20. Scatola parlante

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«Già sveglio a quest'ora?»

Haley sollevò la testa di scatto dal libro che stava consultando, provocandosi una fitta lancinante al collo e una smorfia di dolore. Non era riuscito a dormire, quella notte. Non aveva chiuso occhio nemmeno per un minuto, spaventato da ciò che loro avrebbero potuto mostrargli. Così si era alzato, deciso più che mai a indagare sullo strano rituale che l'assassino poteva avere in mente di compiere. Non gli piaceva dover eseguire gli ordini del Cacciatore, ma almeno la sua mente si sarebbe concentrata su altro. Questo era il motivo per cui se ne stava seduto a gambe incrociate sul pavimento del salotto da un paio d'ore, con la testa costantemente china su uno dei volumi che aveva sottratto a Cedar.

Fino a quel momento. Nella penombra mattutina incrociò gli occhi rossi e scintillanti di Rhys, fermo sulla soglia della porta. Sorrideva e teneva le mani puntate sui fianchi, come in una posa vittoriosa, la spalla ormai guarita. Haley sbuffò, in parte per l'irritazione di trovarselo fra i piedi e in parte per spostare il lungo ciuffo nero che gli solleticava la punta del naso. «Non avevo sonno» disse poi, richiudendo il grosso tomo che teneva in grembo con un tonfo. Alcuni granelli di polvere si sollevarono dalle pagine ingiallite, attirando lo sguardo curioso di Rhys.

«E come stai facendo passare il tempo, tutto solo? Il tuo amichetto biondo non è qui a farti da guardia del corpo come sempre?»

«Non sto facendo nulla» mugugnò il diretto interessato, ignorando la parte che riguardava Calum.

«A me sembra invece che tu stia sbriciando nei libri di Cedar. Sono nato prima di te, Haley, riconosco quando un mezzosangue mi sta mentendo. La domanda è: perché?» insinuò il fae dai capelli bianchi, avvicinandosi all'altro. Il sorriso che gli tagliava il volto era ancora lì, saldo nella sua convinzione.

Haley corrugò le sopracciglia, spostandosi impercettibilmente mentre il Seelie si sedeva accanto a lui, sfiorandogli il ginocchio con il proprio. Non si era ripreso del tutto dalla sera precedente e il contatto fisico gli creava ancora qualche problema, ma stava cercando di migliorare. Posò quindi il vecchio libro a terra, davanti a sé, per poi prenderne un altro. Sollevò la copertina violacea e si rimise a leggere, senza degnare l'intruso di un'ulteriore occhiata.

Rhys si accigliò, ma non smise di osservare i suoi gesti, né tornò nella stanza che aveva dovuto occupare per giorni durante la convalescenza. Haley non gliela raccontava giusta, di questo ne era già sicuro. Aveva ascoltato la conversazione fra Cedar e Calum, un paio di giorni prima, e la sua innata sete di pettegolezzi lo stava tormentando da allora. Non era riuscito tuttavia a incrociare il moro fino a quella mattina. Non era mai stato tanto felice di svegliarsi prima dell'alba. «Perchè, Haley?» insistette dopo alcuni istanti di silenzio, avvicinando una mano al viso del fae per costringerlo a voltarsi. Il suo movimento fu però presto interrotto. Haley gli strinse il polso con brutalità e lo spinse via, il tutto senza alzare lo sguardo nemmeno una volta. Rhys avrebbe cominciato a trovare divertente quella situazione, se non si fosse sentito così tanto sulle spine. Era un Seelie, dopotutto, aveva un animo ardente e dinamico. Non poteva fare a meno di disturbare l'altro fae, pur di ottenere ciò che voleva. Il suo sorriso si allargò, mentre posava la mano rifiutata sulle pagine del libro, impedendo a Haley di continuare la lettura. «Rispondimi, soldato.»

Il moro ringhiò, un basso borbottio che proveniva dal fondo della sua gola e che fece rizzare le orecchie a punta di Rhys. «Non chiamarmi in quel modo. Sono un Solitario, adesso, non milito nell'esercito di nessuno.»

«Non lo farò, se mi darai una risposta» contrattò il canuto, fissandolo dritto negli occhi.

Haley aveva uno sguardo ardente, sebbene immerso in un'espressione impassibile. Chiuse anche il secondo volume e lo rimise al suo posto, per poi girarsi interamente verso il fae, il volto a pochi centimetri dal suo in un gesto di sfida. «Rispondimi tu, prima. Perché dovrei farlo? Perchè dovrei svelare i miei segreti alla persona meno affidabile che conosca? E, andiamo, avrei di gran lunga preferito non conoscerti affatto.»

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