12- Un vecchio eremita

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  Scegliete amici, amanti e amori che siano ali forti con cui spiccare il volo, che vi aiutino a nascere, pure quando nascere fa male, per scoprire chi siete davvero, per rendervi persone migliori. 
-Antonia Storace, Donne al quadrato  

  Dicembre è sempre stato un mese strano, un'attesa continua delle vacanze Natalizie che passano alla fine in un battere di ciglia. Venti giorni lunghi in attesa, con addosso questa perenne svogliatezza che mi porta con la testa già in vacanza e mi fa procedere con il pilota automatico, a rilento. C'è questo strano obbligo a dover essere felici e sorridere a tutti i costi che pesa. 

Se nel periodo di Natale non sorridi automaticamente finisci nella lista nera. Non importa se stai morendo di freddo e l'ultima volta che hai sorriso ti è venuta una mezza paresi facciale o se da un tetto ti è appena caduto un blocco di neve addosso o ancora meglio hai una costellazione di lividi viola da tombino sul sedere dolorante devi sorridere e basta.


Per l'intero pomeriggio, approfittando per una volta di non avere molto da studiare, mi sono seduta alla scrivania in mogano scuro e ho fatto la lista dei regali da fare, le cose di cui necessito per il viaggio e ciò che dovrò portarmi dall'Italia. Liste, amo le liste spuntare le caselline e tutto il resto mi fa sentire produttiva e soddisfatta a fine giornata.

Se ho una lista per le mani devo terminarla, perciò niente è meglio di questo e un giro al centro commerciale per tenermi impegnata. È natale, voglio pensare ai regali, a tornare a casa e rilegare in un angolino tutte le domande che non possono avere risposta in tempi brevi prima di rimetterci il fegato.

Il centro commerciale infondo alla strada non è troppo grande e non offre una grossa varietà a meno che tu non sia disposta a lasciarci l'intero stipendio per una misera borsa ma non è neppure vuoto il che è un buon inizio. Dopo che Paris ha letteralmente sbavato sulle vetrine di Vuitton e Gucci si è soffermata su quella di una gioielleria che in vetrina ha messo un unico brillocco da mezzo chilo circa, che brilla tanto da far invidia ad una stella.

L'ha contemplato ammirata per circa dieci minuti con gli occhi luminosi e poi ha iniziato il suo monologo "Non troverò mai un uomo che mi regali una cosa del genere. Con questo anello non serve nemmeno una proposta degna di nota. Basta lui."

Basterebbe a farne cinque di anelli, ma questo non glielo dico. La devo trascinare via a un certo punto perché ho avuto il sospetto che la commessa cominciasse a ritenerla molesta o una che pianifica una rapina e non me la sono sentita di abbandonarla a se stessa.

Da lontano avvisto uno di quei negozi tappezzati di sconti e uno stand di maglioni di Natale che fanno al caso mio. Tradizione vuole che ogni anno io e mio padre ci regaliamo un maglione natalizio. Per assurdo questa tradizione l'ha iniziata la mamma con uno strano pigiamino con le renne e lui ha voluto mantenerla anche quando è andata via.

Mi precipito a scovare quello più brutto, ma sembrano tutti tanto innocui.

"Non hai più sentito Logan?" Mormora Paris sfoggiando una quantità sovrumane di mutande con le renne entusiasta.

"Mh, no. È finita in modo brusco, sarebbe anche imbarazzante perciò meglio così. Voglio stare un po' da sola."

"Visto che non devi fare colpo e quella è l'ultima taglia di quel vestito che ne pensi di cederlo a chi invece ne ha bisogno?" Non ho il tempo di rispondere, mi strappa il vestito dalle mani con tutta la stampella e io rimango con il braccio a mezz'aria mentre la guardo sgattaiolare verso i camerini con quello che sarebbe dovuto essere il mio vestito per la cena di Natale che mi lascia per sempre.

Anche questo Natale metterò il vestito rosso dello scorso anno fingendo sia nuovo cambiando il cinturino in vita. Dovranno puntarmi una pistola alla tempia per fare di nuovo la fila a un qualche camerino.

Trovo facilmente i regali per i nonni, un portasigari con la chiusura oro con la bandiera d'Inghilterra per la sua collezione e una spilla d'argento per i foulard della nonna. Per mio padre, la ricerca è stata più ardua, dopo aver comprato una decina di Barrette di cioccolato Dairy milk per la sua vena golosa e la calamita per il frigo che mi ha richiesto, ho brancolato nel buio fino a quando non mi sono imbattuta in un negozio di liquori artigianali.

Una delle passioni di mio padre che adora tenere nascosta hai miei nonni per evitare che tentino di comprarlo a suon di alcol pregiato è quella di bere di tanto in tanto mentre corregge i compiti un dito di un qualche liquore nel relax della poltrona di casa. Una miscela di Rum mandorle e cioccolato mi è sembrata la più azzeccata per i suoi gusti.

Mancano ancora dei regali quando torno a casa, ma di certo non potevo fare il regalo a Paris con lei intorno e non ho trovato nulla che potesse piacere a Zayn e Zap.

Mangio un insipido panino con del petto di pollo per strada mentre procedo verso l'ufficio di Zayn e mi consento di pensare nuovamente a Coraline e Dave. Non ho ancora deciso che fare, sono dei fantasmi esistono ma non per me eppure non riesco a dimenticare che sono i miei nonni. Non dei cugini di quarto grado dimenticati, sono i miei nonni materni e una cosa grossa.

"Possiamo vederci a casa mia? Z." leggo il messaggio sul cellulare deglutendo l'ultimo boccone, in allegato c'è l'indirizzo dell'incontro a un centinaio di metri dal suo studio.

Vengo distratta di colpo. Tento di farmi un'idea, d'immaginare qualche mobile. Mi viene da immaginarla basica, non troppo ordinata, con un velo di polvere qui è lì come se l'usasse poco, ha un po' l'aria da animale notturno a volte.

Ma se penso meglio a Zayn a quelle piccole sfaccettature che inizio a intravedere tra la maschera di formalità che indossa mi viene da immaginare qualcosa di più moderno, una torre di scatoli della pizza all'angolo che fanno da tavolino a una lampada, un po' di disordine e qualcuna della sue t-shirt dei Pink floid o dei Beatleas sul divano. Eppure tutto è troppo incasellato in uno schema quando Zayn è totalmente imprevedibile. Non sai mai quando si presenterà con una camicia e dei pantaloni eleganti o quando arriverà con la sua t-shirt e i Jeans che gli danno un'aria tanto giovane e sbarazzina o quando deciderà di fare un mix tra i due. È un mistero, intricato e difficile da capire, forse impossibile senza il suo stesso aiuto.

Accelero il passo sfrecciando per strada e al contrario del suo studio riesco a trovare la palazzina in fretta, complice il grosso numero civico scritto a caratteri cubitali in cima al muro.

Una berlina nera fa stridere le ruote contro l'asfalto accostando sotto il palazzo in pietra grezza con lo spiovente tetto rosso. Una donna esce dall'auto riparandosi il capo con una cartelletta camminando a compasso cercando di evitare le piccole conche d'acqua formatesi in strada.

Aspetto che il semaforo pedonale diventi verde sistemando meglio il cappello di lana in testa per evitare che i copiosi fiocchi mi bagnino più del necessario.

Sbuffo perché una ciocca di capelli si appiccica sulle labbra ricoperte di uno spesso strato di burro di karitè per evitare ulteriori screpolature fastidiose rendendola oleosa.

Mi rifugio nel portone dove poco prima è salita la donna. Mi guardo intorno ma oltre alla scalinata e tre piccole cassette della posta non c'è molto.

Salgo al primo piano come scritto da Zayn e sulla spessa porta di legno intagliata mi rincuoro a leggere il suo nome, l'ultima cosa che ci voleva oggi è una caccia al tesoro, suono due volte di seguito per quanto sono elettrizzata e aspetto.

"Ehi, vieni entra." La sua voce è più flebile del solito, sottotono come lui. Lo osservo mentre prende il mio cappotto e chiude la porta.

"Ti senti bene? Che hai fatto al braccio?"

"Ultimamente fa un po' più male del solito. È uno di quei cerotti medicati, otto sterline non servono a un accidente. Illudo la mia mente fino all'ora delle medicine. Ma ci sono abituato." Sbuffa, mentre appende il cappotto con facilità all'appendi abiti. Continuo a guardarlo mentre avanzo andando a sbattere contro una pila, alta quanto me, di scatoloni.

"Ti sei trasferito qui da mesi! È anche il tuo ufficio non sembra cambiato molto." Fa ruotare gli occhi con uno sbuffo e prosegue verso il salotto con una mano in tasca, mi massaggio il punto leso mentre lo seguo attenta a fare slalom tra i suoi pacchetti infiniti. Quanta roba potrà mai avere?

"I mobili ci sono tutti, sono cianfrusaglie prima o poi le sistemo. Ho tanto da fare sai? Che brutto carattere!" Scuote la testa continuando a bofonchiare improperi sotto voce che non riesco a comprendere.

"Senti chi parla. Un vecchio eremita brontolone già a ventisette anni." Sbuffo permalosa. Si volta verso di me mi squadra con un sopracciglio alzato mentre io incrocio le braccia al petto con fare da sostenuta e rimaniamo a fissarci con aria di sfida qualche secondo finché non si volta con un sonoro sbuffo e per quanto infantile non posso evitare di fargli una linguaccia dispettosa con tanto di smorfia.

Zap vaga mesto per l'appartamento con l'aria di chi si è appena svegliato dal suo pisolino, alza di scatto la testa quando mi vede e pigramente mi raggiunge distendendosi ai piedi a pancia all'aria con un unico e sgraziato tonfo. Affondo le mani nella sua pelliccia morbida e gli concedo le coccole richieste come un vero re.

"Ho pensato avrei capito do più su di te da casa tua ma l'unica cosa che posso dedurre e che guardi la tv sul divano. Cos'è deformazioni personale? Copri le tue traccie?" Ironizzo.

"No, è pigrizia ma sarà la mia nuova scusa. Mi stai spiando?"

"Cerco di capirti, sei un personaggio complicato. Ti fa male spesso il braccio?" Mormoro vedendo l'ennesima espressione arricciata di Zayn che si massaggia il braccio.

"Sempre in realtà, ormai ci ho fatto l'abitudine e neanche me ne rendo troppo conto ma alcuni giorni è un tormento. Prima misterioso adesso complicato, sono la persona più semplice del mondo basta guardarmi in faccia."

"Non c'è qualche soluzione?" Ignoro il suo ultimo commento.

"È questa la soluzione. L'alternativa era farmi amputare il braccio ma avevo decisamente troppo da metabolizzare, temevo sarei impazzito a dover lottare con arto fantasma e vedermi così stravolto. Così ho scelto questo, mi hanno tolto una parte del muscolo ormai necrotico e in cambio ho un perdita parziale dell'uso del braccio. Non è una condizione reversibile. Il dolore è in base hai giorni. Diciamo che dovrei tenere un tutore secondo la fisioterapista, aiuterebbe molto ma non le do troppa retta dice anche che potrebbe essere un dolore psicosomatico."

"Comunque non dovresti lavorare se stai male. Mia madre ha aspettato tanto un giorno in più non cambia le cose."

"Ti preoccupi troppo e senza motivo, devo tenermi impegnato per non pensarci."

"Non posso preoccuparmi poco, non ha senso."

"Tu come stai? Eviti ancora il discorso Coraline e Dave ho notato."

"Bene, ho più tempo libero ultimamente cerco qualcosa con cui riempire il mio tempo e l'ho appena trovato. Dobbiamo mettere a posto questa casa e anche il tuo ufficio. Allora da dove iniziamo?" Aggrotta le folte sopracciglia scure. Scuote convinto la testa e la sua faccia sembra raggrinzirsi schifata alla sola idea prima d'ignorarmi come se gli avessi detto che i pesci hanno le ali.

Mi alzo dal pavimento a tentoni vista la mia scarsa coordinazione e Zap che con il suo testone tenta di fermarmi.

"Zayn." Lo richiamo fermamente.

"Vivo benissimo anche così, quando mi servono le cose vado a comprarle, è un ottimo sistema." Azzarda poco convinto. Incrocio le braccia al petto alzando un sopracciglio, mi guarda per qualche minuto vacillando. Sbuffa contrariato e mette un bambinesco broncio.

"Io ho bisogno di dedicarmi a qualcosa tanto per cominciare e questa casa non mi farebbe dormire la notte, mi ha sconvolto. Come è possibile vivere così? Fallo per me." Lo prego con gli occhi dolci. "Dai, mi annoio e ne ho tanto bisogno, la storia di madre mi ha sconvolto." Sbatto le ciglia, è un colpo basso la storia di mia madre ma il vedere tutte queste scatole mi fa venire l'orticaria, detesto anche il mio di disordine ma questo è un livello che il mio cervello non è in grado di tollerare.

"Dalla casa" sbuffa contrariato. "Almeno quando verrà mia madre non dovrò sorbirmi anche lei. Tu mi manderai al manicomio me lo sento. Adesso iniziamo con queste ricerche prima che ti venga qualche altra stramba idea. Me ne sto già pentendo, perché ti dico sempre sì? È da quando ti conosco che voglio dire no e poi dalla mia bocca esce sì. Forse è il principio di una demenza senile anticipata." Continua a borbottare, ma io ormai siedo trionfale sul suo divano con Zap.

Like I would- Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora