Un tempo Haley amava il silenzio. Lo riportava con la mente agli unici momenti della sua infanzia in cui fosse stato libero di essere se stesso. Quando se ne stava sdraiato per ore nel folto del bosco, fra tane di folletti e il fischio lontano del vento. Era il suo posto felice. Tutto sembrava all'improvviso più semplice una volta chiusi gli occhi. Non più, però. Dopo tutto ciò che era successo aveva cominciato a odiarla, quella sensazione uditiva del nulla. Perché quando c'era silenzio, loro cominciavano a parlare. Non gli era mai piaciuto doverle ascoltare. Erano cattive, insinuatrici, malevole. Lo colpivano nei punti più sensibili della sua anima e insistevano, come tante punte d'ago, finché non si creava uno squarcio irreparabile. Aveva imparato a fermarle in tempo, con l'aiuto di Calum, ma il silenzio peggiorava le cose. Anche per questo motivo detestava la propria insonnia.
Dopo chissà quante ore passate nel buio e nel torpore della prigionia Haley pensava di essere ormai completamente impazzito. Le voci dei morti, delle persone che aveva ucciso nel corso degli anni e che non lo avevano mai abbandonato, lo stavano tartassando ininterrottamente, mentre lo squarcio si allargava sempre di più. Evitare di rispondere alle accuse si faceva sempre più difficile e nei momenti peggiori tutto ciò che potesse fare per distrarsi era osservare le sagome silenziose dei suoi compagni di cella. Ne vedeva appena i contorni, illuminati fievolmente dalla torcia appesa alla parete di fronte. Anche quella però era sul punto di spegnersi. Non mancava molto prima che finisse il combustibile. Presto sarebbero rimasti al buio totale e Haley non avrebbe avuto più nessun freno.
Gettò la testa all'indietro, sentendo la consistenza fredda e solida della roccia contro la nuca. Mosse le dita per evitare che si intorpidissero a causa della posizione dei suoi polsi. Sentiva il sangue colare dalle bruciature sull'avambraccio e poi giù, fino al collo. Sperava che Calum fosse messo meglio di lui. Provò a tirare per un'ultima volta le catene, nel tentativo di staccarle dalla parete, ma fu inutile. Come sempre. Era troppo debole per sfruttare l'Energia residua nelle sue vene.
«Dovresti smetterla. Ti stai solo facendo del male» mormorò a quel punto una voce stanca poco lontano. Willow. La ragazza se ne stava sdraiata in modo scomposto in un angolo della cella, la palla metallica ancora fissata alla caviglia. Muoveva il piede a scatti nervosi, mentre il resto del corpo era immobile. Haley vedeva appena il luccichio del metallo e quello dei suoi occhi scuri, rivolti verso di lui.
Sospirò, lasciandosi andare a peso morto sulle catene. Il contatto con le manette si fece più intenso, ma lo sentiva distante. Stava perdendo contatto con la realtà. «Non posso smettere. Non voglio restare solo con me stesso.»
Lei si accigliò. «Cosa intendi?»
«Niente che tu possa capire» esalò frustrato. Lanciò uno sguardo preoccupato a Calum, ancora muto e accasciato su se stesso. Il fatto che fosse un Sidhe lo stava uccidendo, lo sapeva. Doveva trovare un modo per liberarlo da quel giogo mortale, ma per farlo avrebbe prima dovuto liberare se stesso.
La catena legata alla sfera sferragliò nel buio, catturando l'instabile attenzione dell'Unseelie. Si voltò verso la figura di Willow, ora seduta contro la parete. «So cosa stai pensando. Credi che io sia solo una ragazzina, sciocca abbastanza da seguirvi in una missione suicida con entusiasmo e troppi buoni propositi.» Sbuffò, lo sguardo che vagava su tutta la stanza. «Forse sarò sciocca, ma ho fatto tutto questo per un motivo. Io - sono stanca di dover seguire una strada già scritta da altri, capisci? Non ho mai avuto la possibilità di scegliere cosa fosse giusto per me in autonomia. Ogni mia mossa è prestabilita da tempo e io non ce la faccio più a fingere che mi vada bene. Vuoi sapere la verità? Nemmeno Fionn è stato una mia scelta. Ma è un amico di Tom, è un bravo ragazzo e per qualche ragione gli piaccio anche. Fidanzarci sembrava ovvio. E lo era, perché mio padre ha sempre voluto che succedesse. Vedi? Sono giunta a un punto in cui seguo il suo volere senza nemmeno saperlo, come se mi avesse completamente plagiata a sua immagine e somiglianza. Dovevo fuggire e sono venuta con voi. È stato stupido, ma anche se ora mi trovo in catene, non mi sono mai sentita così libera.»
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Il Regno dell'Inganno
FantasyDopo essere stato bandito ingiustamente dai propri simili, privato delle ali e costretto a una vita da Solitario, Haley era sicuro che niente al mondo avrebbe potuto convincerlo a rimettere piede in quel luogo di sangue e inganni che per anni aveva...