33-A Manchester

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  Paris è seduta sul divano ad aspettarmi quando entro in casa. Pronta a folgorarmi con lo sguardo più offeso e deluso del suo repertorio, tanto da farmi sentire in colpa anche per quelle volte che le ho giurato di pulire in modo approfondito sopra gli armadietti della cucina per poi passarci solo la polvere un po' a caso con lo swiffer mezzo rotto.

Mi guarda gelida per un lungo minuto poi emette un suono secco accompagnato da una smorfia e torna a mettere lo smalto.

"Dai Paris, mi dispiace averti dato buca ho avuto un imprevisto." Mormoro sentendomi in colpa come una ladra.

"Mi hai dato buca per la NOSTRA serata per un ragazzo e non mentire, quei capelli parlano chiaro." Mi minaccia con il pennellino dello smalto grondante di vernice Bordeaux, puntandomelo contro come una pericolosa arma mentre si tira in piedi mantenendo le dita di entrambi gli arti tese e lontane dal pavimento. L'aria ancora troppo offesa non mi permette di prenderla in giro ma è davvero difficile da prendere sul serio.


"Ti ho mandato un messaggio per avvisarti."

"Quando era già tardi e io stavo già per morire di fame. Ho mangiato l'insalata a pranzo, per godermi quella pizza! Volevo ucciderti non si da buca alle amiche per un ragazzo. " Infila sprezzante il pennellino delle smalto nella sua boccetta e scuote con vigore la testa per sottolineare il concetto.

"Ho passato la notte con Zayn, non è stato programmato quando ho sentito il telefono era già tardi."

"Intendi che ti sei addormentata dopo uno dei suoi film soporiferi come l'ultima volta oppure che hai passato la notte sopra di lui?" I suoi occhi si illuminano e subito mi fa segno di sedermi sul divano accanto a lei con le orecchie ben aperte ad ascoltare ogni dettaglio.

"Non eri arrabbiata con me?"

"Sì ma ho troppa voglia di sapere. Ci sei andata a letto! Ho sempre saputo che ti piace."

"Non se ho fatto la cosa giusta. Tengo così tanto a lui, ho paura che questo abbia rovinato un po' le cose. Ma è stato fantastico, non riesco sul serio a pentirmene. Da ieri sono su una nuvola, non sono nemmeno a riuscita a dormire."

"Potrebbe essere un vero disastro, come ti è sembrato stamattina? Nel panico o ha iniziato a chiamarti bambola ammiccando in modo strano. Non ne avete parlato?" Non riesco davvero a immaginare Zayn che ammicca chiamandomi bambola, non senza trovarlo davvero squallido e lui non è il tipo.

"Era tranquillo, a entrambi sarebbe piaciuto restare ancora insieme. Si sente solo un po' in colpa per Logan. Abbiamo deciso di parlarne una volta tornati da Manchester ma non so cosa dire di preciso. Credo di provare qualcosa per lui, anzi ne sono certa ma non so se è lo stesso."

"Certo che è lo stesso, se avesse pensato fosse un errore non ti avrebbe chiesto di restare, lo avresti capito. Temevo non te ne saresti mai accorta. Non fai che parlare di lui da mesi e ovvio che provi qualcosa per lui."

"Non parlo sempre di lui." Incrocio le braccia al petto offesa, so che infondo è la verità. Mi piace parlare di lui. I nostri pomeriggi sono sempre così interessanti, mi ricaricano di energia che sono felice di condividere.

"Non ci ho mai parlato e so il nome del suo cane che ti mangia le scarpe e mastica la tua borsa. Dorme fino a tardi, adora i film della Marvel e i fumetti e che casa sua è dipinta con colori e fantasie discutibili e che gli piace la musica strana e che odia mettere in ordine le sue cose. Verra con te da tua madre? Vuoi fare una prova del tuo discorso"

"Non ho un discorso, non voglio pensarci. Preferisco pensare solo a Zayn."

"Afferrato, come non detto. Per oggi sei graziata, solo perché è una giornata importante. Va a fare qualcosa per questa chioma che continua a urlare le tue prodezze." Sbuffa recuperando una tazza di caffè dal tavolo. Mi soffermo allo specchio all'entrata guardo i miei capelli ormai divenuta una massa di riccioli morbidi.


Mi chiudo in bagno, ho bisogno di una doccia, di una tazza di caffè e di una sigaretta. Tengo lontano il pensiero ma sento il peso delle cose che stanno per cambiare incombere. Inizio da una dose d'acqua bollente e chiudendo gli occhi spero che questa giornata passi in fretta. Come un battito di ciglia.

Mi vesto con cura allungando tutte le operazioni, come se cercassi volutamente di fare tardi per perdere quel treno.
Alla prima caffetteria prendo un doppio espresso per riuscire a passare dritta e non comprare un pacchetto di sigarette che segnerebbe la fine. Se lo comprassi resterebbe lì, a guardarmi attraverso la borsa finché una alla volta non le accendo mandando in malora tutti i miei progressi.

Butto giù il caffè in paio di lunghi sorsi come se fosse uno shot di Vodka e io qualcuno pronto a fare baldoria tutta la notte.
Riesco nonostante la mia lentezza ad arrivare giusto in tempo. Arrivo al binario proprio quando il treno si ferma per fa scendere un'orda di passeggeri che sembra quasi impossibile potesse contenere.

Zayn deve letteralmente afferrarmi per mano e trascinarsi verso il vagone per farmi entrare, perché all'improvviso è come se le suole delle mie scarpe fossero di cemento armato e io non riuscissi a fare un solo passo.

Guardo le porte del treno con noi a bordo chiudersi e allontanarsi dalla stazione. Zayn mi sta dicendo qualcosa che non sento. Mi sto ancora domandando che diavolo ci faccio qui e sopratutto quando ho pensato fosse una buona idea cercare mia madre e andare da lei.

Sono ancora confusa quando localizzo il posto difronte quello di Zayn e mi siedo. È il suo sguardo torvo ad attirare la mia attenzione e farmi rornare con i piedi per terra.
"Che C'è?" Chiedo cercando di capire cosa non va.

"Che ti passa nella testa? Cosa aspettavi che qualcuno ti scendesse un tappeto rosso per entrare e con un inchino ti indicasse il posto?"

"Non trattarmi come se fossi chissà quale snob che non ha mai visto un treno. Come se tu fossi mai salito sulla metro A di Roma per poter giudicare. È solo che... non lo so all'improvviso non mi è sembrata una buona idea andare da mia madre." Ribatto imbronciata. Mi guarda con un sopracciglio alzato in assoluto silenzio prima di scuotere la testa e sbuffare incredulo.

"Sei impossibile, come si possono avere così tanti cambi reperiti d'umore in sole ventiquattro ore?"

"È divertente che lo dica proprio tu, in te vive: un vecchio ottantenne, una rock star maledetta e arrogante, brontolo dei sette nani e un orsetto del cuore." Eppure, mi piace lo stesso. Mi piace sul serio altrimenti non so spiegarmi perché mai lo sopporto ancora e continui a trovarlo affascinante. Adesso che lo guardo meglio è proprio bello oggi, più del solito. Sono così smielata, vorrei essere uno dei suoi tatuaggi solo per stargli attaccata.

"Non ho il coraggio di cercare su Google orsetto del cuore so che minerebbe alla mia virilità." Borbotta con un sorriso sbilenco sul viso, distraendomi da tutti una serie di pensieri che non prevedono molti vestiti o parole. Tutto sarebbe meglio che starmene su questo treno ma il letto di Zayn è decisamente più che una piacevole alternativa.

"Ho chiamato Coraline alla fine, ieri non ho fatto in tempo a dirtelo. Sembrava entusiasta della mia chiamata, le ho detto che l'abbiamo trovata. Mi è sembrata sollevata ,credeva fosse finita in qualche guaio è questo mi ha ricordato di quanto quella donna sia un totale casino." Aggiungi con un sospiro.

"Si è sposata magari ha cambiato vita adesso."

"Non mi fa sentire meglio sapere che avrebbe potuto farlo per me e che ha semplicemente deciso si non farlo. Coraline è convinta ci sia una spiegazione. Spero di non dire qualcosa di terribilmente inappropriato."

"Ti basterà non proporle di vedere le tue mutande." Risponde. I miei occhi diventano due fessure e lo guardo in cagnesco mentre si trattiene da una risata.

"Io non ti ho proposto si vedere le mie mutande quella volta, nonostante tu le abbia viste comunque alla fine."

"Erano carine. Non vedevo delle mutande del genere da quanto facevo le superiori."

"Perché all'epoca non si usavano i mutandoni vittoriani?"

"Mi stai dando del vecchio ragazzina?"

"Proprio così. In ogni caso non era previsto che dovessi mostrare a qualcuno le mie mutande."

"Ho solo ventisette anni non farmi venire una crisi di mezza età."

"Sei troppo sexy per essere un uomo di mezza età. Credimi ultimamente sono migliorata, questa delle mutande è decisamente a gli ultimi posti delle cose inappropriate."

"Cosa c'è al primo posto?"
"Non so se voglio dirtelo, potresti non parlarmi mai più."

"Dai voglio saperlo."

"Ero sola in casa, mi sono tagliata così sono andata alla farmacia sotto casa. Ho chiesto al medico se potesse darmi una mano a risolvere. Mi ha guardato malissimo perché non aveva una mano. Ho smesso di usare espressioni ambigue da allora e per fortuna prima di conoscere te."

La sua risata riecheggia per tutto il vagone, quando smette a gli occhi lucidi e le guance arrossate. Mi guarda cercando di rimanere serio ma davvero non gli riesce. Adoro vederlo ridere, vorrei che lo facesse sempre, non dover più vedere quello sguardo distante e perso. È così che dovrebbe essere.

"Avrei riso tanto come sto facendo ora."

"Si certo con quello sguardo assassino. La prima volta che abbiamo parlato avevi l'aria di chi mi volesse mettere un limone in bocca pur di farmi tacere. Eri così divertente."

"Ho avuto il sospetto che lo facevi apposta ma non spiegandomi il perché ho pensato fossi un'oca giuliva, stupida."

"Perché? I tuoi amici sono noiosi. Non ne potevo più e tu eri un tale spasso con tutto quel sarcasmo e le occhiatacce."

"Ti ho odiato tanto se ci ripenso un po' ti odio ancora."

"Fingerò di crederci."

Tre ore volano via come se fossero pochi minuti presi a stuzzicarci e a giocare. Non è ancora cambiato niente ma lunedì arrivata l'ora di chiarire le cose non vedo come non possa farlo. È solo la calma prima della tempesta o il preludio di qualcosa? Mi sento solleticare lo stomaco al pensiero che potrebbe ricambiare ciò che provo. Staremmo bene insieme. È difficile mettere un freno alla mia mente che continua a partorire scenari romantici sopratutto quando se ne sta così vicino, più allegro del solito per merito mio.

Arriviamo che ormai è l'una in punto e non ci resta che prendere la metropolitana fino in hotel.

Tutto mi ricorda Londra, sono due città tanto simili. A partire dai nomi delle fermate della metro, alle strutture per i trasporti, ai palazzoni. Tanto che la mia mente non fa che aspettarsi di vedere il big ben comparire da un momento all'altro.
Pochi metri separano la stazione dall'hotel. Sono a poco più di un kilometro da mia madre e fatico a rendermene conto.

"Mangiamo qualcosa?"

"Sì per me va bene." Rispondo e finalmente faccio quello che avrei voluto fare durante tutto il viaggio e gli stampo un bacio seppur veloce adeguato al luogo in cui ci troviamo.

Mangiamo qualcosa di veloce, la verità è che il mio stomaco è chiuso completamente e il mio, è stato più uno spiluccare giusto per tenere compagnia. Abbiamo ancora qualche ora e forse notando la mia irrequietezza o la semplice ricerca continua del suo corpo Zayn non fa troppe domande quando gli chiedo di restare in camera.

Me ne resto abbracciata a lui, sul letto con la faccia nascosta nel suo collo e una mia gamba che lo circonda. Mia madre mi lampeggia in mente come una lampadina. Cosa fare, cosa dire, non riesco nemmeno a formulare o immaginare un eventuale discorso. È difficile, terribilmente difficile e devo affrontarlo sola. In quel momento non potrò nascondermi al riparo nel petto di Zayn e mi fa paura.

Like I would- Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora