6. Nascosto agli occhi

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La notte era quasi completamente scemata nella debole luce mattutina quando Cedar mise piede nell'appartamento.

Non aveva voluto rischiare di svegliare i due ragazzi, motivo per cui aveva dato fondo alle sue ultime energie rimaste per un piccolo incantesimo di apertura. Pur essendo un bugul conosceva le basi della magia dei fae, dopo anni passati al seguito della Corte Unseelie. Questo non significava però che ogni volta non fosse per lui un incredibile dispendio di forze.

La porta d'ingresso dava direttamente su di un piccolo salotto. Un divano dal tessuto usurato, di un giallo sporco, occupava quasi tutto lo spazio disponibile, manifestando la sua ombra imponente contro la luce che filtrava dalle persiane. Freddo e abbandonato, questa fu la prima impressione che Cedar percepì sulla propria pelle macchiata. Aveva ripreso le sue sembianze subito dopo aver portato a termine il proprio compito. Non era in grado di sopportare tutto quello sforzo così a lungo, non era certo abituato a simili lavori. Tuttavia, qualcuno aveva pur dovuto farlo.

Si passò una mano sul volto stanco e si appoggiò con la schiena al bracciolo del divano. Non era stato affatto piacevole doversi sbarazzare del cadavere di quella ragazza. Pensare che probabilmente aveva degli amici, una famiglia, che magari la stavano aspettando, inconsapevoli del destino a cui era andata incontro, lo lasciava con l'amaro in bocca. Lui, che non aveva mai avuto una vera famiglia nel senso proprio del termine. Eppure, non poteva fare a meno di provare pietà per quell'anima umana.

Aveva cercato di darle una degna sepoltura, ripescando fra le sue conoscenze del mondo mortale e cercando di renderle un poco di giustizia, in quel mare di sudiciume e cattiveria. L'Altroregno. Si chiedeva, spesso, se davvero gli umani potessero essere creature peggiori dei fae, alcuni dei quali, conosciuti nel corso degli anni, gli avevano dato prova di malvagità estrema. E poi la sua mente tornava alle parole di Haley. Quel ragazzo era uno dei misteri più complessi con cui avesse mai avuto a che fare. La sua personalità, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, gli erano talmente oscuri da spaventarlo, a tratti. Voleva capirlo ma, allo stesso tempo, sapeva che nessuno poteva farlo davvero.

Inspirò ed espirò, nel tentativo di calmare i nervi tesi. Si era allontanato molto dal loro vicolo di umido cemento, quella notte. Aveva camminato fino alla periferia della città, in aperta campagna, con un corpo freddo e privo di sangue fra le braccia. L'odore metallico delle ferite gli aveva fatto girare più volte la testa, tanto che aveva pensato di farla finita con quella insensata compassione. Ma alla fine la sua etica gli aveva impedito di abbandonare la ragazza in uno sporco cassonetto e si era occupato di lei come meglio aveva potuto. E alla fine era tornato in tempo per scorgere l'alba dalla finestra crepata del loro salotto spoglio e polveroso.

Abbassò lo sguardo e fece scorrere la mano tozza sulla superficie ruvida del divano, fino al cumulo di coperte abbandonato in un angolo. Ne percepì il calore corporeo ancora prima di raggiungerlo, così sollevò il palmo dal tessuto e lo posò lì dove immaginava dovesse trovarsi la spalla del ragazzo. Lo scosse con delicatezza prima e con un poco di forza poi, finché dal groviglio bianco non si sollevò un gemito prolungato e infastidito. La testa di Calum sbucò da là sotto pochi secondi dopo, con i capelli biondi sparati in aria e piatti sul lato destro, sul quale aveva probabilmente dormito. Si stropicciò gli occhi impastati dal sonno e sbadigliò rumorosamente, senza premurarsi di coprirsi la bocca con una mano.

«Cosa succede? È già pomeriggio? Se non è così, beh, potrebbe arrivarti una denuncia dal mio legato. 'Notte» biascicò, gettando un'occhiataccia a Cedar e facendo per rituffarsi fra le coperte.

Il bugul si strinse la base del naso fra pollice e indice, troppo stremato per avere a che fare con l'uragano Calum ancora per molto. Lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi di nuovo verso di lui. «Ti devo parlare. Poi potrai tornare a dormire.»

Il Regno dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora