27-Sono vivo

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  Faccio un lungo giro dell'isolato prima di tornare a casa, sbadiglio e sorreggo malamente la borsa con i nuovi libri presi dal lavoro. E' una fortuna avere uno sconto dipendenti con tutti i libri che devo comprare ultimamente. Per le scale sentolo strimpellio della chitarra del mio dirimpettaio e la voce acuta e squillante di una ragazza che intona una sorta di canzone sulla salvaguardia dell'ambiente il che significa che non probabilmente stanno organizzando una qualche protesta per farsi arrestare di nuovo.

La sua porta è aperta, scorgo mentre infilo la chiave nella toppa, un paio di persone sull'uscio a me sconosciute, mi invitano a entrare porgendomi una birra artigianale che un tizio dalla barba lunga e arruffata dice di aver prodotto personalmente prima, di tentare di tirarmi nella loro battaglia contro le scie chimiche. Mi trascino in casa sfilando dalla mia testa le varie forcine e per sicurezza chiudo a doppia mandata la porta.

Quasi inciampo nei miei stessi passi quando vedo Zayn seduto sul piccolo divano, con un sorriso stampato in bocca e la sua risata leggera che aleggia per stanza insieme a quella di Jamima che riempie il suo bicchiere con quella che a prima vista sembra birra.

Quest'ultima mi saluta agitando il braccio, un caloroso benvenuto che non ho mai ricevuto da parte sua.

"Mi sono persa qualcosa?" Domando. Mi stupisco io stessa di quanto la mia voce risulti acida e di quanto io sia brusca nello spostare Jamima che tenta di abbracciarmi. Sono allo scuro di qualcosa e per qualche motivo questo e il fatto che Jamima stia recitando mi dà fastidio.

"Stavo aspettando te. Mi ha visto e ha insisto affinché salissi. Non ti dispiace vero? Volevo sapere di pomeriggio." Risponde indicando Jamima dinanzi a lui che fa roteare gli occhi scocciata dal mio malumore.

"Che tu sia qui? Assolutamente no. Vieni, parliamo di là." Esce quasi come un'imposizione, mentre con la testa indico la porta della mia camera.

Si dicono qualcosa mentre io procedo in camera, sento di nuovo le loro risate seguite dal tonfo della mia borsa e l'ingresso di Zayn.

Entra a passo felpato, si guarda appena intorno, cercando di tenere a freno la sua curiosità sulla mia camera e riporre le domande sul mio guardo che vuole mantenerlo a distanza.

"Sei sicura che non ti dia fastidio che sia qui a casa tua?"

"Certo che no, non essere stupido, solo non mi aspettavo di vederti così amichevole proprio con Jamima." Ribatto addolcendo il tono

"Lei è la ladra di mutande? Mi ha detto di essere Paris. Abbiamo parlato di te e dei tipi strani qui fuori che cercano di sventare un qualche complotto del governo. Perché lo ha fatto?" Ribatte perplesso gettando un'occhiata alla porta chiusa che se potesse vederci attraverso il riflesso di Jamima ancora seduta al tavolo a sorseggiare la sua aranciata.

"Le manca qualche rotella. Probabilmente per fare un dispetto alla vera Paris, avrà sentito mentre faceva qualche apprezzamento su di te."

"Su di me?" Brontola con una risatina di scherno e gli occhi leggermente sgranati prima di far schioccare la lingua contro il palato.

"A casa tua non mi pare di aver visto specchi di legno, perché ti sorprendi se vieni considerato attraente?" Rispondo seriamente stendendomi ai piedi del letto su un fianco mentre in automatico lui prende posto vicino ai cuscini poggiato con la schiena contro la testiera.

"Tu mi consideri attraente o lo dici solo per cortesia?" La sua domanda non ha la l'aria malinconica delle sue risposte piuttosto avverto un tono di sfida pur non capendone il senso. La sua schiettezza mi lascia brancolare nel buio qualche secondo seccandomi la gola. Faccio una risatina imbarazzata e prendo più tempo possibile fino a farmi venire in mente qualcosa.

"Da quando devo essere cortese con te? Diventi ogni giorno più terribile, è colpa mia?" Mormoro scherzosa rotolandomi per mettermi a pancia all'aria con la testa sorretta dalle braccia che fanno da cuscino.

"Temo di sì, la nostra amicizia mi fa male." Risponde con leggerezza accorciando le distanze per darmi un pizzicotto sul fianco e farmi rantolare.

"Quindi devo aspettarmi tentativi di accoppiamento con questa Paris?"

"Credevo che Jamima avesse fatto colpo su di te. Paris non fa per te ma se ci tieni a provare..." Lascio la frase in sospeso, mi guardo come se la risposta richiedesse più tempo del previsto.

"Se qualcuna avesse fatto colpo su di me lo saprebbe, non è il loro caso." Sospira e io con lui. Speravo lo dicesse. Non avrei saputo gestire una cosa tra lui e Paris, sarei stata terribile a provare attrazione per il ragazzo della mia migliore amica.

"Siamo sulla strada giusta, sulla ricerca di tua madre dico. Potremmo essere vicini e volevo avvisarti." Continua. Una forza immaginaria mi spinge di più contro il materasso, annuisco lievemente, inspiro e poi espiro tenendo un ritmo costante. Zayn non è il tipo che da false speranze probabilmente se dice così è perché ha qualcosa di molto certo in mano, probabilemente tutto ma è troppo scrupoloso e si sente in dovere di ricontrollare.

"Stai lavorando anche ad altri casi spero, non voglio risucchiarti tutte le energie."

"Ogni tanto lavoro anche ad altro." Ironizza con un mezzo sorriso e un occhiolino.

"Dovrò inventarmi qualcosa di nuovo per starti intorno vorrà dire."

"Questo vuol dire che non mi libererò di te nemmeno questa volta? Perché ho lavorato tanto allora?"

"Temo dovrai rassegnarti all'idea." Faccio spallucce divertita. Si mette a sedere quando vede che mi alzo alla ricerca di una ferma coda per i capelli che ormai hanno vita propria, mi guarda attento con un sorrisino strano sul volto e lo sguardo intenerito dal nostro scambio di battute.

"Smettila di guardarmi così, ogni volta che lo fai mi sentire una stupidotta che farnetica."

"Buffo, perché io non penso questo. Credo che tu sia la persona migliore che io abbia mai incontrato e anche la più intelligente." Asserisce e io mi blocco con la spazzola impigliata tra i capelli cercando di trattenere il sorriso che mi nasce sul volto che renderebbe la conversazione ancora più strana.

"Anche se è pur vero che l'asticella è parecchio bassa." Continua dispettoso. Adesso inizio a riconoscerlo. Gli lancio un codino che cade a qualche passo di distanza da lui e che diventa subito motivo di scherno. La sua risata riecheggia per tutta la stanza interrotta solo dalle sue prese in giro o i brontolii alle mie risposte a suo dire taglienti.

"Dì un po' è andata così male con i tuoi nonni che non vuoi nemmeno accennare?" Chiede tornando serio per un attimo.

"Non lo so, perciò preferisco non parlarne."

"Lo capisco, a volte bisogna elaborarle da soli certe cose, quando vuoi parlarne sai che puoi." Mormora conciliante, apprezzo che non dica altro, o faccio pressioni, e apprezzo come la sua mano mi accarezzi dolcemente la mia spalla facendomi sentire al sicuro con qualcuno che mi capisce e su cui sento di poter contare davvero.

Rotolo sul materasso verso di lui, poggio la testa sul suo petto pur sapendo di tirare la corda forse un po' troppo ma dopo questa giornata, devo scacciare via l'avvilente sensazione che mi lascia l'indecisione e la paura che inizia a palesarsi a pensare che siamo quasi al capolinea di questa storia.

"Non potrò mai ringraziarti abbastanza." Mormoro con gli occhi che diventano lucidi mettendomi in imbarazzo da sola, costringendomi a seppellire il viso contro di lui prima che se ne accorga.

"Questo dovrei dirlo io. Mi hai ricordato che sono ancora vivo. Non devi ringraziarmi e per la cronaca non lo dirò di nuovo mi fa venire l'orticaria." Prova a sdrammatizzare ma non cambia quanto le sue parole mi colpiscono, sorriso, mi mordo le labbra e guardo in alto per fermare una volta per tutte le lacrime che minacciano di uscire.

"Ho sempre saputo che tutte quelle lamentele sul mio essere fastidiosa, e la mia invadenza erano solo moine."

"Credimi, ho conosciuto poche persone così fastidiose." Brontola con mezzo sorrisetto ironico.  

Like I would- Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora