13. Le colpe dei padri

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Calum non era mai stato un tipo eroico. Suo padre l'aveva sempre biasimato per questo. "Se un Sidhe non sa governare un esercito non è nemmeno in grado di gestire una Contea" gli ripeteva allo sfinimento. Tuttavia, dopo ogni allenamento, lo vedeva tornare a casa pieno di lividi e senza la minima esperienza. Il fatto era che Calum non era fatto per quel tipo di vita. Preferiva di gran lunga restare in seconda linea, lontano dal pericolo, piuttosto che buttarsi a capofitto in azioni più grandi di lui. Non aveva nemmeno una base di autodifesa e l'idea di sporcarsi le mani con il sangue di qualcun altro lo disgustava alquanto. Eppure, quando si trattava di Haley, il Seelie tendeva a dimenticare del tutto i propri limiti.

Successe anche quella volta. Appena scorse la mano del Cacciatore sparire al di sotto della sua camicia a quadri qualcosa in lui scattò. Trascinato da quell'istinto, senza pensarci, balzò in piedi, facendo cadere a terra la sedia su cui, fino a un attimo prima, se ne stava tranquillamente accucciato. Il rumore improvviso fece sobbalzare tutti i presenti. Haley tentò di fermarlo con uno sguardo severo, ma il Seelie aveva già stretto il polso del Cacciatore con la poca forza delle sue dita esili. Sporto al di sopra del tavolo che li divideva, l'altra mano a fare da perno sul legno, gli diresse poi uno sguardo minaccioso. «Prova a fargli del male e ti stacco la testa dal collo con le mie mani.»

L'uomo si bloccò. In principio sembrò stupito dalle sue parole, forse dubbioso, ma con il passare dei secondi il suo volto divenne sempre più adirato. Tirò via il braccio di scatto, rivelando ora la lama di un coltellino svizzero sguainata. Subito si controllò la pelle del polso, come se il tocco del fae avesse potuto bruciarlo. Non trovando segni di tale offesa, però, si limitò a sibilargli contro a denti stretti, il coltello tenuto alto in posizione di difesa. «Non toccarmi mai più, mostro.»

Calum strabuzzò gli occhi, per poi portarsi l'indice di una mano al centro del petto, coperto dal suo maglione giallo. «Io sarei un mostro? Tu, piuttosto, ti sei mai visto allo specchio per caso? No, perchè davvero...»

«Calum, per favore» mugugnò Haley. Non aveva ancora mosso ciglio da quando il Cacciatore era entrato nella casupola. In quel momento tuttavia si alzò, con lentezza, dalla propria sedia. Una volta in piedi si prese il tempo di rimetterla sotto al tavolo, prima di sollevare lo sguardo e aprire finalmente bocca. «Non vale la pena di discutere di certi argomenti in una simile situazione. Stiamo solo perdendo tempo utile in sproloqui senza capo né coda. Non ho intenzione di assistere a questi discorsi.»

Il Cacciatore aggrottò la fronte. Un impeto di rabbia lo colse impreparato e gli invase d'un colpo la testa. Con gli occhi fiammeggianti spinse a terra Calum, ancora vicino a lui, usando una sola mano. Il fae sbattè contro la sedia che aveva fatto cadere in precedenza ed emise un lamento di dolore, mentre l'umano faceva il giro del tavolo per trovarsi di fronte all'Unseelie. Ora non c'erano ostacoli che li dividessero. «Tu» ringhiò, arrivandogli a pochi centimetri dal volto, «tu hai molti argomenti di cui discutere con me. Prima di tutto, perché ti trovi qui, in casa mia, senza che io ti abbia concesso alcun permesso.»

Haley rimase impassibile, gli occhi freddi fissi in quelli scuri dell'uomo. Lo scrutò con attenzione, non lasciandosi sfuggire un singolo dettaglio di quel volto torturato dalle preoccupazioni, dalle responsabilità, dagli obblighi. Pensò che il proprio sarebbe stato simile al suo, se solo avesse potuto invecchiare. «Questa non è casa tua. Entrare in quel luogo, infatti, avrebbe ucciso il mio amico. E colgo l'occasione per informarti che, se fosse successo, io avrei ucciso ognuno di voi nel modo più cruento che la vostra fragile mente umana possa immaginare.»

«Non sei nella posizione per minacciarmi, sporco mezzosangue!» sbraitò quello, prendendolo per il colletto del maglione. Era furioso e, allo stesso tempo, fortemente inquietato. Quel fae dalle iridi vuote era famoso per le stragi che aveva compiuto. Non dubitava potesse ucciderlo senza farsi troppe paranoie.

Il Regno dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora