24-Niente sconti

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  Il cielo è diventato più grigio e minaccioso. Le nuvole hanno chiuso l'unico sprazzo di sole che illuminava la giornata. Prendo una Lunga bocca di aria fresca uscita da quella casa e avverto la tensione calare. Tensione che in maniera più o meno intensa, a seconda dei giorni, mi accompagna fin da quando ho saputo della loro esistenza.

Esco dal cancello, mi volto appena verso la finestra per vedere la famiglia riunita davanti le finestre, staranno di sicuro discutendo di me. William gesticola teatrale camminando per la stanza, sono già così lontani da me, come se fossero uno qualunque dei cento sconosciuti in cui mi imbatto al campus o in libreria. Accelero il passo senza voltarmi nuovamente. Giro l'angolo e ritorno nella caffetteria dove mi aspetta Zayn.

Sfoglia il giornale posato sul tavolo, ha accanto un caffè e continua a battere con il piede sul pavimento. Ha i capelli ancora più scompigliati e posso solo immaginare quante volte ci ha passato la mano ansioso di vedermi sbucare. Faccio strisciare la sedia davanti a lui.

Sobbalza e incrocia all'istante il mio sguardo.

"Tutto bene, ho ottenuto le informazioni." Sorrido accondiscendente.

"Andiamo a pranzo?" Domanda e io annuisco. Richiude il giornale e lo rimette insieme all'altra pila prima di uscire. Non domanda oltre ma mi informa di un ristorantino asiatico per mangiare qualcosa di veloce nei dintorni che ha cercato sopraffatto dalla noia.

Sediamo al tavolo, l'odore di spezie e fritto mi fa impallidire ma sedendo più lontani dalla cucina quasi non si avverte più. Prendo il riso fritto, gli involtini primavera e la tempura di gamberi e Zayn si limita a seguirmi sapendo che le mie scelte sono sempre le migliori.

"Allora, hanno reagito bene hai detto." Azzarda poco convinto.

"Sì, sono stati carini, sembrano delle brave persone, il figlio decisamente meno e sua moglie credo sia una biscia non ha fatto altro che strusciarsi e ondeggiare come un serpente. Mi hanno scambiato per una ragazza alla pari inizialmente, sono decisamente benestanti e non hanno idea di dove sia mia madre. A si, mio zio crede sia arrivata per farmi inserire nel testamento ma poco importa non li rivedrò mai più." Mi stringo nelle spalle.

"Hai detto che è andata bene, perché non vuoi vederli mai più?" Domanda stranito mentre i nostri piatti arrivano al tavolo fumanti.

"Mi sembrano solo degli sconosciuti. Non ho sentito il minimo legame o curiosità che senso ha quindi? Ho già una famiglia. Gli ho dato il mio numero ma solo perché non sono riuscita a dirgli di no e poi potrebbero avere notizie su mia madre. Deve essere successo qualcosa di grosso se lei ha lasciato tutto per fare la prstituta."

Il quadretto è decisamente troppo perfetto, loro troppo carini e gentili e non mi torna come qualcuno preferisca vendere il proprio corpo quando può restare nella sua bella casa con la governante a farsi servire e riverire. Capisco l'indipendenza ma fino a questo punto? Non somigliano nemmeno alla zia Diana. Lei era così sboccata, a volte anche troppo e cruda, scomposta e con la risata contagiosa. Loro sono dei signorotti distinti che siedono in modo perfettamente composto e bevono il tè in tazze di porcellana pregiata.

"Magari è tua madre ad essersi cacciata in qualche guaio. Hai detto che vuoi sapere da dove viene, loro sono la tua famiglia e tralasciando tuo zio e la biscia sono stati carini no?"

"Sì, mi hanno invitato a pranzo ma non lo so, hanno l'aria di chi vuole dettare legge sulla vita degli altri a essere sincera. Con la loro stupida tradizione di Cambridge che involontariamente ho adottato e chissà che altro. Ho già i miei nonni paterni che per quanto amo sono asfissianti e con altissime aspettative. Non ho bisogno di loro e poi prima di oggi non sapevano nemmeno della mia esistenza. Non è cambiato nulla per loro e mio zio può tornare a respirare e tenersi stretto la sua eredità." Sbuffo piazzandomi in bocca un gambero. Sono succosi dentro e croccanti fuori e le mie papille gustative vanno in estasi, non riesco nemmeno a trattenere un gemito di puro piacere, che ormai ho solo con il cibo, lasciarmi le labbra.

"Oppure, hai solo paura di affezionarti perché non vuoi essere ferita. Ti conosco so che scappi dalla gente ma non è per questo che stai cercando tua madre? Forse dovresti iniziare a fidarti e perché non farlo proprio con la tua famiglia." Suggerisce perentorio assaggiando i gamberi e storcendo il naso. "Non sono così buoni, a guardare te sembrano degni di uno chef stellato." Controbatte.

"A me sembrano deliziosi ma ho fame, mi sembrerebbe appetitoso anche il cameriere all'ingresso con una panatura croccante." Ribatto prendendo un po' di riso. "È così ma c'è altro, le cose a casa mia sono sempre sul filo del rasoio. Mio padre e miei nonni hanno a stento un rapporto. Si vogliono bene ma non riescono proprio ad andare d'accordo sembrano divertirsi a pensarla sempre in un modo diverso sopratutto su mia madre. Mio padre ci manca poco le facesse costruire una statua in soggiorno. I miei nonni la immaginano in buco al centro della terra a dirigere l'inferno e tutto quello che la riguarda a fare da sfondo. Prima di trasformare la mia vita nella versione allargata della guerra dei Roses voglio pensarci bene."

La prospettiva è poco allettante. Ho sempre saputo che se avessi trovato mia madre avrei scatenato un putiferio e che sicuramente i miei nonni gliele avrebbero cantate, del resto mia nonna non aspetta che questo ma l'idea di riaverla nella mia vita me l'ha fato ignorare. Se le cose fossero andate male avrei tenuto il silenzio, nessuno avrebbe saputo niente e tutto sarebbe filato liscio e invece ecco Coraline, Dave e William fare capolino e stravolgermi i piani. Non ho mai saputo di loro come avrei potuto nutrire affetto? Al momento sono solo una seccatura.

"Parlando di qualcosa di più serio e allegro, dopodomani è il tuo compleanno!" Esclamo volutamente per spostare l'attenzione mi guarda cercando di trovare il punto della mia euforia, scuote la testa e mette un broncio finto e volutamente tenero per approfittare dei miei sensi di colpa.

"Ti redi conto che non vorrei alla mia festa solo perchè sei una fifona?"

"Non vuoi andarci nemmeno tu, e sinceramente non sarebbe la situazione ideale io e i tuoi amici proprio non facciamo parte dello stesso mondo."

"Dovresti stare con me non con loro infatti, o detesti anche me?" Si sporge sul tavolo con un sorrisino beffardo e una bella faccia da schiaffi di chi vuole solo sentirsi dire ciò che sa già.

"Tutto il contrario, per farmi perdonare ti faccio la torta."

"Che tipo di torta? Non puoi comprare il mio perdono con farina e zucchero maledetta!"

"Mandorle, cioccolato fuso, panna, cacao, miele bastano per corromperti?" Dico fingendo un tono persuasivo.

"La sognerò stanotte." Continua lui, il suo debole.

"Non ti azzardare, tocca a me pagare." Ribatto non appena lo vedo con il portafoglio in mano.

"Nemmeno per sogno, l'ultima cena l'hai offerta tu ricordi? E ti ho invitato io a pranzo."

"Mr investigatore, le ricordo che è qui in servizio. Questo pasto a chiunque altro lo avrebbe aggiunto tra gli extra. Per uno che non fa sconti non segna bene i costi delle spese. Tocca a me." Ribadisco.

"Chiunque altro, sarebbe venuto qui da solo se non fossi tu non sarei di certo venuto fin qui. Lavoro per me stesso decido io a chi fare sconti."

"Un motivo in più per farmi pagare." Concludo il dibattito piazzando in mano al cameriere una banconota da cinquanta sterline costringendolo alla resa.

Nel tempo rimasto fino all''arrivo di Tonno, facciamo un giro nel parco cittadino, sediamo dinanzi a un fiumiciattolo, su una panchina, parlo a Zayn di alcuni buffi scoiattoli che ho visto una volta in bosco in America, del fatto che sono rimasta sconcertata nel sapere che probabilmente ora hanno sfamato qualche cacciatore e che in Italia non siamo soliti mangiarli, o almeno non si sente spesso. Lui mi racconta di uno strano scherzo fatto a un amico con cui ha condiviso i dormitori, con alcune rane di stagno, grosse quanto una mano che avrei potuto usare contro Jamima. Purtroppo le rane mi terrorizzano e devo lasciar perdere ma sarebbe stato divertente.

E' strano passare del tempo con lui fuori casa, non ci siamo abituati. Le uniche volte che siamo usciti è stato per andare in negozi di mobili o ferramenta. Dove di certo non avremmo incontrato Logan. Tra i suoi mille interessi il bricolage manca. Non ha tutti i torti, magari dovrei davvero dire a Logan che io e Zayn siamo amici e passare del tempo con lui tranquillamente.

Nel viaggio del ritorno tutto si fa di nuovo silenzioso, ma non vi è tensione, di tanto in tanto scorgo lo sguardo di Zayn attraverso lo specchietto cercarmi, allora sorrido o gli faccio la linguaccia e mi rimetto al telefono.

Arriviamo a casa che è ormai sera, il sole è tramontato e fuori dal calduccio dell'auto inizia a fare freddo, Ringrazio calorosa tonno per avermi fatto da tassista e Zayn per preoccuparsi sempre tanto e, a malincuore mi appresto a tornare a casa.

Tutto sembra straordinariamente tranquillo. La porta della camera di Jamima è chiusa e non nego di sperare che sia andata via, mentre quella di Paris è spalancata e lei è sul letto con un nuovo colore si smalto ad asciugare sulle unghie dei piedi e la faccia immersa nelle dispense e gli appunti che la circondano.

"Ehi!" La richiamo, non risponde continua a muovere il piede ritmicamente.

"Paris!" Continuo.

"Ou!" Le passo una mano sulla faccia e lei balza a sedere come un gatto, giurerei di aver visto i suoi capelli alzarsi uno per uno. Toglie i tappi dalle orecchie e mi sorride allegra. Vorrei ancora strozzarla ma al momento voglio raccontarle solo com'è andata.

Siamo immerse nella conversazione su mio zio e sua moglie, che Paris si diverte a prendere in giro, quando sento dei sonori colpi al muro, ritmici e accompagnati da altro.

"Che roba è?"

"Jamima e il trapano da cantiere del suo nuovo ragazzo perché credevi avessi i tappi? "

"È una cosa abituale?"

"Questo è niente, aspetta dieci minuti e sentirai cose che non potrai mai più dimenticare, ti dico solo che a un certo punto miagolano." Mormora agitando la mano davanti al viso con gli occhi sbarrati. "Ogni giorno è peggio. Tu sei al lavoro e non puoi sapere ma credimi fanno cose molto strane, la prima volta ho riso e mi ha sentito. Non l'ha presa bene." Sbuffa facendomi ridere ma subito una seria di gemiti mi fa tornare seria. È un crescendo di volume che temo li sentano anche dal piano di sotto.

Gemiti, urletti, miagolii risate e per finire uno schiaffo, immagino sul sedere, che ha fatto tuonare l'appartamento e poi altri miagolii e ululati. Sembra di stare sul set di un film per adulti di poco gusto e quando tutto pare finito ecco si ricomincia.

"Credimi, fossi in te prenderei questi tappi per le orecchie la faccenda è lunga." Cantilena prendendo dal comodino un secondo paio di tappi per le orecchie che afferro senza farmelo ripetere.  

Like I would- Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora