che la ragazza avrebbe voluto controllarla per conto proprio prima di tornare a casa. A volte si chiedeva che problemi affliggessero sua sorella, ma finiva sempre per definirla un caso clinico irrisolvibile e arrendersi all'evidenza.
Si passò una mano fra i capelli rossi, che odiava con tutto se stesso, e uscì sul marciapiede, appoggiando una spalla allo stipite della porta. Scorse un movimento repentino vicino alla finestra, ma quando guardò in quella direzione non vide nulla.
«Tommy!» sentì gridare in quel momento dalla voce squillante di Willow, cosa che gli fece alzare gli occhi al cielo. Quella ragazza non aveva mai saputo come comportarsi in pubblico. L'educazione privata che avevano ricevuto per la maggior parte della propria vita non le aveva giovato sotto questo punto di vista. Si voltò con un mezzo sorriso verso di lei, pronto a rimproverarla ironicamente come faceva sempre, ma qualcosa gli fece sparire ogni accenno di divertimento dal volto. O meglio, qualcuno.
Estrasse in un unico gesto un pugnale di ferro dalla cintura e lo puntò senza esitazione contro il nuovo venuto. «Fermo lì! Allontanati da mia sorella.»
Il fae rimase impassibile, se non per un sopracciglio inarcato in segno di disappunto. Arricciò il naso e indicò l'arma con un movimento del capo. «Dovrei essere spaventato o...»
«Cosa ci fai qui?» gli ringhiò contro Thomas, senza smuoversi di un millimetro. Era felice che l'incantesimo che copriva il negozio oscurasse in quel momento anche la sua immagine. I passanti l'avrebbero preso per pazzo, vedendolo da fuori. Non avevano idea di quale creatura avesse di fronte.
«Siete ripetitivi in famiglia. Fate tutti le stesse domande» commentò Haley sbuffando. Aveva preso a guardarsi intorno con aria preoccupata, finchè posò gli occhi su un punto dietro di lui. Sorrise piano. Thomas immaginò che quello fosse il massimo che potesse offrire un volto tanto glaciale. «Sono qui per trattare. Siamo disposti ad allearci con voi, ma a determinate condizioni. Ne vorrei discutere con i vostri genitori.»
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Il Regno dell'Inganno
FantasyDopo essere stato bandito ingiustamente dai propri simili, privato delle ali e costretto a una vita da Solitario, Haley era sicuro che niente al mondo avrebbe potuto convincerlo a rimettere piede in quel luogo di sangue e inganni che per anni aveva...