32. Ti ricordi di me?

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«Cosa significa: "È scappato?"»

Mauve fulminò Calum con un'occhiata di fuoco. Il ragazzo era tornato dal bosco a mani vuote soltanto da una ventina di minuti, ma già era riuscito a farle perdere la poca pazienza che le era rimasta. Si appoggiò allo schienale della sedia a dondolo e congiunse le mani rugose sullo stomaco. «Mi sembra ovvio. È scappato. Gli ho proposto di rivivere i ricordi con sua madre e lui è scappato. Ha dato di matto. Ha cominciato a parlare di voci, o cose simili, e poi è scoppiato a piangere. Cosa c'è da spiegare?»

«Magari» insorse di nuovo il Seelie con un tono più acido, «magari l'hai spaventato. Ti è mai passato per la testa che tutta questa atmosfera dark possa intimorire le persone? Anche un po' di pulizia non guasterebbe, a meno che tu non voglia avere anche il mio vomito a fare compagnia agli escrementi delle tue creature.»

Mauve sbatté una mano sul bracciolo di legno. Le unghie nere incisero dei graffi sulla superficie consunta, mentre dalle sue labbra si levavano dei ringhi animali. Calum fece un passò indietro, ma non smise di fronteggiarla a testa alta. Era furioso. Abbastanza furioso da farsi uccidere da una delle fate più antiche di Faerie per un commento fuori luogo sull'arredamento. Mauve si alzò a sua volta per tenergli testa, nonostante le gambe rachitiche le impedissero una postura eretta. «Qual è il punto, Millet? Non è dei miei corvi che vuoi lamentarti davvero.»

«Qual è il punto? Mi chiedi qual sia il punto?» esclamò Calum ironico. Indicò con veemenza fuori dalla finestra sbarrata, come se attraverso le assi si potesse scorgere il verde ombroso del bosco. «Sono stato là fuori a cercare Haley per un'ora. Non l'ho trovato da nessuna parte, né ha lasciato alcun indizio su dove sia andato. E tutto questo dopo che ha parlato con te. Di che cosa, poi? Di sua madre? Ti sembrava il momento di tirarla in ballo, dato che era l'unico membro della sua famiglia a non creargli problemi o cercare di ucciderlo?»

«Era giunto il tempo» si discolpò la donna con fermezza. «Tu, piuttosto, dovresti smetterla di preoccuparti per lui come una balia.»

«È ovvio che tu lo dica, dopo che lo hai abbandonato a se stesso per tutta la vita» replicò Calum stringendo i pugni. Sferrò un calciò alla porta e uscì dalla stanza a passo di marcia. Percorse il vialetto a ritroso rispetto a quando era arrivato, disperato per non essere riuscito a trovare L'Unseelie, e raggiunse il giardino sul retro. Willow, Rhys e Ivy erano rimasti seduti fra l'erba, nella stessa posizione che avevano tenuto durante la conversazione fra Haley e Mauve. La donna aveva eretto un incantesimo di occultamento per isolare le loro voci, quindi non avrebbe avuto senso origliare dietro la porta. Calum avrebbe preferito poterlo fare, a quel punto. Almeno avrebbe saputo quanto fosse grave la scomparsa dell'Unseelie. Stava cercando di non pensare al peggio, ma quando ci cadi una volta e difficile rialzarsi.

Will si alzò di colpo vedendolo arrivare. Aveva un'espressione ansiosa che gli diede il voltastomaco. Quale motivo aveva di preoccuparsi, lei? Lei che per prima avrebbe dovuto odiarle, le fate come Haley. La vedeva solo come un'ipocrita. Un'esaltazione del perbenismo senza alcuna base di sostanza. «Hai scoperto qualcosa?»

Calum strinse i denti. Calmo. Doveva restare calmo. «Vedi di scoprirlo da sola, se tanto ci tieni. Io torno a cercarlo» scoppiò però alla fine. Si passò entrambe le mani sul volto ed emise un sospiro tremante. Non era tempo per lasciarsi andare in escandescenze. Doveva mettere da parte la sua impulsività da Seelie e riflettere.

La Cacciatrice lo stava fissando. Sembrava offesa. Ferita? Forse. Non gli importava. Fece per voltarsi di nuovo verso il confine, ma la voce di Mauve lo bloccò al limitare del cancelletto. Cattive notizie, ne era certo. Quella donna era in grado di dare solo cattive notizie, come i maledetti corvi che si portava appresso.

«So che cercavate dei libri di magia nera nella Corte Unseelie, ma non avete avuto il tempo di recuperarli dopo essere fuggiti.»

Calum guardò la donna da sopra una spalla. Il vestito nero la avvolgeva come un abito da lutto. Stringeva fra le mani un grosso tomo impolverato e dalle pagine macchiate di umidità che doveva aver visto tempi migliori. Una decina di segnalibri in tessuto teneva il segno su altrettante pagine. Emanava un'aura scura. Il biondo tremò istintivamente alla vista del libro, come se si trattasse del cadavere di un animale. Morte. Tenebre. Male. Quel libro racchiudeva tutto questo e molto di più.

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