Un vago odore di fumo, di metallo e di asfalto bagnato gli arrivava alle narici mentre nello stomaco percepiva il rombo vibrante dei bassi. Prese un respiro profondo, pur rischiando di soffocare nei suoi stessi conati. Marcio. Da quando avevano assunto forma umana, dal primo momento in cui si erano infiltrati nelle strade cittadine, era questa la parola che continuava a rimbalzare senza sosta nella mente di Haley. D'altronde questo era l'Altroregno: un posto marcio. Non sapeva quale fosse il motivo alla base della propria impressione, ma non poteva fare a meno di pensarci. C'era qualcosa che sapeva di putrefatto nelle fondamenta stesse di quel mondo.
Non aveva mai ritenuto Faerie un paradiso terrestre. Non lo era e mai lo sarebbe stato - mostri assetati di sangue e omicidi su pagamento erano all'ordine del giorno non soltanto nella Corte Unseelie - ma nei vicoli sporchi e freddi, sotto alle insegne al neon dei pub, fra le mattonelle umide del selciato e nel marasma di persone perse nei propri problemi Haley riusciva a vederci solo del marcio. Un mondo in decadenza, un mondo che non aveva più nulla da offrire ai suoi abitanti. Da quando l'uomo aveva messo piede sulla Terra, pensò il fae, era difficile scorgere quel poco di magia che era rimasta ancorata fra le chiome degli alberi, nelle risate dei bambini e nel flebile suono di campanelli d'argento.
Haley buttò la testa all'indietro, contro il muro umido e ruvido a cui si era appoggiato nella speranza di trovare un po' di sostegno. Fece una smorfia e si massaggiò le tempie con due dita, premendo con forza. Se solo fosse stato in grado di trasformare la propria energia in poteri curativi non avrebbe dovuto convivere con quel dannato pulsare alla testa. Era un effetto collaterale che gli toccava subire ogni volta in cui attraversava un passaggio fatato, come per una specie di jet-lag. Il cambiamento temporale lo lasciava sempre un po' confuso e tremendamente irritabile.
Di certo il posto in cui si trovavano non aiutava a diminuire il fastidio che provava. Sentiva il rimbombare della musica, seppure smorzata, come migliaia di coltelli conficcati nel cervello. Come per aggiungere al danno la beffa, in quello stesso momento qualcuno uscì dal locale e lo urtò violentemente con una spalla. Haley aprì gli occhi di scatto e fulminò il responsabile con uno sguardo di fuoco, trattenendo a stento un ringhio in fondo alla gola.
Lo sfortunato soggetto della sua ira non era altro che un ragazzino minuto e dai capelli verdi, tinti in tutta probabilità solo per l'occasione con la pretesa di sembrare diverso in un mondo creato in fabbrica. Squadrò Haley con arroganza, ma gli ci volle un solo secondo per rendersi conto della situazione e della rabbia ben visibile sul viso affilato dell'altro. Deglutì e si scansò senza aggiungere una parola oltre a un debole: «Scusami, amico» che lo fece apparire un bambino spaurito.
Haley lo osservò di sbieco ancora per alcuni istanti mentre lasciava il locale affollato e si dileguava verso un vicolo secondario in cui sparì insieme a un altro paio di ragazzi. Fece una smorfia e scosse la testa prima di lanicare uno sguardo pieno di disgusto all'insegna luminosa sopra la sua testa. In qualche modo quel luogo gli riportava alla mente le feste a cui Calum amava trascinarlo. Nonostante non fosse un amante del divertimento - come era invece la maggior parte dei suoi simili - i balli incantati e letali, le bevande maledette e dai colori sgargianti e le creature di ogni specie, aggrovigliate fra loro in sculture danzanti, erano cose che riuscivano a donargli quell'alito di vita di cui si ritrovava sempre più spesso mancante.
Adesso però, a differenza di quelle serate, Haley si sentiva vuoto, o almeno più vuoto del solito. Provava una sensazione di gelido nulla al centro del petto che gli impediva di apprezzare ciò che gli scorreva davanti agli occhi come invece avrebbe dovuto fare. Quale fata si sarebbe trattenuta dal compiere qualche scherzo a degli sfortunati passanti in un momento di noia? Haley sentiva di essere sbagliato, lo aveva sempre saputo, e ogni giorno sempre di più si convinceva di avere ragione. Era profondamente e irrimediabilmente sbagliato.
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Il Regno dell'Inganno
FantasyDopo essere stato bandito ingiustamente dai propri simili, privato delle ali e costretto a una vita da Solitario, Haley era sicuro che niente al mondo avrebbe potuto convincerlo a rimettere piede in quel luogo di sangue e inganni che per anni aveva...