37- Dovresti andare

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  Cammino per strada con le mani in tasca e il naso all'insù, la primavera inizia lentamente a risvegliarsi con i primissimi germogli verdastri e radi sparsi in giro che lottano contro gli ultimi venti gelidi per sopravvivere.

Cammino senza una meta, con la confusione che alberga e impazza nella mia mente come al solito.

Non mi sono mai sentita più sola, circondata solo da bugie troppo a lungo taciute. Mi risulta inevitabile non pensare a Zayn nonostante abbia altro di cui preoccuparmi. E' crollata una piccola certezza e ha distrutto una minuscola gioia che a tentoni si è fatta strada in questo disastro. Ho appena finito d'indagare e scavare tra le bugie di mia madre, non posso e non voglio Impelagarmi nel passato di Zayn. Ho imparato a mie spese che rimestare il fango è faticoso e il sacrificio non è detta venga ripagato

Ho buttato giù tutto e non so da dove iniziare a ricostruire.

Mi decido a rispondere alla centesima chiamata di mio padre cercando di fingermi solo assonnata e non terribilmente abbattuta.

"Finalmente! Avevamo appuntamento stamattina che fine hai fatto?" La nota ansiosa è spiccata nella sua voce. Avrà passato la mattina a camminare in tondo sul tappeto del salone facendo impazzire il gatto.

"Mi sono svegliata poco fa, ieri sono andata a dormire tardi. Scusa non volevo farti preoccupare."

"Ho capito, alla fine ti sei ambientata, la baldoria del sabato sera."

"Più o meno. Volevo chiederti, magari se... Potrei venire per il mio compleanno? Sarebbero solo quattro giorni, ma meglio di niente. Perderei un solo giorno di lezioni."

"Non devi chiedermi il permesso per tornare a casa, puoi farlo quando vuoi. Ma potrei venire io, posso prendermi qualche giorno non c'è bisogno di fare questa sfacchinata."

"No voglio tornare a casa, mi manca."

"Manchi a tutti, tranne al gatto. Gli piace dormire sul letto."

Mi crogiolo nella normalità della sua giornata, nella sua voce allegra mentre mi racconta del suo lavoro, delle assurde traduzione che sono saltate fuori durante i compiti in classe, dell'assurda riunione di condominio, del vicinato che non ha ancora ben capito dove sono finita e a fare cosa, della nonna che ha iniziato un corso di ceramica per ammazzare il tempo e del nonno che si è messo in testa di costruire un telescopio da sé e di finirlo per la nostra estate.

Le stelle, le mie amate stelle, quanto mi manca stare un po' sotto la luna a guardarle nel silenzio. Un'abitudine che ho perso quella di starmene in loro compagnia qualche minuto alla sera, a sentire l'odore della notte irradiare i campi e il vento cheto e fresco solleticarmi la pelle. Mi fa stare bene respirare a pieni polmoni con gli occhi chiusi per aprirli sotto quel manto brillante.

Sopratutto a casa della nonna, certe sere è uno spettacolo che a casa mia i lampioni limitano.

Attacco e il lieve buon umore sparisce, me ne torno a casa trascinandomi svogliata. L'ultima cosa che vorrei fare adesso è tornare in quella gabbia di matti ma voglio approfittarne per studiare un po' e distrarmi. È da qui che voglio partire: Lo studio. Almeno finché non trovo una strada migliore, voglio prenderla alla lontana.

A casa il solito caos impazza e su ogni mobiletto lasciato aperto, DVD sparso sul divano e vestiti (molti vestiti) lasciati sul pavimento c'è la firma di Jamima. Una firma dolce e floreale; quella del suo profumo.

Richiudo la porta con la consapevolezza che stavolta non ho la minima intenzione di mettere a posto io a costo di far formare una nuova colonia di batteri.

Sembra il mio personale incubo, vorrei strangolarla con la sua stupida sciarpa rosa di cachemire che giace sul divano arrotolata.

Mi faccio largo tra una seria infinita di vasetti di proteine di svariati gusti alla ricerca del caffè e metto su la moka con la speranza di sopravvivere a questa giornata senza uccidere la mia coinquilina.

Mi assicuro di aver messo l'acqua nella macchinetta, voglio decisamente evitare un'esplosione, ci manca solo del caffè sparso ovunque per avere la riproduzione dell'apocalisse in casa.

Mentre aspetto di sentire il familiare gorgoglio della macchinetta del caffè getto la pesante borsa che mi sta segando il braccio e il cappotto annesso sul mio letto e prendo dalla mia scorta segreta qualche biscotto. Pregusto già il sapore dei biscotti intinti nel caffè mentre me ne sto comodamente seduta sul divano a evidenziare le mie schede.

"Diana!" Ho mezzo biscotto ancora in bocca, in bilico sulle labbra mentre mastico l'altra metà e richiudo il barattolo del caffè quando, mi volto convinta di aver perso qualche rotella per aver sentito la voce di Logan. Invece eccolo con solo i Jeans addosso che mi guarda divertito.

"Logan?" Borbotto togliendomi il biscotto di bocca. Che immagine penosa.

Non faccio nemmeno in tempo a chiedermi che diavolo faccia qui che vedo Jamima sbadigliare e dirigersi in bagno con il suo pigiama in raso rosa e la mascherina usata come fascia per capelli.

"Non è come credi. Jamima è solo un'amica, non c'è stato niente. Non sapevo foste coinquiline altrimenti non avrei chiamato lei. La tua strana macchina da caffè sta eruttando."

"Merda!" Brontolo spegnendo il fornello. "Non è strana, è una moka. È davvero molto triste che tu non la conosca." Mormoro versando il caffè in una tazzina.

"Non mi devi spiegazioni Logan, anche se tra te e Jamima ci fosse qualcosa." Concludo. Spero dica solo di sì, che abbia passato la notte migliore della sua vita, alleggerirebbe almeno un po' la mia coscienza. Più lo guardo sorridermi più ogni lembo di pelle che Zayn ha toccato stanotte sembra diventare bollente. Suggestione o realtà non ne ho idea, vorrei sparire inghiottita dalle mattonelle piuttosto che stare qui davanti a Logan.

"A differenza tua ho buon gusto, non andrei mai con lui." Obbietta acida Jamima con la faccia ricoperta da un abbondante strato di crema appena uscita dal bagno.

"Con lui ma con quel derelitto abbraccia alberi puzzolente si?"

"È stata la sua personale protesta di trenta giorni contro lo spreco di acqua e di deodoranti nocivi che danneggiano l'ambiente, adesso si lava di nuovo. Che vuoi capirne tu."

"Un mese? Grazie al cielo ho fatto il vaccino per la febbre gialla. È così che iniziano le epidemie."

"Potrei offendermi se non ti conoscessi." Borbotta Logan. Lei lo asseconda con un cenno e in qualche modo mentre mi passeggia davanti riesce a rubarmi la tazzina con il caffè e filare via in tutta tranquillità.

"Mi ha rubato il caffè." Mugolo basita cercando la tazzina per tutta la stanza. Sparita. Sbuffo sonoramente e ne cerco una pulita arrampicandomi sui pensili.

"E' da ieri sera che spero di vederti, da quando ho scoperto che vivi con Jamima." Con tono mellifluo e passo svelto e fluido si avvicina a me e sorride facendo il suo miglior sguardo da marpione.

"Ho dormito da un'amica."Chiaramente non ho realizzato quanto potesse essere strano un tale incontro, non vorrei essere nei panni di Zayn.

"Perché continui a mentirmi? Jamima si è lasciata sfuggire che eri da tua madre. È questo che hai sempre nascosto? Non ha senso, pensavo fosse un uomo."

"Logan ti ho detto un centinaio di volte che non c'era nessuno. Non voglio parlarne, non sono costretta a farlo e non lo farò. È una cosa mia e basta."

"Posso aspettare. Perché non usciamo stasera?" Si avvicina mandandomi totalmente nel panico. Che razza di situazione, indietreggio fino a sbattere contro il muro.

Quando si fa troppo vicino, penso a come respingerlo gentilmente ma il mio corpo reagisce da solo piazzandogli una mano sul petto per spingerlo.

"No. Dovresti andare." Gli scivolo affianco e senza fare troppo caso a cosa mi sono lasciata dietro, vado nella mia camera. Non mi aspettavo di dover rivedere Logan, forse una chiamata dopo ciò che mi ha riferito Zayn ma non un'imboscata così dentro casa.

Non passa che qualche minuto prima di vedere Paris piombare in camera mia in tuta, agitata e ansiosa di trascinarmi nel suo piano.

" Vieni qui." Muove agitata la mano facendomi segno di avvicinarmi alla porta.

"Perché?"

"Come perché?cammina muoviti di sicuro parleranno di te non li vuoi sentire? Ti devo insegnare tutto." Sbuffa tirandomi per un braccio sono titubante. Una scena patetica starsene attaccate alla porta ad origliare ma mi lascio trasportare pur sentendomi stupida, più del solito. Sento solo una serie di saluti noiosi, e dei bisbigli incomprensibili.

"Zayn mi ha detto che Logan gli ha parlato di volerci riprovare qualche giorno fa." Bisbiglio per evitare di arrivare alle orecchie indiscrete di Jamima.

"Se scopre che siete andati a letto se lo mangia vivo."

"Spero che cambi idea e non gli dica niente. Non credo che ci rivedremo, di sicuro non in quel modo. Non credo che lui sia innamorato di me e anche se fosse è complicato adesso, devo ancora superare la cosa di mia madre che come era presumibile è andata malissimo. Logan è meglio che stia alla larga."

Mi rivolge un'occhiataccia torba peggio di quella riservata a Jamima e borbottando.

"Non capisci niente." Sbuffa scuotendo la testa esasperata, non mi chiedo nemmeno che ho fatto adesso. Ho smesso di pormi domande di questo tipo con Paris.

Appena resto sola, senza caffè né biscotti mi getto a peso morto sul letto sprofondando nel morbido e fresco odore di pulito delle lenzuola e faccio il punto su questi folli ultimi giorni trascorsi.  

Like I would- Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora