10- Mi dispiace e Zap

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Non penso neppure alla possibilità di prendere il breve corridoio che conduce all'ascensore nonostante sia in clamoroso ritardo, stanca e abiti al quarto piano. Detesto abitare al quarto piano e ancor di più i maledetti gradini alti e stretti che fanno da padrone da queste parti.

Comincio fiacca a salire gradino dopo gradino come ho fatto ormai tanto spesso da considerarlo il mio allenamento quando non posso seguire i video di fitness insieme a Paris che è invece decisa a scolpire il suo corpo per l'estate con una determinazione di ferro.

Non mi piacciono gli ascensori, l'ultimo ricordo che ho di mia madre è di lei che entra nell'abitacolo con la sua valigia e mi saluta sventolando la mano invitando me a fare lo stesso mentre mi dice di ritornare da Elise, quella che sarebbe diventata da allora la mia tata. L'ho guardata sistemarsi il cappotto dall'uscio della porta. Non mi è importato, non credo di essere mai stata una bambina molto sveglia ho sventolato la mano felice non sapendo che non sarebbe più tornata. la cosa più assurda e che ricordo perfettamente il suo cappotto rosso ma non il suo viso che mi appare da sempre sfocato.

Nella mia mente quelle comode scatole di latta che ti evitano le scale sono diventati qualcosa di cattivo, per un lungo periodo ho addirittura pensato che fosse stato l'ascensore a inghiottire la mamma, e crescendo, condizionata forse dal mio ricordo negativo, ho iniziato a non trovarli più così sicuri con quei loro rumori ferrosi e a evitarli quanto più possibile e averne quasi paura. Non sono claustrofobica ma dentro quei cubicoli spesso maleodoranti, chiusi mi sento soffocare come se lo fossi. Per non parlare degli ascensori di vetro, quale pazzo li ha inventati? Per quale motivo? Sembrano così fragili, pronti ad andare in frantumi sotto tuoi piedi.

Quando raggiungo il pianerottolo, con la faccia più dolce del mio repertorio sono già consapevole di dovermi confrontare con un irritato Logan che mi aspetta a braccia incrociate annoiato seduto in prossimità della rampa.

"Ehi, scusa, ho fatto più veloce che ho potuto c'è la neve."

"Già, per questo mi sono offerto di venirti a prendere." Si alza in piedi e mi raggiunge, apro la porta di casa avvisando con un urlo Paris che con me c'è Logan per evitare, come la scorsa volta che si faccia trovare con qualche strano intruglio verde in faccia e con i capelli acconciati a caso. A nessuno eccetto lei stessa importa molto a dire il vero come è conciata dentro casa, ma sarebbe capace di buttarsi dalla finestra per essersi mostrata con le sembianze di un mammut verde alle alghe.

Non proferisce risposta, ma dal modo in cui la porta della sua camera sbatte deduco non sia presentabile.

"Sono contenta si vederti." Provo sfiorandogli dolcemente il viso.

"Sul serio?" Sbotta poco convinto. Mi passa per la mente ciò che mi ha detto Zayn, se gli dicessi le cose come stanno sarebbe tutto più facile ma quando lo guardo capisco di non volergli dare spiegazioni e che non è ancora il momento per condividere così tanto. Tolgo il cappotto e lo appendo insieme al suo guadagnando un po' di tempo per rispondere alla sua domanda.

"Certo che sì, sono stata impegnata Logan sai che è difficile per me, non mi sono ancora del tutto ambientata a vivere da sola in un altro Stato e ho davvero tanto da studiare." ho usufruito abbastanza di questa scusa, e mentre pronuncio per l'ennesima volta queste parole mi rendo conto che la corda è troppo sfilacciata per tirare ancora ma mi mostro convinta e sorrido sperando di addolcirlo.

Non voglio perderlo, pur non capendone il motivo non voglio ma tanto meno ho voglia di espormi davvero in questa relazione.

"No, non lo so perché non me ne parli. Mi dici che sei stressata per questo e quello ed è ok lo capisco ma non me ne parli mai nel pratico. Ho l'impressione che non parli mai per davvero con me. Sono passati mesi e non ti conosco per niente e non mi sta più bene così Diana. Inizio a chiedermi se la persona per cui provo qualcosa esiste, ed è orribile che io non riesca a darmi una risposta." Annuisco.

Logan è meno stupido (o superficiale) di quello che mi piacerebbe, perché tutti vogliono sapere come se da questo dipendesse la loro vita. Che importa cosa faccio quando non sono con lui? 

Eppure la cosa più razionale da fare, pur non essendo d'accordo sarebbe quella di mettermi a sedere e parlargli. Dirgli di mia madre, della mia ricerca, rassicurarlo ma tutto ciò che dico è:

"Mi dispiace." È così, come ho già ipotizzato mentre ho dato la mia risposta lo guardo mettere fine alla nostra storia e prendere la porta. Lo vedo che vorrebbe essere fermato, che aspetta solo che io mi scusi e gli dica cosa c'è che non va, che non vuole lasciarmi davvero ma è solo l'ultimo tentativo estremo per farmi parlare ma io lo lascio andare via e lui se ne fa tristemente una ragione.

Non mi è nuova la situazione, vedere andare in frantumi la mia relazione sempre per gli stessi motivi ma stranamente stavolta provo amarezza per come le cose sono finite.

"Ehi tutto bene?" Sobbalzo quando sento Paris dietro di me. Mi guarda compassionevole e posa gentile la mia mano su una spalla.

"Hai sentito tutto?" Domanda del tutto superflua. È Paris come minimo sarà stata con l'orecchio attaccata la porta ma come darle torto? Lo avrei fatto anch'io i drammi personali tirano più di un carro di buoi.

"Non di proposito, le pareti sono di carta velina lo sai." Si scusa, ma tra le righe vedo chiaramente la sua faccia attaccata al legno freddo.

"Sto bene, non c'è bisogno che mi guardi così, mi dispiace aver troncato ma non proviamo le stesse cose." Mi stringo nelle spalle e mi tiro finalmente su i capelli per legarli in una crocchia disordinata che mi dà subito la sensazione di casa.

Per qualche motivo lei però, interpreta le mie parole come un'ammissione di tristezza e per tutta la sera infila dappertutto frasi consolatorie che alla fine mi creano un vuoto nello stomaco a cui do una risposta solo all'alba prima di addormentarmi.

Mi sento in colpa perché non mi importa, mi dispiace averlo ferito, aver confermato la mia incapacità di provare qualcosa di profondo per qualcuno. di aver perso il mio svago serale ma nulla più e dovrei invece essere a terra come Logan quando ieri è andato via.

Nel profondo mi sento anche sollevata di non dover più ascoltare tutto quel blaterare insieme ai suoi amici, di non rivedere mai più Emma, Olivia e il resto del fidanzata-club e perfino di avere più tempo da dedicare allo studio e alla ricerca di mia madre.

Smetto di pensarci non appena la mia mente viene invasa dagli eventi che mi riempiono la giornata, segno sul calendario la scadenza dell'ennesima relazione da consegnare, aggiungo altri libri da consultare alla lunga lista e aggiorno il mio abbonamento in biblioteca. Alle due in punto del pomeriggio terminata la mia lezione di fisica sono totalmente circondata di libri e carica più che mai a portare avanti il mio programma.

Mi ritrovo a pranzare alle Tre e mezzo con un' insalata di pollo a discapito di qualcosa di confezionato cercando di mantenere la linea e i miei buoni propositi mentre scalpito nella neve correndo in libreria prima di fare tardi e prendermi una delle strigliate di Mister Bean.

È sempre saggio non fargli perdere quel briciolo di buon umore.

Tra un cliente a l'altro continuo ad attaccare post-it e aggiungere segnalibri tra le pagine dei miei manuali e alla fine della serata riesco a sentirmi sollevata nel vedere di aver visionato perfino qualche pagina in più di quelle stabilite.

Salto la cena e vado direttamente verso lo studio di Zayn a passo spedito evitando la strada scura e poca rassicurante il più possibile e maledicendomi di per aver perso il pullman solo per far compagnia a Melissa.

Non ho aspettato altro da ieri, so che deve parlarmi di qualcosa e ciò è bastato a tenermi sulle spine.

Ho provato perfino a corromperlo, cercando di farmi dire qualcosa per messaggio ma Zayn è incorruttibile o semplicemente ciò che deve dirmi è grosso. Penso per un attimo se è il caso di dirgli di Logan esitando a bussare alla sua porta per una volta chiusa a chiave e non solo accostata ma decido di rimandare. Un problema alla volta.

Busso tre volte di seguito interrotta solo dall'abbaiare incessante. Allungo l'orecchio sulla porta sento un cane li dentro così smetto di bussare e attendo pensando a un possibile cliente.

Impiega qualche minuto ad aprire che per via del freddo e del buio mi appaiono come dodici ore interminabili e quando entro tutto è tranquillo, l'abbaiare è cessato e seppur grosso non noto subito Il cane con tanto di cuccia all'angolo della stanza ancora vuota.

Se ne sta seduto, mi fissa apatico, ha l'aria intontita e strofina il muso contro la sua cuccia.

"È tuo?" Domando di getto.

"Ciao anche a te. È Zap non ti fa paura vero? È grosso ma come cane da guardia fa parecchio schifo, anche da compagnia a dire il vero. Stiamo ancora cercando di capire quale sia il suo ruolo. Abbaia solo perchè ha paura dei rumori." Spiega e Zap dal suo angolo come se l'avesse sentito affonda il muso nelle zampe. Un incrocio tra un American staff e un pitbull alto, muscolo e completamente nero fatta eccezione per la punta della zampa sinistra.

"Non parlare così di lui è adorabile."

"Si è mangiato il mio tavolino, è in punizione per questo è qui, non sperare che si scomodi da lì il principino." Fa schioccare con disapprovazione la lingua lanciandogli un'occhiata ammonitrice che mi fa ridacchiare.

Mi avvicino quatta alla sua cuccia, allunga il muso per annusarmi guardandomi con circospezione, gli lascio qualche attimo per assicurarsi che non voglio fargli del male dopodiché gli accarezzo il manto soffice e incredibilmente profumato, mi lecca la mano e capisco che fortunatamente gli piaccio quando inizia ad muovere la coda.

Like I would- Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora