Il rombo delle automobili giungeva ovattato fra le pareti del vicolo. Si mescolava al vociare dei pedoni e al suono acuto dei clacson in una cacofonia confusa, incomprensibile. La colonna sonora di una città in fermento, al sorgere di un nuovo giorno. Era già l'alba, infatti, ma in quella stradina buia la pallida luce del sole invernale tardava ancora a mostrarsi.
Willow sospirò. Se ne stava seduta su un gradino umido, davanti alla porta di ingresso di uno dei tanti appartamenti decadenti del paese, le ginocchia tirate al petto e lo sguardo assente. Una folata di vento freddo la fece stringere nella sciarpa di lana, mentre si decideva a riporre in tasca l'anello che aveva fissato con insistenza fino a quel momento. Aveva quasi desiderato farlo sparire con il pensiero, quel dannato cerchietto d'argento. Eppure, eccolo ancora lì, pesante come un macigno nella tasca della sua felpa mimetica.
In realtà non capiva nemmeno cosa la preoccupasse tanto. Perché avrebbe dovuto sentirsi in colpa? Se Fionn aveva voluto regalarle quel gioiello per il loro anniversario era perché se lo meritava. Stavano insieme da tre anni, dopotutto. Già. Ma tre anni fa non mi sarei sentita in difetto ricevendo un simile regalo. Tre anni fa ne sarei stata felice. E ora? Ora non so nemmeno più cosa pensare. Will sospirò ancora, incrociando le braccia sul petto in una posa di difesa. È tutto un maledettissimo casino.
Si guardò intorno, in attesa di vedere delle figure comparire all'imbocco della stradina, ma tardavano ad arrivare. Avrebbe voluto concentrarsi sulla missione, lo avrebbe voluto davvero, ma senza gli altri ragazzi i suoi pensieri tendevano sempre a divagare, andando a toccare argomenti che avrebbe preferito di gran lunga ignorare. Argomenti come quello. Era successo tutto la sera del giorno prima, quando Fionn era sbucato all'improvviso sulla scena del crimine. Tornata a casa lo aveva trovato già in salotto, mentre chiacchierava amabilmente con suo padre. Che poi, chi accidenti avrebbe potuto parlare in modo tanto educato con quella testa di legno di suo padre? Solo Fionn, ovviamente. E davvero gli voleva bene per questo suo essere così gentile in ogni momento, ma, per l'appunto, gli voleva bene. Non era come se lo amasse, giusto? E forse non avrebbe dovuto accettare quel pacchetto che, una volta soli in camera sua, il ragazzo le aveva porto. Perché Will conosceva i sentimenti del castano, per lui era così semplice esprimerli, sembravano quasi naturali sulla sua lingua, ma non per la Cacciatrice. Affatto. Lei si sentiva soltanto terribilmente in colpa. Soprattutto considerando che, fra un omicidio e l'altro, aveva completamente rimosso quanto quel giorno fosse importante per loro. Will si considerava un disastro sotto tutti i punti di vista e quasi avrebbe preferito che Fionn arrivasse a odiarla per quella mancanza. Ma, di fatto, il ragazzo era troppo buono per fargliela pesare.
Scosse la testa con un cipiglio in volto, come per scacciare dalla mente quei pensieri irrequieti. I sottili capelli rossi le sfuggirono da dietro le orecchie, ma fu rapida a rimetterli a posto, giusto in tempo per scorgere la sagoma di suo fratello sopraggiungere dalla strada principale.
«Scusa il ritardo, ero–»
«Papà ti ha trattenuto e bla bla bla. Ammetterai una volta o l'altra che non si fidano più a lasciarti guidare la jeep dopo che sei andato a sbattere contro un albero e che è questo il vero motivo per cui sei sempre in ritardo?» lo interruppe la sorella prima che potesse anche solo raggiungerla.
Thomas aprì la bocca per replicare, un dito sollevato a dargli un'aria da professore saccente, ma subito dopo ci ripensò e riabbassò la mano. «Non è stata colpa mia quella volta. Mi hai distratto.»
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Il Regno dell'Inganno
FantasyDopo essere stato bandito ingiustamente dai propri simili, privato delle ali e costretto a una vita da Solitario, Haley era sicuro che niente al mondo avrebbe potuto convincerlo a rimettere piede in quel luogo di sangue e inganni che per anni aveva...